Per ricordare il compianto Gianfranco Rocca, sullo scorso numero questo giornale ha ripreso la

vicenda del quadro del Cerano descritta nel volume: "Il convento dell'Annunziata di

Abbiategrasso". Ma c'è un altro episodio della sua vita che Rocca amava raccontare e cioè "La

battaglia della Soria", che abbiamo registrato vent'anni fa, il 31 marzo 1996, quando abbiamo fatto

incontrare Rocca con il prof. Alberto Magnani, storico della Resistenza. Si parlava di guerra e

tuttavia a un certo punto, dopo molti ricordi tristi e gloriosi, Rocca non seppe rinunciare alla sua ben

nota ironia: "Dopo il '43, don Ambrogio [Palestra] ci ha chiamati tutti un pomeriggio in oratorio,

nell'unica saletta che avevamo, e ci ha spiegato. È stato in quel momento che ho capito cosa vuol

dire "democrazia", che cosa vuol dire "partito", che cosa vuol dire "popolo". Avevo solo 17 anni.

Quando i cattolici hanno costituito la Brigata Carroccio (nella foto), io ci sono entrato. Il 26 aprile,

partendo dall'oratorio di via Misericordia, con don Ambrogio davanti, siamo andati a occupare la

Casa del Fascio. Poi sono saltate fuori le armi che erano in oratorio. Il 26 aprile eravamo già

organizzati: c'erano il tenente Pasini e il tenente Manetta. Noi facevamo riunioni a carattere politico,

come Democrazia Cristiana. Poi c'è stata la "battaglia della Soria". La Soria Nuova è una cascina

vicino al ponte del Ticino. I tedeschi avevano lì i cannoni antiaerei. Una mattina siamo andati lì con

un camion come squadra della Carroccio, con una mitragliatrice che abbiamo montato sul ballatoio

di un caseggiato e poi io e il Mario Tuissi, con schioppi e bombe a mano, siamo andati a vedere

cosa facevano i tedeschi. Avevano appunto i cannoni antiaerei. A un certo punto il Mario mi dice:

"Te vedet nient?" "No! Cosa süceda?". C'era uno, con un elmetto da tedesco in testa, che veniva

verso di noi. "Spara!", mi diceva il Mario e io: "No! Spara ti!". Spara tu che sparo io, quello là a un

certo punto ha riconosciuto le nostre voci e si è messo a gridare: "Mario! Spara no! Spara no! Sum

mi! Sum mi!" Era il Carluccio Sironi. Nello stesso istante i tedeschi, sentendo un po' di movimento,

si sono messi a sparare con i cannoni ad alzo zero. Però erano sopra una cunetta e i colpi andavano

troppo in alto. Allora noi siamo tornati indietro e sentiamo gridare i nostri che appunto erano rimasti

indietro: "I tedesch! Arivan i tedesch!", perché il Carluccio aveva ancora l'elmetto in testa, "Spara!

Spara!". Allora il Mario si è messo a gridare: "Sum mi! Sum mi!" e così non ci hanno fatto fuori,

dicendo poi quattro parolacce al Carluccio. Se non era per la prontezza del Mario, i nostri compagni

avevano già pronta la mitraglia. E questa è la battaglia della Soria". Da parte mia, desidero ricordare

con riconoscenza il continuo impegno di Gianfranco Rocca nella Società Storica Abbiatense,

manifestato con la stessa disponibilità con cui ha operato, nel corso di tutta la sua lunga vita, in

molte altre realtà abbiatensi. Mario Comincini