ABBIATEGRASSO – Una giornata da ricordare quella di domenica 24 maggio all’oratorio Sacro Cuore, dove si è svolto il Community day, una grande festa per la famiglia, in cui si sono mescolati tre importanti aspetti fondamentali della vita: la famiglia (primo nucleo di una società e che nasce con l’unione in matrimonio di due persone), lo sport (in questo caso il rugby) e l’alimentazione (quella sana). Protagonisti di questa festa, oltre all’ASD Rugbio, l’oratorio Sacro Cuore e “Matrimoni Solidali”, oltre all’Associazione La Tribù e la Fondazione Ticino Olona che hanno collaborato all’organizzazione dell’evento. La giornata di festa è cominciata alle 10 con il torneo di minirugby e l’apertura della fiera di Matrimoni Solidali, che ha permesso di conoscere progetti e attività che si possono sostenere attraverso il proprio matrimonio, facendo qualcosa non solo per sé stessi ma anche per gli altri. Matrimoni Solidali infatti fornisce molte idee per matrimoni a basso impatto ambientale e utili dal punto di vista sociale, oltre che adatti a tutte le tasche, anche in un periodo di difficoltà economica. Organizzando un “matrimonio solidale” si possono sostenere programmi umanitari, di integrazione e di sviluppo sociale in Italia e nel mondo, dando così alla propria unione un significato ancora più speciale. Dal catering agli abiti da sposa, fino alle bomboniere, allestimenti floreali, servizi fotografici, tante le proposte solidali che i futuri sposi hanno potuto conoscere e apprezzare. Attraverso il proprio matrimonio si può sostenere ad esempio la stessa Rugbio. Dopo un pranzo a km 0, organizzato dalla cascina Contina di Rosate a un prezzo speciale, nel pomeriggio è stato possibile provare gratuitamente il minirugby e il touch rugby, a chiudere in bellezza ci ha pensato la neonata squadra di touch rugby i “Bio Touchers” che hanno dato una dimostrazione di questo appassionante sport. La parte dedicata all’alimentazione è stata sviluppata attraverso workshop insieme a due nutrizionisti, il dott. Gallo e la dott.ssa Cilia, che hanno coinvolto bambini e adulti, i primi in un percorso sensoriale alla scoperta del cibo, i secondi con dimostrazioni pratiche sul corretto fabbisogno nutritivo. Il community day è stato un’occasione anche per coinvolgere le tante famiglie di origine straniera che vivono da tanto o poco tempo nella nostra città e che, grazie a realtà come la parrocchia del Sacro Cuore, l’ASD Rugbio e La Tribù, si integrano nel tessuto sociale: un percorso non facile perché, come spiega Alessandro Acito, presidente di Rugbio, “Spesso restano ai margini e a volte sono restii a raccontare la loro storia, a descrivere il loro territorio di provenienza e il loro passato. I bambini (90 quelli iscritti a Rugbio, di cui il 40 % stranieri) sono innamorati del gioco, perché è il gioco che ti dà l’opportunità di incontrare gli altri”. Acito ha ricordato che il campo dell’oratorio Sacro Cuore è il primo della città illuminato a led, grazie al lavoro dei genitori stessi che si sono resi utili per installarli. Un doppio risultato, perché si sono abbattuti i costi, conservando così le risorse per altre iniziative, e si è creato un momento di aggregazione che ha consentito a queste persone, che spesso si sentono “ai margini” della società, di essere utili. E non è una cosa da poco. La giornata di domenica, dedicata a 360 gradi alla comunità, ha dimostrato ancora una volta il valore del percorso che Rugbio, insieme alla parrocchia e alla Tribù, sta portando avanti. Gina Boarin, presidente della Tribù, durante la presentazione dell’evento, ha detto: “Sono bambini bravissimi, l’impegno nello sport è parallelo a quello nella scuola. Portano un modo diverso di vivere il sociale, molto più aperto e ospitale, ma hanno bisogno di essere ‘invitati’ nella comunità se no non entrano”. Infatti l’integrazione non può venir da sé, è necessario che chi accoglie una persona di cultura e religione diverse, apra per primo le sue braccia all’altro che, trovandosi in un Paese nuovo, sconosciuto, per certi diversi difficile e a volte anche ostile, è in una posizione di fragilità. “Solo il riconoscimento dell’altro – ha detto infine Acito – permette a una comunità di coesistere. La crisi è culturale e di funzioni, prima ancora che economica, per questo vogliamo iniziare a sviluppare il tema del lavoro, individuare capacità, qualificarle, ricostruirle, fare una mappatura delle competenze”. S.O.
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