ABBIATEGRASSO – Chi si affida a un credo religioso è prima di tutto una persona con dei diritti. Gli stessi che il credo non può sorpassare o rimaneggiare. Eppure ad oggi la società si trova ad affrontare quella che può essere considerata un’ingiustizia di genere, quella della donna. È la condizione della donna nella religione, islamica e cristiana, l’argomento centrale del dibattito organizzato dal circolo locale Acli tenutosi il 14 marzo all’ex Convento dell’Annunciata. A presiedere al convegno sono stati invitati don Emilio Maltagliati, parroco di Cassinetta di Lugagnano, Daniela Milani, professoressa di diritto canonico, e Imane Bermaki, musulmana di seconda generazione. Ha aperto il dibattito la professoressa Milani: “Esiste un rapporto tra la donna e la religione, perché quest’ultima stabilisce le regole, i principi, i comportamenti della vita della donna, più che dell’uomo”. Quindi la religione sembra essere la causa prima delle ingiustizie che subiscono le donne. “Ci sono molti luoghi comuni e pregiudizi sull’Islam. Si pensa sempre alla donna come a una schiava, a una prigioniera di un marito violento e fondamentalista. È vero! Però non si deve fare di tutta l’erba un fascio: i paesi islamici si estendono dal Marocco sino alla Cina e non tutti sono uguali. Ad esempio il Marocco ha fatto notevoli progressi per quanto riguarda il ruolo sociale della donna, facendo sì che per le strade sia possibile vedere donne nelle officine. In altri Stati, purtroppo, le donne non possono nemmeno uscire di casa senza un accompagnatore uomo” così come ha detto Imane: non si può generalizzare. Tuttavia anche don Emilio ha denunciato una mancanza da parte della Chiesa nei confronti del genere femminile: “Quando faccio le mie omelie ci sono sempre meno fedeli: questo è anche normale ormai, i tempi sono cambiati. Il dato preoccupante è che di tutti i fedeli la stragrande maggioranza sono donne”. Cos’è che preoccupa tanto don Emilio? Probabilmente il fatto che le fedeli più devote non abbiano la giusta importanza nel Cristianesimo. Non sono concessi ruoli di potere alle donne, relegate a suore, missionarie, le quali, per ironia, sono le vere divulgatrici della Parola di Dio, quelle che entrano in contatto con le persone. Don Emilio considera questa un’imperfezione dei religiosi più che della religione. La religione infatti non dice che l’uomo è superiore alla donna: sono la mal interpretazione e il rifiuto a cambiare quella che è una tradizione secolare ad aver condizionato il ruolo della donna. Nella Bibbia Eva nasce dalla costola di Adamo; è, quindi, immediato il salto logico: la donna è sottomessa all’uomo. “Nel Corano invece uomo e donna sono perfettamente uguali- dice Imane- anzi, è Adamo che tenta Eva, che la convince a cogliere il frutto proibito. Adamo è più peccatore di Eva di fronte a Dio”. Sembra giusto, quindi, pensare che l’Islam provveda al benessere della donna, che la tuteli e la metta sullo stesso livello dell’uomo. Sappiamo che non sempre così. Allora come si spiega la situazione odierna? Le continue notizie di donne oltraggiate dal loro uomo? “Non c’è una guida univoca. L’interpretazione libera e personale del Corano dilaga. Questo accade anche perché ci sono molte incongruenze o contraddizioni, oppure delle spiegazioni vaghe che spesso portano a interpretazioni estreme. Jihad significa propriamente sforzo, ovvero l’impegno dei fedeli nei confronti di Dio. Da questa semplice definizione si è arrivati all’odierna traduzione di Guerra Santa” ha spiegato Imane. Anche quando si parla di velo le traduzioni sono svariate: spesso è un velo, altre volte un mantello, altre ancora una camicia. Chi ha ragione? Anche nel Cristianesimo i religiosi sembrano essere la causa dello stato scoraggiante e poco dignitoso della donna: “Gesù ha voluto che fossero tre donne le testimoni della sua Resurrezione in un periodo quando la testimonianza di una donna non aveva alcun valore” ha ricordato don Emilio. Questo per sottolineare il distacco che intercorre tra il Neocristianesimo e quello odierno. Se la religione non è chiara o non si adatta alle necessità del tempo che passa e che richiede dei cambiamenti, si può riporre la Bibbia o il Corano sul comodino e vivere seguendo i precetti del buon senso e del rispetto reciproco? Le donne hanno dei diritti che nessuna religione può calpestare, così come nessuno stato. I diritti sono naturali. Mariza Lakaj