ABBIATEGRASSO – La chiesa del Sacro Cuore gremita di parrocchiani commossi e profumata di incenso profuso a piene mani, domenica mattina, ha stretto in un lungo e affettuoso abbraccio don Gianluca Romanò, per ringraziarlo di quanto compiuto nei sei anni trascorsi insieme, come guida preziosa nel non sempre facile cammino di costruzione della comunità pastorale. Una S. Messa concelebrata, intessuta di canti e intrisa di tanta commozione, che traspariva nelle voci e sui volti dei presenti e trovava poi sfogo in calorosi applausi. “Una celebrazione questa inserita nel quadro più ampio della festa dell’oratorio della nostra Diocesi – ha esordito don Gianluca – L’inizio delle attività oratoriane è un momento importante per lo spazio che la comunità cura in modo appassionato e compassionevole per l’educazione dei propri ragazzi, adolescenti e giovani. Chiediamo al Signore che il nostro cuore diventi come il suo, ricco di compassione per il nostro prossimo”. Tema questo della compassione ripreso poi nell’omelia, pronunciata ai piedi dell’altare, a distanza ravvicinata dai fedeli: “Ricomincia oggi il cammino della comunità. Cambiano i preti, i vescovi e anche i Papi, ma le comunità continuano a camminare incontro al Signore, è questa la cosa più importante. La Parola di oggi si organizza attorno a due parole che stanno benissimo insieme: Legge e Amore. La legge ci aiuta nella conoscenza oggettiva di Gesù, l’amore ci permette non di essere ingessati, granitici, ma di avere un cuore di carne. La legge serve a prendere coscienza di quel che sappiamo per entrare nella vita eterna, nostro desiderio. Passare dal sapere all’agire è la difficoltà più grande: siamo spesso credenti della domenica, la fede non entra nella vita, non condiziona i comportamenti quotidiani, perché non passa dal cuore ogni giorno. Il problema non è sapere chi è il nostro prossimo, ma essere prossimo di tutti, senza discernere chi, quando, come, perché. Gesù è compassionevole e noi dobbiamo, senza fare selezioni, provare compassione per tutti”. Voci commosse di giovani, adulti e anziani hanno, quindi, reso grazie a Dio per la presenza di don Gianluca nella comunità e don Gianluca si è sentito in dovere di sdrammatizzare un po’ con una battuta: “Grazie per le belle preghiere, speriamo che non sia come quando si fa il funerale, quando si muore si è sempre santi. Io non muoio, in obbedienza al vescovo continuo il mio servizio, che è stato sempre un po’ schivo, non ho mai voluto diventare il leader, il sacerdote deve stare accanto alla comunità. Anch’io ho ricevuto tantissimo in questi sei anni e porterò nel cuore la ricchezza ricevuta per ridistribuirla altrove, perché quanto si riceve nella forma del dono vive nella misura in cui lo si dona”. Pieni di affetto i doni portati all’altare, insieme al pane e al vino: le offerte per la missione in Africa, un quadro del Sacro Cuore, un diario dei ricordi con le immagini più significative, un melograno, tanti semi, un solo frutto, in segno dell’amicizia che unisce. Una preghiera è stata, quindi, recitata a nome di tutti per don Gianluca, chiedendo a Dio di continuare a camminare sulla strada da lui tracciata, “del perdono senza condizioni, dell’accoglienza senza compromessi, dell’integrazione autentica dei fratelli stranieri”, e di concedere “in questo momento di umana nostalgia, la rasserenante certezza di aver percorso insieme un tratto importante della strada che conduce a Lui”. Da ultimo, il saluto di don Innocente e don Angelo, che l’hanno ringraziato per il lavoro appassionato e svolto con competenza in una comunità viva, giovane e attiva, che riesce a svecchiare inveterate tradizioni, augurandogli che possa dare il meglio di se stesso nel nuovo incarico di parroco. M.B.
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