ABBIATEGRASSO – “Se la mia acqua berrai, il matto tu diventerai”. Non è l’ennesimo articolo su quanto l’acqua del Ticino sia inquinata, ma bensì di un racconto teatrale. È la frase detta dal “fiume dei Rom” a Matteo Curatella, attore in grado di trasportare tutto il pubblico presente il “Giorno della Memoria” nei sotterranei del Castello di Abbiategrasso, nella Germania del 1933, anno di inizio della persecuzione tedesca del popolo Rom. “La bocca ha divorato il fiume”, attraverso un sogno avvenuto durante il “cammino di Santiago de Compostela” vengono narrate dal punto di vista dell’attore le atrocità compiute nei confronti di questa etnia, erroneamente chiamata “zingari”. A partire dalle prime leggi imposte da Hitler, simboleggiato da una bocca sanguinante che sta mangiando il fiume, per emarginare e rinchiudere nei campi di concentramento i Rom, fino ad arrivare allo sterminio di oltre 3.000 persone in una notte sola. Munito di grande espressività e di fisarmonica, Curatella è riuscito ad incantare tutti narrando in maniera semplice e talvolta fiabesca un evento che ha segnato e segnerà per sempre la storia dell’umanità. Facendoci immedesimare con lui in questa “realtà passata”, ma presente più che mai a causa dei continui episodi di intolleranza e pregiudizi infondati. È proprio il fiume stesso a chiedere al protagonista di diventar matto e poter raccontare la storia del Porrajmos, “il grande divoramento” del suo popolo, per evitare un ritorno all’epoca nazista. È una storia di resistenza. Resistenza di persone che non hanno mai avuto un esercito o combattuto una guerra, eppure, per delle diversità, finirono anche loro nel delirio di onnipotenza del “re cattivo”, per citare Curatella. Resistenza di chi come ebrei, omosessuali, disabili, polacchi ed italiani hanno patito un’agonia inimmaginabile per i nostri tempi. Resistenza di associazioni che tutt’oggi cercano di migliorare i rapporti fra persone di paesi diversi e la pace, come l’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, che ha proposto lo spettacolo. Bisogna raccontare, ricordare e trasmettere il più possibile, per evitare che il passato si ripresenti più sanguinoso che mai nel futuro. Marta De Bernardi