ABBIATEGRASSO – Lunedì 17 luglio si è tenuta l’audizione dei rappresentanti istituzionali dei 15 comuni dell’abbiatense e del Movimento del Malato, decisa in Commissione Sanità di Regione Lombardia mercoledì 28 giugno quando la presenza di numerosi sindaci, del Movimento e di altri cittadini ha dimostrato che il territorio non condivide la chiusura del P.S. di notte e del depotenziamento già in atto dell’ospedale Cantù. Sindaci e rappresentanti del Movimento del Malato sono stati convocati per le 13 di lunedì 17 luglio, alcuni di loro hanno preso la parola per riferire a nome di tutti, quanto precedentemente condiviso.
Il presidente della Commissione III°, Fabio Rolfi (Lega Nord), ha dato la parola per primo al sindaco di Abbiategrasso Cesare Nai che ha sottolineato “l’unità di intenti di tutte le amministrazioni e dei cittadini del territorio che ritengono l’ospedale Cantù un presidio fondamentale perché la struttura su cui si è investito molto è moderna con grandi potenzialità e deve poter avere tutti i servizi, compreso il pronto soccorso”.
Dopo di lui il sindaco di Morimondo, Marco Marelli, presidente del Distretto dei sindaci dell’abbiatense, che ha dichiarato: “Condividiamo paradossalmente gli interventi dei 3 esperti dell’altra volta che hanno ripetuto per 22 volte la parola ‘sicurezza’, solo che non siamo d’accordo sulla terapia. La sicurezza non è un requisito per chiudere un ospedale. La nostra richiesta è di metterlo in sicurezza se dite che non lo è, su un bilancio regionale di 18 miliardi, potremmo con 400 mila euro metterlo in sicurezza, si può fare se c’è la volontà… Siamo un distretto anomalo, il più grande della provincia, con 207kmq ma purtroppo con una bassa popolazione, 380 abitanti mentre la densità media è di 2.000. A Magenta si è creata una situazione paradossale, con lunghe attese, una situazione di disagio che raccogliamo quotidianamente dai cittadini”.
Enrica Galeazzi del Movimento del Malato ha ricordato che l’ospedale ha 135 anni e che, dopo un periodo di declino nel vecchio edificio, grazie ai 30 milioni investiti con soldi pubblici dalla stessa Regione, è stato rifatto ex novo, compreso il P.S. e dotato di attrezzature d’avanguardia, tanto che interventi importanti sia nel 2014 che nel novembre scorso, sono stati eseguiti in videoconferenza mondiale nelle sale operatorie modello del Cantù, mentre poco dopo si è chiuso il P.S. per una improvvisa ‘mancanza di sicurezza’ e si effettuano solo interventi a bassa intensità, ovvero di tipo ambulatoriale. Ha ricordato la raccolta firme promossa dal Movimento che in pochi mesi ha raggiunto e poi superato quota 11.000. Ha ricordato che i 55.000 abitanti di Corsico e Trezzano prima accorpati al nostro territorio, ora fanno riferimento agli ospedali di Rho-Garbagnate e lamentano la mancanza di trasporto pubblico come il nostro territorio con Legnano. Sono stati poi citati diversi casi e circostanze che dimostrano l’assurdità della chiusura notturna del P.S. abbiatense che mette a rischio la popolazione del territorio invece che dare maggiore sicurezza. Ha detto: “I numeri sono manipolabili e interpretabili, lo sappiamo tutti. Gli accessi al Cantù sono anche di giorno in forte calo, il 118 tende ad inviare altrove anche i casi più semplici, così si riducono gli accessi e i ricoveri nei reparti che risultano già depotenziati e chiusi dal venerdì al lunedì…Fanno scalpore i tempi dichiarati per raggiungere i più vicini ospedali così come le attese al P.S. di Magenta, molte le testimonianze che potremo fornirvi di ore, notte intere di attesa”. A nome del Movimento ha quindi invitato tutti i membri della Commissione a venire a visitare l’ospedale Cantù e il P.S. e a rendersi conto anche della situazione viabilistica.
Donato Bandecchi, assessore a Morimondo, è intervenuto con un lungo, prezioso intervento, un’accurata lettura del DecretoMinisteriale70 “da cui – ha commentato – i dirigenti dell’ASST ci hanno sempre detto che deriva la decisione di sacrificare alcuni servizi. In realtà il D.M.70 chiedeva che fosse garantita la salute in modo uniforme su tutto il territorio nazionale potenziando i servizi invece il P.S. è stato chiuso la notte. Questo mentre il Decreto ribadisce che dove ci sono eventuali criticità, si deve operare per mettere in sicurezza… Un altro punto da considerare è che al punto 9.2.1 del decreto m. in cui viene trattata la problematica della rete territoriale di pronto soccorso e della struttura della rete ospedaliera di P.S., è chiaramente delineato un modello organizzativo costituito da livelli operativi di diversa complessità assistenziale individuando una struttura deputata a effettuare in emergenza e urgenza stabilizzazione clinica, procedure diagnostiche, trattamenti terapeutici, ricovero oppure il trasferimento urgente ai DEA di livello superiore di cura. Come recita il punto 2.2, i P.S. devono funzionare 24 ore e questo punto del decreto sembra descrivere esattamente la realtà dell’ospedale abbiatense prima della ristrutturazione. La legge regionale 23 di questa riforma sanitaria, inoltre prevede la partecipazione del territorio alla pianificazione socio-sanitaria e tassativo l’ascolto dei territori. Nel nostro caso possiamo dire che non solo non c’è stata nessuna fase di interpello prima della scelta di chiudere il pronto soccorso notturno ma c’è stata una totale chiusura nei confronti degli interlocutori istituzionali del distretto. Si è verificata una situazione paradossale nei due distretti abbiatense e magentino di chiusura del pronto soccorso di Abbiategrasso e di sovraffollamento del pronto soccorso di Magenta, si va proprio nella direzione contraria di fare rete prevista dal decreto e nella quale vengono violati i diritti fondamentali della Carta costituzionale e della stessa legge regionale che prevede i LEA (livelli essenziali di assistenza)”.
Il dott. Arcangelo Ceretti intervenuto come Movimento per i diritti del Malato, in qualità di gerontologo ha evidenziato che “la legge regionale n. 23/2015, ha delle caratteristiche innovative e migliorative che possono mantenere la sanità lombarda in una condizione privilegiata per noi cittadini, avanzata e capace di dare risposte. In un contesto quindi positivo, si è sviluppata una situazione che è invece in contrasto con quanto sta succedendo: l’invecchiamento enorme della popolazione a cui non siamo preparati. Più del 70% di accessi al pronto soccorso sono di persone anziane. 10 o 20 km in più in una situazione territoriale come la nostra fa la differenza tra la qualità e no. Il nostro territorio è particolare, non tenerne conto vuol dire pianificare male. Mettere in sicurezza il P.S., che già lo era e lo è diventato di meno solo perché depotenziato, diventa indicativo per altre esperienze. Siamo una comunità particolare con un invecchiamento molto alto e con una dispersione territoriale. La considerazione ultima è che noi avremmo un’opportunità di sviluppare qualcosa di innovativo proprio perché abbiamo un ospedale circondato da una corona di RSA che sviluppano un’attività di assorbimento di casi che altre realtà non possono fare. Rendere efficiente e non smontare il pronto soccorso vuol dire mettere in moto questo circuito virtuoso che sicuramente fa risparmiare soldi anche perché un posto letto in ospedale vale come minimo dalle 600 alle 800 euro, mentre un posto letto in RSA la Regione lo paga ancora come undici anni fa”.
Daniele Del Ben, sindaco di Rosate, ha poi ricordato che “come sindaci non ci siamo svegliati in queste ultime settimane. Forse è da poco che voi lo sentite, al di là di quello che è successo in Consiglio nella discussione della mozione del Consigliere Altitonante, ma quando i sindaci e il territorio sono venuti a conoscenza con una lettera mandata al Comune di Abbiategrasso della chiusura del P.S. ci siamo immediatamente mossi e tutti i quindici comuni che fanno parte del distretto abbiatense hanno votato in Consiglio comunale una mozione che chiedeva alla Regione di cambiare l’indirizzo. Tengo a dire che tutti i comuni del distretto, maggioranza e minoranza, hanno votato nello stesso modo. Questo a dimostrare che su questo tema non vi è differenza, così com’è stato detto prima da qualche mio collega, tra chi la pensa politicamente in un modo e chi in un altro. A seguito della mozione approvata abbiamo poi chiesto un incontro proprio per illustrare ciò al Presidente Maroni e all’Assessore Gallera in data 28 dicembre. La risposta non vi è stata se non con un incontro avvenuto quasi due mesi dopo con il dirigente vicario dottor Russo nel quale avevamo notato una certa apertura nei nostri confronti facendoci sperare almeno in una ridiscussione dell’istruttoria. Purtroppo ciò non è successo e a questo incontro, anche dopo innumerevoli solleciti da parte mia in quanto allora presidente dell’Assemblea dei sindaci del distretto, non è successo nulla. Abbiamo quindi richiesto un’audizione in data 21 aprile e siamo qui oggi a distanza di tre mesi a discutere o comunque a rendervi partecipi di questo nostro problema”. Ha inoltre sottolineato: “Ci sono due motivi principali che ci portano a insistere sulla riapertura del pronto soccorso: in primo luogo è che il nostro territorio è strano. È un territorio fatto di comuni lontani tra di loro, con centinaia di cascine difficili da raggiungere. Solo il comune di Rosate ne ha ventisei, giusto per capire come siamo messi. Il dover muoversi con il 118 per raggiungere Magenta oppure l’Humanitas oppure altri presidi ospedalieri di P.S. oggettivamente non è una cosa semplice. Il territorio, come dicevo prima, è tutto dalla stessa parte ed è unito sulla richiesta di riapertura del pronto soccorso. C’è un altro motivo. Mi aspetto che dopo aver investito 30 milioni di euro sull’ospedale di Abbiategrasso, e questo è quello che abbiamo detto a suo tempo al dottor Russo, ci sia una continuità di investimenti. Definisco questo atteggiamento schizofrenico, nel senso che qualche anno fa abbiamo investito 30 milioni di euro e adesso di fatto siamo qui, cominciando con la chiusura notturna del pronto soccorso e ma man mano che passano le settimane togliendo pezzettini all’ospedale, a depotenziarlo. Questo è un atteggiamento che non riusciamo a comprendere e ci chiediamo se non ci sia la possibilità di ripensare questa scelta proprio perché stiamo parlando di soldi di cittadini che andrebbero da u n nostro punto di vista non spesi meglio, perché sono stati spesi bene, ma per garantire questa continuità così come fatto qualche anno fa con gli investimenti che sono stati messi a disposizione dell’ospedale di Abbiategrasso. Noi siamo molto determinati, siamo qua a chiedervi di riaprire il pronto soccorso perché il nostro territorio ha necessità di avere il pronto soccorso anche nelle ore notturne e di avere un presidio ospedaliero come quello del Cantù di Abbiategrasso mantenendo quelle specialità che sono un fiore all’occhiello garantendo tutta una serie di altri servizi così come è sempre stato”. E.G.
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