ABBIATEGRASSO – Il salone delle conferenze dell’ex Convento dell’Annunciata ha accolto educatori e famigliari in un “Incontro Scuola Genitori”, il 26 febbraio alle ore 20.45, organizzato dall’Associazione “La Tribù” di Abbiategrasso.

Tale Associazione di volontariato, con sede in viale Mazzini 83 presso la parrocchia del Sacro Cuore, è stata fondata nel 1996 con lo scopo di offrire supporto agli studenti nello svolgimento dei loro compiti. Una cornice educativa, adatta alla crescita didattica e umana, è supportata da volontari e personale qualificato.

Il gruppo di lavoro comprende counselor, pedagogiste e psicologi, con i quali le persone possono dialogare ed essere sostenute nei loro punti di forza. Gina Boarin counselor e Alba Passarella pedagogista clinico ANPEC ricordano che il Centro è aperto mercoledì 6 marzo alle ore 16,30/18,30 per un incontro gratuito senza prenotazione.

La sera di lunedì 26 febbraio Laura Petrini, consulente educativa e formatrice CPP, ha tenuto un’esauriente spiegazione circa “L’Utilizzo del Digitale: Regole, Opportunità e Limiti”. Chiedersi se è troppo rischioso stare davanti ai video schermi, o come convincere il proprio figlio a non appassionarsi ai giochi elettronici, è importante come domandarsi a quale età consegnare nelle mani del bambino uno smartphone. Il primo passo tuttavia dovrebbe essere il chiedersi come educare il bambino all’autonomia. Ogni individuo è un mondo a sé in relazione con tanti altri universi intorno a lui. L’avvento del digitale, e dei prodotti “social”, ha aumentato le possibilità delle persone di relazionarsi con realtà infinite e sconosciute.

Nel periodo dell’infanzia la parola d’ordine è “vicinanza e adeguamento”. Fino a 10 anni il bambino cerca di adeguarsi alle richieste dei genitori e ricevere conferme circa il rapporto affettivo tra loro. Il bambino impara tramite l’esperienza concreta, nell’imitare gli altri e nel gioco libero. Nel periodo della pre-adolescenza e dell’adolescenza la parola d’ordine è “allontanarsi e sperimentare”.

Si assiste a un graduale allontanamento dai genitori, ritenuti spesso retrogradi, e un progressivo rispecchiamento nel gruppo dei coetanei. Non esiste un metodo preciso e uguale per tutti di comportamento educativo. La persona adulta dovrebbe ricordare quanto è bello usare il cervello umano per studiare, la memoria naturale per ricordare e gli arti per agire. Gli studenti fino ai sedici anni hanno cominciato a vivere con la tecnologia nella culla, ma non sono “nativi digitali”. Sanno usare cellulare e computer, come i loro genitori hanno imparato la calligrafia con la matita, ma non hanno competenze innate sulla tecnologia. L’educatore dovrebbe spiegare loro cos’è la “consapevolezza critica” e come si usa nel mondo reale.

L’utente medio di Internet trascorre più di sei ore al giorno guardando uno schermo luminoso. Se si concedono circa otto ore al riposo notturno, è chiaro che egli trascorre più del 40% della sua vita utilizzando Internet. È provato che nella vita quotidiana l’utente medio sblocca il cellulare più di 60 volte in un giorno. Sarebbe utile chiedersi, ogni volta che si pigia sul pulsante virtuale, se è davvero necessario affidarsi all’intelligenza artificiale piuttosto che alla propria naturale. Laura Petrini afferma che “non si tratta di assolvere o demonizzare le nuove tecnologie, ma di acquisire consapevolezza su opportunità e rischi!”. È necessario capire quali sono i bisogni reali dei figli di quest’era tecnologica, per aiutarli a crescere sani. Lo sviluppo dei diversi aspetti della personalità e delle varie forme di comportamento, nel periodo tra la nascita e l’adolescenza, è soggetto a forme d’adattamento importanti.

È necessario tenere conto dei bisogni psico-evolutivi di bambini, pre-adolescenti e adolescenti, nonché delle conseguenze che possono sorgere da comportamenti non consoni. Educare bene al digitale significa organizzare la vita di famiglia con responsabilità e consapevolezza. I punti da tenere in considerazione riguardano l’offrire informazioni corrette, lo stabilire regole e divieti, il confrontarsi con altri adulti per migliorare le relazioni sociali.

Laura Cittar