ABBIATEGRASSO – Nonostante fossimo in vacanza non sono mancate le segnalazioni di lettori in merito alla scomparsa prima di ferragosto di 3 degli 8 profughi ospitati in due appartamenti e gestiti dall’associazione Telefono Donna che avevamo contattato sia telefonicamente che per e-mail, chiedendo di inviarci, a loro discrezione, informazioni utili a far conoscere i nuovi ospiti con lo scopo di favorire la loro integrazione. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta e la questione profughi continua a dividere e a far discutere. Proviamo a riassumere cosa sta succedendo. Il ministro Minniti ha fatto un patto con i sindaci che prevede il limite del 3 x1.000 come quota di 3 richiedenti asilo ogni 1.000 abitanti, patto valido per i comuni che aderiscono allo SPRAR ovvero il Sistema di Protezione a gestione comunale a differenza dei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria)gestiti solo dai Prefetti. L’arrivo incontrollato di profughi in Italia, le divisioni europee, le inchieste sulle ong, le ombre sui sistemi di salvataggio non fanno che alimentare le contestazioni e avvelenare ulteriormente un clima già rovente per le tante ‘distrazioni’ politiche italiane. Una classe politica che alimenta continuamente l’antipolitica, rimandando leggi che risultano annunciate solo come buone intenzioni, vedi quella sui vitalizi. Invece di puntare sull’innovazione e su progetti che possono portare frutti anche se non nell’immediato, i partiti sembrano interessarsi solo a una politica utilitaristica pensata per avere visibilità e ottenere consensi elettorali più che per far progredire il Paese. Degli sprechi e del tempo sprecato abbiamo perso il conto. Le tasse che non diminuiscono e il lavoro che non aumenta non predispongono al meglio gli italiani con i profughi. E’ chiaro perché frasi come: “Terremotati di Amatrice a 35 gradi sotto le tende, clandestini a 35 euro dentro gli alberghi, qualcosa non torna, e a te?” e altre simili che compaiono sui social e sulle bocche di molti ottengono consensi. Così come vedere ogni giorno molti giovani chiedere l’elemosina davanti a negozi o girovagare non predispone al meglio i cittadini che si fanno in quattro da mattina a sera. Non farebbe bene forse agli uni e agli altri, invece di non fare nulla tutto il giorno, essere impegnati in lavori di pubblica utilità? Con il Prefetto si trovi il modo di ovviare a eventuali problemi burocratici. Aule da rinfrescare, manutenzione del verde e non solo, in città c’è molto da fare. Non sarebbe forse un buon preludio anche al proposto banchetto di benvenuto che ha ricevuto consensi ma che è stato vissuto anche come una provocazione e ha suscitato diversi commenti che abbiamo ricevuto. Alcuni ironici come il seguente: “Risparmieremo tre coperti alla cena di accoglienza proposta per gli 8 arrivati da noi” altri che propongono interrogativi come “Perché un banchetto solo per 8? Perché non invitare anche tutti quelli che comunque ogni giorno si aggirano in città a chiedere soldi per un panino?”. Ed anche: “Uno che si colloca fuori dalla legalità, oltre tutto approfittando dell’allentamento dei controlli per dargli la possibilità di integrazione e quindi di riscatto personale, va trattato come un qualsiasi fuorilegge proprio perché il principio di legalità non rimanga solo un bell’enunciato”. Intanto i 3 se ne sono andati, la Polizia Locale inviata dall’amministrazione Nai per effettuare un controllo non li ha trovati e la loro assenza è stata comunicata al Prefetto. L’associazione Telefono Donna, che li ha in carico, da tempo gestisce l’accoglienza per donne maltrattate e ha ricevuto attestati di stima anche recentemente dall’ex vicesindaco Cameroni, ma non è dato sapere se avesse a sua volta avvisato Prefetto e avviato ricerche dei tre irreperibili. Ipotesi, ma rimarranno tali, se ne possono fare molte: Hanno presentato domanda di asilo politico sapendo di non averne diritto? Stanno cercando di raggiungere altri parenti o conoscenti, magari in altri Paesi? Paesi oltralpe dove i controlli sono più severi e se non si hanno i requisiti per ottenere un permesso regolare, si viene rispediti in patria o, più spesso nel Paese in cui si è sbarcati, quello di prima accoglienza, ovvero nella maggior parte dei casi, in Italia. Molti giovani, me lo raccontava di recente un missionario, padre Fabien, in Africa vengono illusi da una martellante pubblicità sul nostro Paese rappresentato come l’El Dorado, luogo leggendario in cui si vive nella ricchezza, le famiglie vendono il terreno, ogni cosa, si impoveriscono ulteriormente per pagare il viaggio almeno a un figlio, quello che ritengono avere più possibilità di riuscita, destinato a ripagare il resto della famiglia. Sogni e illusioni che si infrangono a volte prima ancora di arrivare, nei fondali marini o subito dopo, schiavi di un business che alimenta false speranze per riempire tasche di insaziabili cinici. Difficile distinguere chi arriva per sfuggire a una guerra da chi invece fugge dalla giustizia e ha vili obiettivi o da chi è indotto a pensare di trovare ‘l’America in Italia’, un’Italia in cui sempre più diffusa è, al contrario, una guerra tra poveri. Enrica Galeazzi
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