ABBIATEGRASSO – Venerdì mattina L’Eco della città era in diretta per aggiornare e informare sull’ospedale C.Cantù di Abbiategrasso che, dopo una gloriosa storia di 136 anni, se non si ferma questa illogica e immeritata fine, è inesoralbilmente avviato dalla politica regionale a essere declassato a poliambulatorio e non più ospedale. La chiusura del P.S. notturno è stato infatti solo il primo passo del progetto contenuto nel POAS (Piano Organizzativo Aziendale Strategico). A questo proposito ricordiamo che la legge regionale 23, dice che la programmazione avrebbe dovuto essere condivisa con i sindaci che rappresentano le comunità locali, chiediamo conferma all’ass. Bandecchi del comune di Morimondo che risponde: “Sì, l’ospedale di Abbiategrasso è un presidio storico che ha svolto un ruolo importante per il territorio dell’abbiatense e che oggi si vede privato di un servizio importante che è il Pronto Soccorso, chiusura indicata nel Poas, una programmazione che avrebbe dovuto secondo la legge 23 art.7 bis comma 6, coinvolgere i sindaci del territorio invece è stata una scelta univoca, di fatto l’ass.Gallera e i dirigenti non solo non hanno coinvolto i sindaci prima ma, l’ass. Gallera nonostante ripetute richieste, non li ha mai incontrati. Non ci sembra democratico prendere una decisione sulla pelle dei cittadini”. Non coinvolti prima né ascoltati dopo. Ma anche il tanto citato D.M 70 è stato disatteso, al punto 2.2.1  stabilisce che “i presidi ospedalieri di base, con bacino di utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti (salvo quanto previsto dal successivo 9.2.2), sono strutture dotate di P.S.con la presenza di un numero limitato di specialità ad ampia diffusione territoriale: Medicina interna, Chirurgia generale, Ortopedia, Anestesia e servizi di supporto in rete di guardia attiva e/o in regime di pronta disponibilità sulle 24 ore di Radiologia, Laboratorio, Emoteca. Devono essere dotati, inoltre di letti di ‘Osservazione Breve Intensiva’ .Viene descritto un modello organizzativo di P.S che avevamo, indicato come “struttura deputata ad effettuare in emergenza urgenza stabilizzazione clinica, procedure diagnostiche, trattamenti terapeutici, RICOVERO O TRASFERIMENTO URGENTE al DEA di livello superiore di cura in continuità di assistenza secondo i protocolli… Viene da chiedersi che cosa abbiano letto in Regione, perché lo Stato definisce i requisiti minimi degli standard qualitativi, strutturali e qualitativi per garantire una tutela della salute in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, assicurando innanzi tutto i LEA livelli essenziali di assistenza, come sancisce l’art. 32 della Costituzione. Questa è una premessa per rispondere a quella che l’ass. Gallera ritiene “non una volontà politica ma una scelta tecnica,  dovuta al rispetto delle leggi nazionali” e che solo una deroga al D.M.70 permetterebbe la riapertura del P.S. notturno. Deroga che dovrebbe fare la stessa Regione. Il decreto non chiede per altro di chiudere il servizio ma di potenziarlo e metterlo in sicurezza. All’ospedale Cantù sembra ci si accanisca a fare il contrario. Si dice che si potenzia, si fanno proclami, si spostano per alcune ore la settimana alcuni medici da Magenta, si annuncia con enfasi che si porta anche ad Abbiategrasso la chirurgia della mano, in realtà si fanno piccoli interventi in day hospital e il 12 giugno è stata annunciata la “sospensione e riduzione dei posti letto dell’area chirurgica”, perché si ritiene opportuno chiudere l’area chirurgica dall’8 al 20 agosto e ridurre a 10 i posti letto dal 23.7 al 3.9. La decisione di chiudere prestazioni chirurgiche nel periodo conferma che sono attività programmate  e rinviabili perche ambulatoriali e non urgenti: il reparto di chirurgia è diventato un grande ambulatorio. Si comunica anche che da lunedì 16 luglio, la diagnostica immunoematologica viene trasferita da Abbiategrasso a Magenta, sia per i pazienti interni che ambulatoriali. I campioni prelevati ad Abbiategrasso verranno trasportati con navetta a Magenta  da lun. a ven. alle 9. 11, 13, 15.15.  Quindi il Cantù perde anche il laboratorio analisi, fondamentale per gestire l’emergenza urgenza. Segnalazioni parlano di reparti decimati, corre voce che da settembre anche la pneumologia sarà a Magenta, d’altra parte se non si fa funzionare il P.S. ovvio che non si ricovera. Il disegno delineato nel Poas che accorpa il Cantù al Fornaroli di Magenta, progetto la cui realizzazione è iniziata il 12 dicembre 2016 con la chiusura notturna del P.S.,  continua con un’emoraggia di funzioni e servizi. Non solo non c’è stata, ribadiamo, nessun coinvolgimento nella scelta- decisione di chiudere il P.S. notturno ma l’ass. Gallera ha assunto una posizione di totale chiusura nei confronti degli interlocutori istituzionali quali i sindaci del distretto e perfino con i consiglieri regionali che dopo il sopralluogo, guidati dal leghista Rolfi,  hanno all’unanimità invitato a riaprire. Constatata la chiusura totale dell’ass. Gallera, sia i sindaci che il Movimento per i diritti del malato, che non intendono rassegnarsi, sollecitati da numerosi appelli dei loro concittadini che esprimono disagi e gravi rischi, perfino fatti drammatici, mercoledì 18 in delegazione sono andati in Regione a conoscere l’ass. alla Famiglia , Silvia Piani, che recentemente ha espresso il suo disappunto per la chiusura del P.S. di Mortara, a farci portavoce dei disagi delle famiglie dell’abbiatense anche relative a quello che è il servizio principale perché riguarda la salute. All’ass. Bandecchi che con il sindaco Pioltini  di Albairate ha rappresentato le istituzioni locali e con Marco Bessi e la sottoscritta per il Movimento del Malato, ha incontrato l’assessore regionale alla Famiglia, Silvia Piani, chiediamo di riferire. Durante l’incontro con l’ass. Piani abbiamo ribadito quanto appena esposto e fatto presente che si tratta di una problematica fortemente impattante sulle famiglie che hanno bisogno del P.S. h24 e dei servizi dell’ospedale. Il Dm.70 non dice che devono essere chiusi i P.S.ma al contrario, che i servizi di emergenza-urgenza vanno messi in rete e potenziati, i requisiti richiesti dal D.M.70 noi li abbiamo, quindi sembra un espediente l’invocare il D.M.70, una scelta incomprensibile. Si invoca la sicurezza e si mette a rischio, il P.S. è il primo livello essenziale di assistenza, potrebbero esserci anche responsabilità di tipo giuridico se manca la stabilizzazione clinica per poi essere  spostati, se occorre, in altri ospedali. Stabilizzazione prevista dal D.M.70, si fanno tanti proclami sull’ospedale Cantù, poi i fatti sono altri, stanno destrutturandolo, dopo il P.S. tolgono il laboratorio, riducono la chirurgia..I cittadini devono avere un presidio ospedaliero che risponde alle esigenze del territorio. I sindaci non hanno mai approvato il Poas che, tra l’altro ha una durata di 3 anni e ogni anno può essere aggiornato, quindi sulla base della richiesta dei sindaci può essere rivisto, ma da parte dell’ass. Gallera non c’è mai stato ascolto, abbiamo chiesto più volte di incontrarlo, non è mai accaduto se non quando abbiamo chiesto un incontro al Presidente Fontana e si è presentato anche lui. Il tempo però per incontrare un gruppo di Lealtà Azione l’ha trovato, ma non ha incontrato i rappresentanti delle istituzioni locali…Continuiamo la battaglia come amministratori insieme al Movimento per i Diritti del Malato e molti altri, contro il depotenziamento del nostro ospedale”. E.G.