ABBIATEGRASSO – Un’intuizione che, se si rivelasse vera, potrebbe dare ancora più pregio alla chiesa di Sant’Antonio Abate a Castelletto, un piccolo “scrigno” di tesori. La scoperta è stata fatta da Luciano Provinciali, storico abbiatense, autore dell’opuscolo “I tesori di Abbiategrasso” dedicato a Palazzo Stampa, edito dalla casa editoriale Julio Araya (EJA) con il sostegno della Società degli Scrittori Latinoamericani ed Europei (SELAE), diretta da Marcela Rodriguez, che sta vendendo moltissime copie ed è già in ristampa (Per informazioni cell. 377.1895664). Provinciali con Araya e Rodriguez ormai costituiscono un unico team di ricerca che per passione studia e approfondisce la storia di Abbiategrasso e dei suoi monumenti, con lo scopo di diffondere queste conoscenze e, chi lo sa, scoprire cose nuove. La storia infatti riserba spesso belle sorprese. Dagli studi che Provinciali ha fatto negli ultimi mesi sembrerebbe possibile affermare che un famoso dipinto, opera di Carlo Preda, dedicato all’Assunta e conservato a Villa Manzoni a Lecco, fosse prima ospitato nella piccola chiesa di Castelletto ad Abbiategrasso… “La chiesa di Sant’Antonio Abate – spiega Provinciali – dal novembre 2014 ad oggi è stata oggetto di grandi restauri che hanno riportato alla luce due bellissimi affreschi, quello del Battesimo di Gesù e quello della Madonna con le anime dolenti (risalenti al XVI° secolo). Così ci siamo interessati a questa chiesa, mi sono fiondato all’archivio Diocesano per reperire qualche informazione e ho trovato cose egregie che fanno pensare che questa chiesa sia un vero tesoro di opere d’arte. In particolare, la cappella dell’Assunta (allora della Santa Vergine Maria), completata nel 1623, era stata arricchita con la statua bianca della Madonna, proveniente dall’oratorio di Santa Maria in Campo. Essa fu poi ritenuta miracolosa e quindi posizionata in una teca di vetro apposta sull’altare maggiore. Erano due le cappelle principali, tutt’oggi presenti, quella dell’Assunta e quella dedicata a Sant’Antonio Abate. All’inizio del XVIII° secolo vennero regalati, alla chiesa di Castelletto, alcuni dipinti provenienti da Palazzo Cittadini, uno raffigurante Sant’Antonio Abate esorcista (ancora presente nella chiesa ma dall’altro lato rispetto alla cappella) e uno dedicato all’Assunta. Il dipinto di Sant’Antonio Abate è stato attribuito ad Carlo Preda, noto pittore milanese attivo tra la fine del ‘600 e il 1720 nella Lombardia occidentale e anche in Piemonte. La cosa incredibile è che a Villa Manzoni a Lecco è conservato proprio un dipinto dell’Assunta (nell’omonima cappella) dello stesso autore, le cui misure combaciano con quelle del dipinto di Sant’Antonio Abate che abbiamo nella chiesa di Castelletto… La mia idea è quindi che quel dipinto in Villa Manzoni prima appartenesse proprio alla chiesa di Sant’Antonio Abate, che difatti nel 1740 fu sottoposta a forti lavori di ristrutturazione che comportarono l’allargamento della cappella dell’Assunta, dove poi fu posizionato il bel dipinto, tutt’ora presente, del Procaccini, proveniente dallo scomparso oratorio dell’Assunta di Palazzo Cittadini. Diverse le opere di Carlo Preda ad Abbiategrasso, ad esempio la Resurrezione conservata presso l’oratorio dell’Addolorata in Santa Maria Nuova. La mia ipotesi è che sia stato proprio il nonno di Alessandro Manzoni, noto commerciante d’arte, ad acquistare il dipinto dell’Assunta che era nella chiesa di Castelletto e a portarlo a Lecco. Il dipinto si può ammirare presso i Musei Civici…approfondirò le ricerche per capire se davvero quel bellissimo dipinto prima si trovava a Castelletto…”
Altre ricerche di Provinciali, insieme ad Araya e Rodriguez, riguardano l’ossario del ‘600. “Fu San Carlo Borromeo a stabilire che ogni chiesa dovesse avere un ossario che, dalla descrizione dell’arcivescovo Pozzobonelli, presentava delle teche protette da inferriate da cui si vedevano i teschi, simili a quelle che si possono ammirare nella chiesa di San Bernardino delle ossa a Milano. – racconta Provinciali – Con la ristrutturazione avvenuta nell’800, il battistero venne allargato e creato un unico ambiente, occupando anche la parte dell’ossario. Per questo motivo l’affresco cinquecentesco raffigurante la Madonna con Bambino e le Anime Dolenti fu ‘nascosto’ sotto uno spesso strato di intonaco e nello stesso tempo fu anche ‘sacrificato’ per aprire la nuova entrata al battistero facendo così perdere per sempre l’immagine di Sant’Antonio Abate che guarda benevolmente le anime dolenti. Anche il Battesimo di Gesù, bellissimo affresco risalente al XVII° secolo, sembrerebbe celare un precedente stacco avvenuto sempre in seguito all’allargamento del battistero. Venne infatti asportato dalla vecchia collocazione, presumibilmente dove ora si trova l’adiacente stanzino, e ‘incollato’ sulla parete odierna: difatti si può notare bene la differenza tra l’affresco e la cornice attorno”. Questi bellissimi affreschi, grazie ad un pregevole lavoro di ristrutturazione, sono oggi nuovamente visibili e l’invito è di fare un giro nella chiesa di Sant’Antonio Abate per poterli ammirare. L’accurato lavoro di ricerca storica di questo team di appassionati di arte locale merita un plauso, sarebbe bello che gli studenti delle scuole superiori che studiano Storia dell’Arte possano avvicinarsi anche alla storia delle nostre chiese e, perché no, magari visitarle accompagnati da questi entusiasti “ciceroni”. (In foto: l’affresco prima e dopo il restauro). S.O.
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