ABBIATEGRASSO – Non scrosci di pioggia, tuoni e fulmini, anzi le condizioni meteorologiche sono state propizie all’accensione dei falò. Un altro tipo di tempesta si è scatenata, invece, su Facebook attorno all’argomento. Un cittadino, infatti, a suon di commenti ha intimato ai volontari del Gruppo “La Cappelletta” di togliere dalla pira i pallet, dannosi per l’ambiente, in caso contrario avrebbe denunciato alla Polizia Locale il misfatto. Fortunatamente tutto è bene quel che finisce bene e i falò della Cappelletta, dell’oratorio San Giovanni Bosco e di Castelletto si sono svolti entrambi, nel rispetto delle regole, accompagnati da una vivida partecipazione. In Italia la tradizione per Sant’Antonio Abate è diffusissima e festeggiata nella data della sua morte il 17 gennaio. Eppure leggendo la sua biografia si scopre che il Santo ha ben poco a che fare con il nostro paese, infatti fu eremita in Egitto. A lui però si deve l’inizio del monachesimo cristiano, un primato che gli garantì la diffusione del suo culto in Europa. Anche sul territorio di Abbiategrasso è viva l’usanza di accendere i falò per la sua venerazione. Tra i più importanti sicuramente troviamo quello allestito dal Gruppo “La Cappelletta”, che nella serata di giovedì 17 gennaio dalle 20.30 ha offerto ai presenti non solo frittelle e vin brulè ma anche un’ottima musica grazie alla presenza del Corpo Bandistico Garibaldi di Abbiategrasso. Intenso lo spettacolo proposto dal falò arricchito dal lancio delle lanterne cinesi che, in volo, hanno illuminato il cielo notturno.. Il ricavato delle offerte, come annunciato più volte nel corso della serata, sarà devoluto per l’arredamento del Parco Inclusivo. In contemporanea è stato acceso il falò all’oratorio San Giovanni Bosco, un evento sempre molto amato e partecipato, che coinvolge il rione San Pietro (e non solo). Nella giornata di domenica 20 gennaio, invece, è stato protagonista il falò dell’oratorio di Castelletto, dove le centinaia di persone accorse hanno potuto godere della coinvolgente musica medievale e polifonica a cura della “Baghet Band”, fuoriclasse delle cornamuse, percussioni e voci della tradizione bergamasca. Il tutto arricchito dalla lotteria, dalle attività per bambini e dal mercatino dell’usato. Una vera tradizione che non solo testimonia il passato ma continua ad alimentare il presente. I.S.