ABBIATEGRASSO – Giovedì 20 ottobre, 140 studenti delle classi quarte e quinte dell’ Istituto Alessandrini hanno assistito all’Uci Cinema Certosa di Milano ad una video conferenza sui diritti umani, promossa da Emergency, dal titolo “Nessuno escluso- I diritti valgono per tutti?” All’evento hanno assistito in diretta circa 23 mila  studenti di 255 scuole, distribuiti in 105 sale cinematografiche di 36 città. Teresa Mannino al Piccolo Teatro di Milano ha coordinato i vari interventi. All’inizio è stata presentata Emergency, l’Associazione fondata nel 1994 da Gino Strada con l’obiettivo di curare le vittime di guerra e povertà, fornendo assistenza sanitaria gratuita e qualificata nelle zone “calde” del pianeta. Teresa Mannino, moderatrice dell’evento, ha esordito così:  “Dire la verità è già agire”. Con questa frase ha voluto sottolineare l’importanza di eliminare i pregiudizi, che nascono quando mancano corrette informazioni o ci si documenta in modo superficiale. Cecilia Strada, presidente di Emergency, e Andrea Bellardinelli, coordinatore del Progetto Italia dell’Associazione, hanno quindi voluto precisare che il processo migratorio non è un’emergenza, ma una situazione da gestire. I profughi arrivati in Italia dal gennaio 2016 sono circa 156 mila, una cifra modesta per un Paese di 60 milioni di abitanti. Da cosa fuggono queste persone? La maggior parte dalla guerra, che gli italiani, abituati a vivere in pace, non conoscono o hanno dimenticato. Perché affrontano un viaggio tanto rischioso? Non hanno paura? Non sanno che molti non ce la fanno? I migranti sono ben consapevoli dei rischi che corrono. Un terzo è costituito da minori di 14 anni, che spesso affrontano il viaggio da soli; di 5.000 si sono perse le tracce e si teme siano stati vittime di sfruttamento, prostituzione, lavoro nero, schiavitù. Purtroppo la vita nei luoghi teatro di conflitti è estremamente precaria; chi esce di casa la mattina non sa se vi farà ritorno la sera, tanto che un medico di guerra ha consigliato di non “uscire di casa arrabbiati al mattino quando si saluta la propria famiglia”. Spesso una famiglia investe fino a 5.000 € nel viaggio, il risparmio di una vita, con la speranza di garantire a un figlio una vita migliore. Ma c’è chi scappa anche per inseguire un sogno, come fanno ad esempio tanti giovani del Ghana, del Sudan. “Chi sono io per dire: tu non puoi sognare una vita migliore?” ha continuato Cecilia Strada. Perchè anche inseguire i sogni è un diritto. I diritti o sono di tutti o si chiamano privilegi. Bisogna sfatare i luoghi comuni: “Perché dare 35 euro al giorno ad ogni immigrato?” In realtà questa somma viene data agli Enti che gestiscono i centri di accoglienza. Oppure: “Gli immigrati ci rubano il lavoro” o “Stanno tutto il giorno a far niente”. In realtà gli immigrati non possono lavorare se non regolarizzati, e svolgono quei lavori che non tutti gli italiani accettano di fare. Spesso, specie nelle regioni del Sud, sono vittime del “caporalato”, una vera e propria forma di schiavitù, costretti a un lavoro durissimo, sottopagato, senza regole e tutele, causa di molte malattie. Non è vero neppure che “Ci portano malattie”, perchè le procedure di sbarco seguono protocolli molto rigorosi. Anche Pablo Trincia (che il pubblico televisivo conosce come ex-iena) è intervenuto sul tema del pregiudizio citando la frase “Hanno tutti il cellulare”. Anche il cellulare, che in genere tutti gli immigrati possiedono, serve loro per comunicare con la famiglia rimasta nel luogo di origine. Anche avere il cellulare è un diritto. Il tema dell’immigrazione va esaminato con spirito critico, non come viene proposto in molti programmi televisivi, dove si crea, anzi è proprio cercato, il meccanismo del “noi contro loro”, che contribuisce a radicare i pregiudizi. “Bisognerebbe – ha continuato Trincia – raccontare storie di persone. E’ conoscere queste storie che ci salva, che può farci diventare empatici”. Interessante è stato anche l’ appassionato intervento di un mediatore, Bader, che ha insistito sull’importanza delle parole da usare con persone spaventate e stremate. Ha citato una frase di Papa Francesco: “Se dai una mano, quella vale di più di una bocca che prega”. Gino Strada ha replicato a chi dice “Aiutiamoli a casa loro”, sostenendo che vanno aiutati anche qui. Ovunque le persone devono avere gli stessi diritti, come quello alle cure mediche, che in Africa non sono garantite, perché la situazione degli ospedali è drammatica e un bambino che si ammala ha grosse probabilità di morire. La forbice sociale si è divaricata e solo 350 persone nel mondo possiedono il 40% delle ricchezze del pianeta, così muoversi, migrare diventa fisiologico. “Cosa possono fare i ragazzi di fronte a questi problemi?” è stato chiesto. Innanzitutto non farsi manipolare, esercitare lo spirito critico, dubitare, perché dal dubbio nasce la conoscenza e la conoscenza rende liberi. Strada ha concluso con una frase di sua moglie. “Ognuno deve fare il suo pezzettino”. Un mondo più umano è possibile: bisogna credere alle utopie.