Separata con tutta la fatica che comporta la separazione dopo più di vent’anni di matrimonio, madre di un adorabile ragazzino, un mutuo da pagare e le bollette e il cibo, come tutti.  Dopo qualche anno di lavoretti sporadici e precari, un anno fa trovo finalmente un lavoro: “assunta” in una società milanese, in forte crescita. Supero il primo colloquio e anche il secondo. Mi garantiscono che dopo un paio di mesi sarei stata assunta con un contatto regolare. Primo trimestre lavoro pagata con i voucher con la promessa del contratto. Passati tot. mesi, vengo passata a diversa società dello stesso gruppo, anche se in realtà continuo a fare la stessa cosa nello stesso ufficio con gli stessi orari, dal lunedì al venerdì, sei ore tutti i giorni. Altri mesi di voucher e finalmente, dopo un anno, mi comunicano che mi daranno un contratto col quale potrò vivere un pochino serena, solo un pochino, perché lo stipendio pattuito è da fame o quasi. Nel frattempo, la società apre due nuove filiali in altre città d’Italia. Due giorni prima della firma del contratto che definisce la mia condizione lavorativa, mi licenziano. Precipito nella disperazione di non avere nuovamente un lavoro che mi permetta di vivere e mantenere me e mio figlio. È un tradimento alla fiducia concessa e una sensazione di svuotamento, di drastica interruzione, di blocco, di paura. Non si può far finta di niente, non si può rimanere passivi! Occorre dire esternare questa realtà non può rimanere silenziosa, non deve! È drammatica! Sono arrabbiata, delusa, disorientata!

Adesso la situazione è drammatica, sa proprio d’emergenza d’urgenza. Entro ed esco dalle agenzie del lavoro e dall’ufficio dell’impiego senza spunti, senza strumenti e trovo sia paradossale che in Abbiategrasso non ci sia un servizio che funzioni che metta in comunicazione domanda e offerta. C’è solitudine e c’è un senso di forte frustrazione nella ricerca di lavoro che spesso non portano da nessuna parte è drammatico non c’è solo solitudine c’è anche la desolazione. La non collaborazione di chi dovrebbe aiutare a livello nazionale a livello comunale. Come affrontare tutto ciò? C’è una forte preoccupazione che rischia di diventare una spirale negativa, smetti di sentirti anche utile. Il lavoro dice tanto della nostra identità e dignità!  Quando manca il lavoro, manca una la parte più grossa della nostra identità è qualcosa veramente di molto doloroso e disumano.

Occorre trovare dei canali degli stimoli degli strumenti interni ed efficaci dei supporti concreti per ripartire dalle proprie capacità, di presa di coscienza, su cui costruire e reinserirci nel mondo del lavoro e strumenti che aiutino a ricostruire una rete di possibilità propositive.

Siamo esseri sociali, siamo portati ad avere il senso del gruppo dell’appartenenza, a sentirci utili. Se questo manca questo ci porta a non essere incisivi ed efficaci verso la vita. La rete è fondamentale, creare rete i contatti con gli altri sono essenziali perché il mondo del lavoro è fatto di quello. Occorre necessariamente trovare un canale per poter riacquistare fiducia e ripartire.

Ripartire dalle nostre capacità legate al supporto di strumenti che fanno sentire all’altro il valore della persona e della dignità legate al DIRITTO di avere un lavoro.

Io ora di nuovo alla disperata ricerca di un lavoro. Forse è il caso che ci si metta nei panni di chi come me e ce ne sono tanti, non sa come andare avanti e lotta tutti i giorni con grossi nodi nella pancia. Ecco la mail per chi vorrà aiutarmi: contattolavoro@gmail.com. (Lettera firmata)