ABBIATENSE – Umberto Cereghini è un imprenditore di Robecco sul Naviglio, la sua Fium srl è un’azienda meccatronica, lo intervistiamo per il suo ruolo di presidente in Assolombarda per l’abbiatense e magentino. Un territorio che comprende 30 comuni e oltre 185 aziende con 6.600 dipendenti. Il lavoro è la necessità primaria ovunque in Italia e anche nel nostro territorio, che ha una forte tradizione manifatturiera soprattutto nel settore metalmeccanico. Lei rappresenta tante piccole e medie aziende locali e grandi come la BCS, quindi conosce sia i punti di forza che le criticità. Assolombarda ha accertato che la fiscalità lombarda negli ultimi 5 anni è aumentata del 9%, anche se alcuni comuni hanno aumentato qualcosa meno, ora si parla di un aumento dell’IVA e accise varie che fa tremare soprattutto i piccoli imprenditori che temono di dover chiudere se l’IVA arriverà al 25%. Come valuta la situazione? “Siamo in una fase delicata da un pusto di vista politico, abbiamo questa spada di Damocle , se non si riuscisse ad avere un documento economico programmatico scatterebbero le clausole che alzerebbero l’IVA fino al 25%… un appesantimento sulle tasche dei cittadini che avrebbe un forte impatto sui consumi. Dall’aumento si passa all’arrotondamento com’è avvenuto con il passaggio tragico dalla lira all’euro. Sul nostro territorio le aziende continuano a lavorare c’è stata una crescita già l’anno scorso che si va confermando e possiamo ipotizzare anche per l’anno prossimo. Le piccole aziende si trovano in grande difficoltà, la pressione fiscale locale alta oltre a quella dello stato, non agevola. Le aziende sono gravate da imposte dal 60% a salire, per non parlare del cuneo fiscale, un nuovo report pone l’Italia al terzo posto nei paesi dell’OCSE per pressione del cuneo fiscale che mette tutti in difficoltà”. Ci comunica un cauto ottimismo ma è anche vero che l’Italia soffre un debito molto alto e deficit strutturali notevolissimi rispetto al resto d’Europa, secondo Assolombarda cosa serve al nostro Paese per salvaguardare il lavoro e creare sviluppo? “Innanzitutto occorre precisare che il lavoro non si fa per decreto, per favorire il lavoro bisogna fare in modo che non ci siano lacci e lacciuoli che mettono in difficoltà le aziende, occorre una reale semplificazione e che alle aziende arrivino risposte anche se negative ma in tempi brevi. Per l’impresa il più importante è il fattore tempo. Le lungaggini burocratiche costringono le aziende anche a scelte dolorose, le aziende non sono delle onlus ma produttrici di stipendi prima ancora che di prodotti e servizi. Per produrre stipendi devono fare fatturati e utili, altrimenti i soldi non cascano dal cielo, possono sembrare considerazioni banali ma questa è la realtà e bisogna che le amministrazioni locali ci diano una mano”. Cosa chiede in particolare alle amministrazioni locali del nostro territorio? “Da diversi anni lavoriamo per cercare di condividere momenti di valutazione, in alcuni comuni della Città metropolitana sono stati fatti alcuni accordi di intesa fiscale, considerando le esigenze delle amministrazioni e studiando le soluzioni migliori e meno impattanti per le aziende. Siamo consapevoli che le amministrazioni locali vivono momenti difficili e si trovano ad affrontare spese che non sarebbero di loro competenza, Assolombarda, la più importante associazione territoriale di Confindustria in Italia, è al loro fianco per fare gli interessi di tutti. Ma non bisogna considerare le aziende come delle vacche da mungere, riteniamo che sia possibile lavorare insieme per far sì che i territori diventino più attrattivi. Stiamo assistendo al reshoring, il rientro delle aziende che avevano delocalizzato perché altrove c’erano condizioni favorevoli per costo lavoro e altre facilitazioni, oggi la realtà è cambiata e tante aziende, anche multinazionali, stanno facendo marcia indietro, nei nostri territori le amministrazioni devono essere preparate ad attrarre attività e start up…” Cosa consiglia ai giovani potenziali imprenditori? “Abbiamo assistito alla nascita di imprese molto interessanti, partire da zero è ‘un’impresa’, ma ci sono tanti casi di successo anche se non tutte le idee possono essere vincenti val la pena provarci, poi sarà il mercato a dire se può avere un futuro. E’ possibile ottenere finanziamenti, piccole imprese sono state poi acquistate da multinazionali, altre si sono sviluppate fino a diventare internazionali. Ci si deve mettere in gioco e rischiare, chi non risica non rosica…” Chi contattare? “Anche Assolombarda che ha lo Start up Desk che fornisce un supporto per il business plan, accesso a finanziamenti e bandi di gara,un dipartimento dedicato dove ogni idea viene presa in considerazione e valutata. Ci sono state tante realtà anche di questo territorio che dal nulla sono diventate importanti”. La tecnologia ha cambiato il mondo, il modo di acquistare e di produrre, ci saranno sempre più robot… e questo fa paura. C’è ancora bisogno del fattore umano? “Il fattore umano è indispensabile, abbiamo difficoltà a reperire manodopera specializzata, non servono solo laureati, servono tanti diplomati. Abbiamo un gap enorme nei confronti della Germania rispetto ai diplomati degli istituti tecnici, in Italia ancora troppo pochi. Occorre intercettare i bisogni del territorio, più che assecondare passioni e inclinazioni , bisogna rendersi conto del territorio, da parte delle famiglie occorre capire che non bisogna trasferire sui figli quello che non si è stati capaci di fare e che la cosa più importante è che domani abbiano un lavoro. Non necessariamento un lavoro passa attraverso una laurea così come una buona retribuzione, diplomati con competenze prendono più dei laureati. Bisogna comunque essere brillanti, più osservatori, più attenti a quel che si fa e che ci circonda. L’uso del computer non solo per la posta elettronica… occorre curiosità e voglia di approfondire. Questo aspetto culturale nel mondo del lavoro fa la differenza”. E.G.
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