MAGENTA – E’ lunghissimo il curriculum di Piero Di Giuseppe, medico chirurgo, specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva e fino al dicembre scorso, Primario presso l’Ospedale ‘Fornaroli’ di Magenta. Il dottor Di Giuseppe, allievo del dottor Gianfranco Godega, rappresenta una delle grandi tradizioni del nosocomio magentino, insieme all’Unità Spinale creata dal Professor Alberto Zanollo, di cui giustamente i Magentini, e non solo, vanno fieri. Di Giuseppe, che continua il suo rapporto di collaborazione professionale e verrebbe da dire di affezione con la città di Magenta, è oggi libero professionista presso il Centro Medico Santa Crescenzia diretto dal dottor Andrea Rocchitelli, dove riceve tutti i lunedì mattina; è stato per 41 anni un medico del ‘Fornaroli’ sino a divenire, poco alla volta, una delle sue colonne portanti a livello professionale. Naturale, quindi, che per lui quello con l’ospedale sia un legame molto forte. Oltre che primario, negli ultimi due anni della sua brillante carriera, Di Giuseppe ha ricoperto il ruolo di Direttore del Dipartimento Chirurgico. Si può dire, a ragione, che lui rappresenti la ‘memoria storica’ del ‘Fornaroli’. Ha attraversato la nascita della prima USSL con l’unione di Magenta con Abbiategrasso, quindi, l’avvio della riforma formigoniana con la costituzione dell’Azienda Ospedaliera di Legnano e, poi, più di recente, questa riforma, di cui ha visto i prodromi e a cui ha collaborato facendo pervenire idee, proposte e suggerimenti attraverso il cosiddetto ‘Libro Bianco’ della Giunta di Roberto Maroni. “Devo dire – spiega il medico – che gli sforzi, affiancati dagli investimenti, compiuti in questi anni per una reale integrazione tra i quattro stabilimenti ospedalieri (Legnano, Magenta, Abbiategrasso e Cuggiono) sono stati notevoli. Quindi, in linea di principio, l’impegno profuso, a partire dall’allora Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Carla Dotti, è stato rilevante. Certo è – aggiunge il chirurgo – che volendo fare un esempio, è più complicato ristrutturare che costruire ex novo una casa”. Di Giuseppe, sotto il profilo concettuale ‘sposa’ l’idea del ‘fare rete’ innescando positive sinergie, che ha animato sia il periodo formigoniano che ancor di più il percorso di evoluzione del sistema sanitario lombardo varato nell’agosto scorso. Certo, poi ci si trova davanti a fatti concreti, come la genesi della reparto di Chirurgia della mano di Legnano e quello di Magenta che hanno percorsi ben distinti tra loro, ma che oggi si trovano insieme. La pensione del dottor Di Giuseppe, infatti, porta con sé la trasformazione del reparto del ‘Fornaroli’ in ‘Unità Semplice’ dipendente dall’Unità Complessa di Legnano con relativo primariato. “Ma quella di Magenta a cui sono legatissimo – ribadisce il medico – rimane una realtà di assoluto di livello. I miei ‘ragazzi’ – come li chiama affettuosamente Di Giuseppe – sono molto validi. Quindi, mi auguro davvero che queste professionalità potranno essere adeguatamente valorizzate anche in futuro”. Un futuro che è già presente. Con la trasformazione della vecchia ASL Milano 1 nell’ATS (Agenzia Tutela della Salute) metropolitana, una maxi azienda che governa un territorio con oltre 3 milioni e mezzo di abitanti, e il passaggio dall’Azienda Ospedaliera di Legnano all’ASST (Azienda Socio Sanitaria Territoriale) dell’Ovest Milanese guidata dal dottor Massimo Lombardo. Un nome quest’ultimo che per Di Giuseppe è garanzia di continuità. “Questa evoluzione – osserva l’ex primario del ‘Fornaroli – almeno per questo territorio, è facilitata dalla presenza di una figura che conosce molto bene potenzialità ed eventuali criticità su cui lavorare all’interno dei quattro presidi. Quindi, questo è oggettivamente un vantaggio”. Certo, il professionista dall’alto della sua lunga esperienza ospedaliera osserva che un certo ‘centralismo’ che governa la riforma dovrebbe essere un po’ smussato. “Almeno nella gestione del quotidiano servirebbe un po’ più di indipendenza, perché alcune decisioni legate alla normale amministrazione dovrebbero poter essere assunte con maggiore velocità e autonomia senza passare da ARCA (l’Agenzia Regionale Centralizzata per gli acquisti ndr)”. E, sempre con riferimento alla riforma, Di Giuseppe valorizza il ruolo di strutture intermedie presenti sul territorio come può essere un poliambulatorio privato qual è il Santa Crescenzia. “Senza dubbio offrono un tempo di risposta immediato alle necessità del paziente, oltre che la possibilità di scegliere un professionista di fiducia. Perciò si tratta di un valido supporto al sistema sanitario che da solo, viceversa, non sarebbe in grado di rispondere a tutte le sollecitazioni che giungono dai cittadini”. In prospettiva, il medico del Santa Crescenzia si immagina, dunque, una collaborazione tra pubblico e privato che possa essere agevolata anche grazie al sostegno delle istituzioni.

*Chirurgia Plastica Ricostruttiva: una disciplina complessa
Il dottor Di Giuseppe è uno dei massimi specialisti in Chirurgia Plastica Ricostruttiva. Occorre premettere che il campo di attività della chirurgia della mano può essere schematicamente suddiviso nei settori delle malformazioni congenite, delle malattie acquisite e della traumatologia. In ogni settore trovano applicazione le tecniche proprie della chirurgia plastica e dell’ortopedia, ed in particolare le moderne tecniche di microchirurgia. La sindrome del tunnel carpale, il Morbo di Dupuytren, piuttosto le Angiodisplasie della mano sono solo alcune tra le patologie che il dottor Di Giuseppe tratta con maggiore frequenza.
*Per info e per saperne di più vedi anche www.chirurgiadellamano.it