ABBIATEGRASSO – Livia Visai, un “cervello italiano” di casa nostra, abita a Rosate e con l’Università di Pavia e Milano collabora a progetti internazionali, si occupa di nanotecnologie, sperimenta particelle d’oro per la cura del tumore al seno e ha letteralmente lanciato nello spazio un esperimento che riguarda l’osteoporosi. Lunedì 29 giugno alle ore 21 presso il Centro Mater Misericordiae di via Piatti sarà ospite per parlare del progetto dal titolo ‘Tumore al seno: sconfiggerlo con nanosfere d’oro intelligenti”. Una “Serata per la Ricerca”, da non perdere. Il suo curriculum è il seguente e…si commenta da solo: Docente per la disciplina di Biochimica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia e Vice-direttore del Centro Interdipartimentale di Ingegneria Tissutale (CIT) dell’Università degli Studi di Pavia. Posizione apicale al laboratorio di Nanotecnologie della Fondazione Salvatore Maugeri sede di Pavia sino a pochi mesi fa. Nata a Milano dove ha compiuto gli studi al liceo scientifico mentre all’Università di Pavia si è laureata “cum laude” in Scienze Biologiche. Ha conseguito poi il dottorato di Ricerca (Ph.D) in Biochimica a Pavia, recandosi per 2 anni presso il “Connective Tissue Laboratory“ del Dipartimento di Biochimica dell’Università dell’Alabama a Birmingham (U.S.A.) dove si è occupata dello studio dell’isolamento dei recettori batterici per le macromolecole della matrice extracellulare dei tessuti connettivi. Dopo l’acquisizione nel 1989 del Ph.D in Biochimica, ha svolto attività di post-dottorato sempre presso l’Università di Pavia. Nel 1997 è diventata Ricercatore Confermato; nel 2006 ha acquisito il Ruolo di Prof. Aggregato e recentemente è stata nominata Professore Associato in Biochimica. Durante questi anni ha mantenuto collaborazioni di ricerca in ambito nazionale e internazionale. Gli ambiti di ricerca hanno spaziato dallo studio dei processi infettivi, alla ingegneria tissutale e medicina rigenerativa, sino alle nanotecnologie e, infine, lo spazio. Per quest’ultimo ambito, molto stimolante e interessante, ha vinto un bando sul Volo Umano della Agenzia Spaziale Italiana (ASI) che le ha permesso di approdare ai laboratori della NASA del Kennedy Space Center di Cape Canaveral (Florida, USA) per preparare l’esperimento, lanciato il 14 aprile 2015 con il razzo SpX-6, che ha poi raggiunto la stazione orbitante. L’attracco della navicella Dragon, contenente gli esperimenti e altro, alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) è stato effettuato con il braccio robotico da parte del Capitano dell’Aereonautica Militare, Samantha Cristoforetti, prima donna italiana nello spazio. Livia Visai lo racconta così: “Il Capitano ha trasferito i miei campioni dal Dragon all’interno di un incubatore a 37 °C presente sulla ISS ed ha completato l’esperimento. I campioni sono felicemente tornati a terra con il Dragon dalla ISS il 21 maggio e sono stati appena inviati ai nostri laboratori dove nei prossimi mesi effettueremo tutte le analisi. Il team di ricerca multidisciplinare è costituito oltre che dall’Università di Pavia, come coordinatore principale, anche dall’Università di Milano, l‘Istituto di Cristallografia del CNR di Roma e l’azienda Kayser Italia di Livorno. Il progetto ‘Nanoparticles and Osteoporosis’, il cui acronimo è NATO, mira a utilizzare un approccio nanotecnologico come contromisura alla osteoporosi indotta dalla microgravità con potenziali ricadute anche sulla cura dell’osteoporosi dovuta all’invecchiamento. Il mio interesse di ricerca si è recentemente orientato all’utilizzo della nanotecnologia e alle sue molteplici potenzialità in campo medico”. Come si può definire la nanotecnologia? “La nanotecnolgia – risponde – è definibile come un ramo della scienza applicata e della tecnologia che si occupa del controllo della materia su scala dimensionale inferiore al nanometro, ovvero un miliardesimo di metro. In questo senso, abbiamo deciso in collaborazione con l’Università inglese di Brighton di esplorare la potenzialità di nanoparticelle d’oro rivestite di un biopolimero a cui viene legato un farmaco chemioterapico come un nuovo approccio per la cura del tumore al seno, più specifico ed efficace. In questo modo avremmo un nanosistema che elimina le cellule tumorali riducendo i danni alle cellule normali: gli effetti collaterali sarebbero ridotti e la qualità di vita della paziente sarebbe notevolmente migliorata. La scelta delle nanoparticelle d’oro è legata alla elevata biocompatibilità con i tessuti dell’ospite e alla possibilità di poterle monitorare con la risonanza magnetica nucleare. I vantaggi sarebbero notevoli. Il tumore al seno colpisce una donna su quattro e nei paesi altamente industrializzati è in crescita soprattutto nella popolazione femminile compresa tra i 25 e i 44 anni. Il progetto dal titolo ‘Tumore al seno: sconfiggerlo con nanosfere d’oro intelligenti’ è stato selezionato tra tanti altri progetti presentati ed è stato posto sulla piattaforma di crowdfunding (finanziamento tramite donazioni dal basso) dell‘Università di Pavia (https://universitiamo.eu/campaigns/tumore-seno-diagnosi-cura-nanoparticelle-doro). Invito a vedere lo spot che spiega in modo semplice la nostra idea sperimentale. Il progetto per poter continuare a esistere sulla piattaforma ha bisogno del supporto di tutti in questa prima fase. Al link appena menzionato sono indicate le modalità per poter donare: le donazioni ci permetterebbero di continuare a fare ricerca su un tema tanto importante per tutte le donne. Invito a seguirci anche sulla pagina Facebook (https://www.facebook.com/pages/Tumore-al-seno-sconfiggerlo-con-nanosfere-doro-intelligenti/865316286866305?ref=aymt_homepage_panel) su cui fra poco partirà la nostra campagna per il progetto”. Enrica Galeazzi