ABBIATEGRASSO – In una piccola sala dell’ex convento dell’Annunciata, si è svolto mercoledì 16 dicembre l’incontro organizzato dalla Lega Nord di Abbiategrasso per parlare del referendum per l’autonomia della Lombardia. Un tema molto caro a leghisti e non, che ha attirato un buon numero di cittadini, tra cui erano presenti tra il pubblico anche il sindaco di Vermezzo Andrea Cipullo con l’assessore Giussani, l’ex consigliere di Abbiategrasso, Luca Gioiosano. Relatori il vicepresidente regionale di lega Nord Fabrizio Cecchetti, il segretario della commissione bilancio della Regione, dott. Alberto Ribolla, e il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Stefano Buffagni. Per un impegno istituzionale a Roma, non ha potuto partecipare l’assessore regionale al Bilancio, Massimo Garavaglia. Durante la serata è stato spiegato perché è importante chiedere ai cittadini lombardi di qualsiasi colore politico cosa ne pensano del futuro della Lombardia e se sono d’accordo di avere più autonomia e più risorse. “E’ importante – ha detto Cecchetti – che i lombardi si possano esprimere. Se riusciremo a fare il referendum è grazie al voto dei 5 Stelle, occorrevano i due terzi dei voti, il Pd si è tirato indietro. Per la prima volta nella storia i lombardi potranno decidere del proprio futuro”. La riforma, che interessa il titolo V° della Costituzione, per la Lega rappresenta un “passo indietro”, come ha spiegato il dott. Ribolla: “Dal 2011 sono diminuite risorse e competenze per Comuni, Province e Regioni. Da un miliardo e mezzo di euro di tagli ai Comuni nel 2011, siamo arrivati a 8,3 miliardi nel 2015. Questo significa più tasse per i cittadini, da 10 miliardi con Berlusconi sono arrivate a 25 miliardi di euro con Renzi. E’ vero che l’anno prossimo non ci sarà più la Tasi, ma ad oggi non si dice come i Comuni faranno fronte a questa mancata entrata. I tagli alle Province sono passati da 300 milioni di euro nel 2011 a 3,74 miliardi di oggi. Ci sono più tasse e meno servizi ai cittadini, e per compensare il bonus di 80 euro, sono stati effettuati tagli per 106 miliardi di euro. La regione Lombardia, per supplire ai tagli del Governo, ha dato alle Province addirittura più risorse per garantire gli stessi servizi ai cittadini. Si prevede che dal 2016 al 2018 i tagli aumenteranno del 30% mentre si ridurranno del 45% i tagli ai Ministeri…” Dai dati brillantemente presentati da Ribolla, è emerso che la Lombardia è la regione che meglio spende le (poche) risorse disponibili. Il residuo fiscale lombardo, infatti, che è la differenza tra le risorse entrate attraverso le tasse e quelle spese, è di 53,9 miliardi di euro, il più alto in Italia. Questo significa che i cittadini lombardi versano in tasse più di quanto ricevono in servizi, ma questo, è stato spiegato, non significa che i lombardi non usufruiscano di servizi di qualità (pensiamo ad esempio alla sanità, la cui eccellenza è dimostrata anche dal gran numero di italiani che si fanno curare in Lombardia), ma dimostra che “quel poco che ci viene ‘restituito’ in tasse lo usiamo bene. Se tutte le regioni avessero i costi della Lombardia, l’Italia risparmierebbe 60 miliardi di euro, utilizzabili per migliorare la qualità della vita di tutto il Paese. I cittadini lombardi sono i più tartassati dallo Stato Italiano, che riceve più dell’80% dalle tasse”, conclude Ribolla. Buffagni ha spiegato la scelta di appoggiare la proposta leghista del referendum: “Non ci sottraiamo mai al confronto, mentre il Pd ha capito che gli conveniva… Noi vogliamo dare la parola ai cittadini, per noi, al di là del risultato del referendum, è importante che i cittadini partecipino alla vita politica. Ci siamo detti contrari, perché incostituzionale, all’idea di staccarci dall’Italia, va contro i nostri principi, per noi l’Italia è una e bisogna aiutarsi a vicenda, questi sono temi che ci differenziano dalla Lega. Però ci siamo resi conto del problema, non possiamo subire passivamente queste riforme; siccome siamo una forza di proposta e non di protesta abbiamo proposto la soluzione del federalismo differenziato che è costituzionale, Maroni ha accettato, quindi vogliamo chiedere ai cittadini se la Lombardia vuole far valere questo strumento, una proposta costituzionale sostenibile. Non vogliamo staccarci, né diventare la nuova Svizzera, ma avere più competenze e più risorse da gestire in autonomia. Per noi è già una vittoria dare la parola ai cittadini”. “Ogni volta che c’è una possibilità di confronto – ha aggiunto Cecchetti – è una vittoria in più. Il referendum sarà nella primavera 2016. Per me i lombardi sono cittadini che vivono e lavorano in Lombardia, non importa da quale regione o paese arrivino, se regolari e pagano le tasse non possono essere indifferenti alla possibilità di avere più risorse. Con un residuo fiscale di quasi 54 miliardi di euro, siamo la Regione col residuo fiscale più alto del mondo, significa che dei 170 miliardi di euro che paghiamo di tasse ne ritornano 116 miliardi, 54 li perdiamo. La Catalogna ha chiesto l’indipendenza, aveva ‘solo’ 17 miliardi di residuo fiscale; la Scozia per molto meno, circa 5 miliardi. Un altro esempio: i costi della politica regionale sono ben diversi, in Lombardia è di 2,63 euro per ogni cittadino, in Molise i costi della Regione sono gravano di 45 euro su ogni cittadino. Ogni anno – prosegue Cecchetti – paghiamo 20 milioni di euro di cure a immigrati irregolari, vantando crediti da Roma per 100 miliardi di euro, mentre 88.000 lombardi sono sotto la soglia di povertà. Noi riteniamo che ognuno sia libero di decidere a casa propria, chiediamo di votare secondo coscienza, al di là dell’appartenenza politica, di fede, della provenienza, ma solo come cittadini lombardi che vogliono essere padroni a casa loro”. La data possibile del referendum è nel mese di marzo o l’8 maggio. La speranza è che si possa raggiungere il quorum, “se vinceranno i sì, certamente molte cose cambieranno per i lombardi”, conclude Cecchetti. S.O.