Stazione di Abbiategrasso, sabato pomeriggio. Decidiamo di prendere il treno per andare a Porta Genova, a due passi dai Navigli. Comodo, penso (e già questo appare una provocazione). Mia moglie non ha il biglietto. Lo facciamo, ovviamente. Già, ma la biglietteria è chiusa. Ci rivolgiamo al bar. “Non ne abbiamo, deve farli con la macchinetta”. Grazie. Vado alla macchinetta dalla scritta luminosa “Biglietti e abbonamenti – Tickets and passes” (wow!). Seguo le istruzioni. Compaiono a video istruzioni: “Solo vendita abbonamenti senza ricevute. Introdurre tessera”. Ma io ho solamente bisogno di un biglietto…. Ho 8 minuti d’anticipo e, con una certa determinazione e buona memoria, provo nel bar dall’altra parte dell’Allea. Ottengo finalmente il biglietto. Rientro nell’atrio giusto in tempo per ridare un’occhiata tutt’intorno. Cartelli che appaiono quasi “minacciosi”. Del tipo: visto che volete sfidare la sorte, sappiate che:
– “LA BIGLIETTERIA TRENI NON E’ IN GRADO DI FORNIRE NE’ BIGLIETTI NE’ INDICAZIONI PER AUTOBUS STAV. Non sia mai. Parlare di servizio integrato è tabù in una cosiddetta CittàSlow che si fa vanto di EXPO.
– “SI INFORMA LA CLIENTELA CHE I BIGLIETTI EMESSI DALLA BIGLIETTERIA DI ABBIATEGRASSO NON POTRANNO ESSERE MODIFICATI DALLE BIGLIETTERIE DI TRENITALIA”. Urka! Mancava di trovar scritto: se sbagliate biglietto o variate il programma verrete puniti!
– “S’INFORMA LA GENTILE CLIENTELA CHE IL BINARIO DI PARTENZA O ARRIVO E GLI EVENTUALI RITARDI VERRANNO ANNUNCIATI ESCLUSIVAMENTE TRAMITE ALTOPARLANTE. IL PERSONALE DI BIGLIETTERIA NON E’ IN GRADO DI FORNIRE INFORMAZIONI IN MERITO”. AstroSamantha è nel contempo andata e tornata dallo spazio, tweetando in tempo reale da dove si trovava con noi terrestri. Ma il concetto di comunicazione qui, constatiamo, è ben altra cosa…
– “SI INFORMA LA GENTILE CLIENTELA CHE LA RICHIESTA DI BIGLIETTI CON CARTAFRECCIA O CON RICHIESTA DI FATTURA VA FATTA PRIMA DELL’EMISSIONE DEGLI STESSI. SI DOVRA’ DICHIARARE PRIMA ANCHE SE SI INTENDE PAGARE CON CARTA DI CREDITO O BANCOMAT O CONTANTI”. Un attimo: mi concentro…
– “PREDISPORRE LA MONETA. GRAZIE”. Ci mancherebbe… Dovere.
– “DAL 1° LUGLIO 2013 LA BIGLIETTERIA OSSERVERA’ IL SEGUENTE ORARIO…”. Ovviamente domenica chiusa. E per gli altri giorni ci vuole un computerino per tenerne conto, non essendocene uno uguale all’altro. Ma siamo tipi di fantasia…
– “DA LUNEDI 14 OTTOBRE 2013 LA STAZIONE E L’ATRIO RIMARRANNO APERTI DALLE ORE 5.30 ALLE ORE 20.00”. Chiusura in orario da coprifuoco. Il modo più sbrigativo (e pilatesco) per affrontare il problema della sicurezza.
Ne manca uno, probabilmente questo sì davvero utile, che dica che in caso di necessità i biglietti possono essere acquistati presso il/i punti vendita X o Y. Dettagli.
Saliamo finalmente sul treno che registra solo 5 minuti di ritardo (circa il 30%: ma ormai nessuno ci fa più caso: in fondo, è pure arrivato… Il successivo ci sarà un’ora dopo). Saliamo. Vista l’ora/il giorno, non è affollato. Sporco sì, come sempre. Niente aria condizionata (ma che pretese…!).
Arrivato a Milano ci godiamo da subito il buon passeggio ai Navigli, fino alla Darsena. E questo ricompensa in un istante tutti gli oneri che avremmo dovuto affrontare nel cercar parcheggio.
Immagino anche il contrario: gente che da Milano dovesse prendere un treno puntuale per venire a fare una gita fuori porta ad Abbiategrasso, con frequenza affidabile e degna di periferie europee, con biglietterie aperte fino a tarda ora e capaci di dare ogni tipo di informazioni su servizi inerenti ad una “rete” di trasporti, con quantità di macchinette distributrici tali da evitar le code anche a inizio mese… Invece no. Arriva ad Abbiategrasso: nessun punto di accoglienza che gli possa indicare che, magari, può prendere una “Bike-Bià” (inesistente) e può seguire un itinerario che ad esempio lo può portare in modo guidato attraverso piste ciclabili ad apprezzare le bellezze della città, soffermarsi per visitare una prestigiosa mostra che può essere allestita dentro uno dei tanti palazzi restaurati (una città al contrario che sembra allergica, soprattutto in questi ultimi anni a percorsi strutturati di cultura), far giocare in una pausa i propri figli in un parco (a proposito, che fine ha fatto il concorso che fu istituito con tanto di premio e vincitore per riqualificare il Parco della Fossa?) e, volendo, può arrivare in sicurezza sino a Vigevano, a meno di 10 chilometri di strada, attraverso una pista ciclabile in massima sicurezza per ammirare la splendida piazza Ducale.
Ma qui il nostro realismo supera ogni dimensione di ingenuità. Una pista ciclabile che porti a Vigevano? Se questa sensibilità non esiste ad Abbiategrasso, perché i nostri Amministratori dovrebbero immaginare di fare qualcosa che vada addirittura al di fuori della loro “sfera di interesse” in un’ottica di “rete” e di valorizzazione del territorio?
Intanto Abbiategrasso, in assenza di visione, sprofonda in un provincialismo senza precedenti con ricaduta negativa su una quantità di settori e servizi. Al di là di ogni rituale promessa elettorale. Non bastano spot per far vivere una città. Ma immaginiamo che i 200 delegati che si sono riuniti qui per la Città Slow non abbiano preso il treno. In una città che sta perdendo troppi treni.
Claudio Pirola, pendolare, presidente di Zyme
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