GAGGIANO – Mentre tengono banco le elezioni del futuro Capo dello Stato, la sera di giovedì 20 gennaio l’Acli di Gaggiano ha organizzato un incontro dal titolo “Come si elegge e cosa fa il Presidente della Repubblica?”. Durante la serata è intervenuto il prof. Alberto Fossati, avvocato e docente di diritto pubblico e legislazione sociale presso l’Università Cattolica di Milano, ex Sindaco di Abbiategrasso. Prima di spiegare quali sono i compiti del Capo dello Stato, ha innanzitutto chiarito che per la Costituzione italiana non è possibile passare dalla repubblica a un’altra forma di governo. Eppure, la differenza tra il nostro ordinamento e quello di una monarchia non è così netta. Il professore ha citato esempi non solo di monarchia elettiva (Polonia, la ex Repubblica di Venezia o il Vaticano), ma addirittura di repubbliche dinastiche, ad esempio Cuba, Cina e Siria. “Alla luce di uno dei principi fondamentali della carta costituzionale – ha spiegato il prof. Fossati – non si può modificare la sovranità, che appartiene al popolo, all’insieme di tutti coloro che possiedono diritti civili e politici. Questa caratteristica determina la natura democratica dello Stato, che non può mai essere abrogata”. Come secondo punto, è stato affrontato il tema del Presidente della Repubblica in quanto garante della Costituzione, ovvero come colui che veglia affinché l’esercizio del potere sia conforme ai principi costituzionali. A differenza delle altre cariche dello Stato, quella che ha sede al Quirinale viene eletta in più sessioni. “Il Capo dello Stato deve essere espressione di una più ampia maggioranza rispetto ai tre poteri per poter meglio rappresentare l’intera nazione”, ha chiarito il relatore. Lo stesso si è soffermato per un attimo sui sette anni di mandato del Presidente, una durata sfasata rispetto a quella di una carica parlamentare: “un modo per evitare l’emergere di conflittualità in caso di elezioni politiche”. Sull’assenza di precedenti che hanno visto una donna ricoprire la più alta carica dello Stato, il docente ha dato la sua interpretazione: “Rispetto ad altri Paesi, l’Italia è arrivata con un certo ritardo nel riconoscere l’inclusione delle donne nella vita politica. Le donne sono andate a votare per la prima volta nel 1946 in occasione del referendum monarchia/repubblica. Alcuni anni dopo questa data, è stata concessa loro la possibilità di ricoprire ruoli dirigenziali in certe realtà. È chiaro quindi che, seppur non impossibile, è comunque difficile trovare una donna con un’esperienza politica abbastanza lunga da poter soddisfare i requisiti degni di un Presidente della Repubblica”. Paolo Borrelli