ABBIATEGRASSO – Il primo incontro del 2020 del Rotary abbiatense, martedì 14 gennaio, un intermeeting con i rotariani del Mede Vigevano, è stato particolarmente carico di emozioni. Ascoltare la testimonianza di chi ha vissuto per diverso tempo in bilico tra la vita e la morte induce a guardarsi dentro e confrontarsi con i propri vissuti e le proprie paure, a rivivere esperienze proprie o di persone a cui siamo particolarmente legati. Mariateresa Corsico Piccolino Bocca si è raccontata con un dattiloscritto tra le mani, la prima stesura del suo libro “La musica della luna”, in cui descrive quello che le è successo. “Ogni volta che ne parlo – ha esordito – dico cose diverse, nascono emozioni diverse. Questa volta per esempio mi viene in mente che nelle sacre scritture Gesù non ride mai ma piange, le lacrime sono parole liquide, un insieme di emozioni, di fragilità…Tutte le lacrime che ho versato quando mi è stata diagnosticata la malattia sono cadute ma non si sono asciugate perché Dio le raccoglie e le mette in un otre da cui parte la possibile rinascita. Mi è successo a 36 anni, mi hanno detto che avevo un tumore, una brutta forma aggressiva. Volevo solo sapere se avrei potuto continuare a vivere con mio marito e mio figlio ma nessuno lo poteva dire. E’ l’esperienza più incredibile che una persona può fare, si spegne la luce, le lacrime che si versano sono piene di un dolore inspiegabile, c’è afasia, sei come annebbiato, ti senti un apolide, non hai terra, né spazio, non vedi tempo davanti a te. Non sai se potrai vivere ma sai che devi farti forza per le persone che ti amano, per loro devi essere forte e non mostrarti fragile. La malattia è la discesa all’inferno, non c’è dolore più forte che ricordare il tempo felice e sapere che probabilmente non hai un futuro. Hai solo il presente, un lungo, eterno presente. Hai una vita a timer e non sai quando trillerà. Più che la paura di morire è la paura dell’attesa, una lunga estenuante attesa”. L’autrice ha poi letto alcune pagine intense, in cui descrive il dolore come un macigno, il dover affrontare esami sempre più invasivi, i giorni melanconici in ospedale dove mancano le abitudini più semplici del quotidiano, ricordi come quello di un cappuccino solo ‘respirato’ di cui godere il profumo, non potendo mangiare. “Volevo tornare a casa – ha affermato Mariateresa – da mio marito, da mio figlio, dai miei genitori, facevo molte riflessioni in attesa che mi estirpassero il tumore che avevo dentro, un’attesa interminabile. Superare la malattia per chi ci ama diventa l’obiettivo. Un giorno presi tutte le mie fotografie, le selezionai e chiesi a mia madre di mostrarle a mio figlio per ricordargli chi era la sua mamma. Il dolore di mia madre che le gettò a terra mi colpì e modificò il mio atteggiamento. Invece che cedere alla disperazione decisi di affrontarla. La malattia deve diventare la forza trasformatrice, la mia opera d’arte. E il tumore è diventata un’esperienza rivoluzionaria che mi ha lasciato una grande voglia di vivere. Bisogna essere dilettanti della trasformazione, dei dilettanti hanno costruito l’arca di Noè che ha affrontato il diluvio, il Titanic opera ingegneristica è affondato… La forza è dentro di noi e nelle mani di Dio che ha guidato le mani dei chirurghi. Dopo l’intervento 64 punti dallo stomaco al pube, 17 cm per 15 la massa tumorale, un alieno che mi ha spinto gli organi interni da destra a sinistra, ma sono riuscita a credere di poter continuare a vivere. Ho sempre creduto nella forza del pensiero oltre che nell’amore di chi mi sta accanto. Ho voluto tornare a vivere e ho scritto ‘La musica della luna’, 50 pagine in cui spiego come sono passata dal dolore alla vita. Scopri che la musica della luna diventa la compagna della notte in cui torni a vedere le stelle. Continuo a commuovermi davanti a un passero, mentre faccio il pane con mio marito, felice di poter vivere queste cose ogni giorno”. Parole in cui tanti possono riconoscersi e ritrovare la speranza. E.G.
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