ABBIATEGRASSO – Tutto esaurito per lo spettacolo “Il segreto di Madre Teresa”, la nuova produzione di Teatro dei Navigli, scritto e diretto da Luca Cairati con la straordinaria interpretazione di tre grandi attrici, Rossella Rapisarda, Sandra Zoccolan e Aphrodite De Lorraine. Il quadriportico della basilica di Santa Maria Nuova venerdì sera ha fatto da suggestiva e azzeccata cornice a questo spettacolo che è riuscito ad arrivare direttamente al cuore del pubblico presente. Ha saputo raccontare con semplicità la grandezza di una donna umile e straordinaria, che sarà proclamata santa nel 2016 perché ha portato la luce dove c’erano buio, fame, povertà, malattia e sofferenza e ha dedicato la sua vita al prossimo, ispirandosi a San Francesco D’Assisi. In scena l’incredibile vita di Madre Teresa di Calcutta, nata a Skopje il 26 agosto 1910, il suo nome è “Agnese” (Anjëzë Gonxhe Bojaxhiu), perde il padre da piccola, un padre che le aveva insegnato ad amare, nella loro casa venivano ospitati sempre “amici”, erano gli “ultimi”, poveri, malati e affamati. Lei non dimenticherà mai di chi è figlia. Il suo cuore sceglie di fare del bene. “Soltanto amore, ubriaca dell’amore dato e ricevuto, ama la vita così com’è, senza pretese… Quello che facciamo è una goccia nell’oceano, ma se non ci fosse mancherebbe”, esplode gioiosa. Vuole diventare suora, va a Parigi dalle suore di Loreto perché la Madonna nera è simbolo universale di pace. Ma non basta. Desidera andare in India, a Calcutta, terza città più popolosa di quella Nazione, straziata dalla fame e dalla povertà, dove la gente muore per strada, fuori dalle baracche, nelle bidonville, in mezzo a spazzatura ed escrementi. Non ammalarsi è quasi impossibile, centinaia di vite si spengono ogni giorno, dilaniate da peste e altre malattie. A Madre Teresa non basta insegnare storia e geografia in convento, lei vuole “sporcarsi le mani”, aiutare davvero chi ha bisogno, vuole dedicarsi completamente ai poveri e agli ammalati. La sua è una vocazione nella vocazione. E finalmente ci riesce, nascono così le suore missionarie, nuovo ordine di carità, vestono un sari bianco simbolo di purezza, con bordi blu, simbolo degli “ultimi”, gli intoccabili, gli ammalati. Sono 12 sorelle, hanno uno spazio con due camere dove possono ospitare 120 uomini e 120 donne, tutti moribondi. Ogni giorno Madre Teresa va in strada in cerca di ammalati da accudire. Vengono lavati, medicati, nutriti e grazie all’amicizia con dei medici, le missionarie hanno la possibilità di avere dei farmaci. La generosità di contadini e commercianti fa sì che non manchino nemmeno verdura, erbe, carni per preparare brodi, infusi medicamentosi, pane ecc. Lo spettacolo riesce bene a rendere l’idea dello svolgersi frenetico delle giornate, 24 ore sembrano non bastare, ci si sveglia all’alba e si crolla a letto o sul pavimento la sera, distrutte, con lo scopo di dare un po’ di sollievo a queste persone. Non tutti riusciranno a guarire, certamente, ma è fondamentale che ogni uomo abbia la possibilità di morire in modo dignitoso. “Il sorriso – dice Madre Teresa – è il passaporto per il paradiso”. Lo spettacolo, realizzato grazie ai tanti testi lasciati da Madre Teresa, le sue lettere e le sue magnifiche poesie, indaga anche altri aspetti della Beata. I suoi dubbi, i momenti di sconforto, di notte non dorme e scrive, si chiede “dov’è la mia anima?” Interroga Dio, vuole risposte, chiede perdono per i momenti in cui avverte assenza di amore, assenza di fede. Una Madre Teresa Umana, ma allo stesso tempo Divina nella sua infinita umanità. Con lei diventa possibile realizzare la Città della pace, un luogo dove gli appestati (emarginati anche dai famigliari) possono essere accuditi e vivere con dignità e amore gli ultimi giorni di vita. Nel 1979 il premio Nobel per la Pace a Madre Teresa viene accolto come un segnale di Dio proprio nel momento in cui attraversa una crisi, il mondo ha gli occhi puntati sulla sua opera, è un’occasione per sensibilizzare l’umanità e per trasmettere un messaggio di amore. Poi Madre Teresa si ammala e il 5 settembre 1987 si spegne. La cosa incredibile è che era in vita solo grazie ad una macchina respiratoria, ma quella sera c’è un black out, sono le 21.30. Incredibilmente anche la prese d’emergenza non funzionano. Calcutta, che per anni era stata illuminata dalla luce amorevole di Madre Teresa, resta al buio… Perde una delle donne più straordinarie che il mondo abbia conosciuto, come lei si è definita “una matita nelle mani di Dio”, una “Santa dell’oscurità, assente dal paradiso per accendere la luce per chi vive nell’oscurità della terra”. Sul palco si spengono tutte le luci. Gli occhi un po’ bagnati per la commozione, dal silenzio si levano scroscianti applausi del pubblico, grato per aver assistito ad uno spettacolo indimenticabile, che si spera possa essere replicato ad Abbiategrasso. S.O.
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