ROBECCO S/N – “ Vivere la campagna, sviluppo e tradizione” è il tema di quest’anno proposto
dall’amministrazione di Fortunata Barni per consentire “di conoscere meglio la storia e le
trasformazioni di un territorio agricolo pregiato, fertile e ricco di acque. La campagna è ancora un
bene primario da cui ripartire per rilanciare l’economia, valorizzandone i protagonisti”. Detto ma
anche fatto, domenica sera infatti si è tenuto in municipio, tra le tante iniziative in programma da
venerdì 27 aprile a martedì 1° maggio, il convegno “Sviluppo tecnologico e agricoltura”. Un
convegno iniziato con la proiezione del filmato “Dentro la nostra storia”, protagonisti Carla Vaglio
di 91 anni del caseificio Pedretti e Carlo Maestri agricoltore di 89 anni. Due testimoni eccezionali
che per saggezza antica, memoria storica, impagabile naturalezza e simpatia hanno incantato. Carla
Vaglio ha iniziato a raccontare del padre che aveva comprato il mulino di Pontevecchio, del suo
matrimonio con Ambrogio Pedretti del caseificio di Casterno, i suoi 64 anni trascorsi a fare il
formaggio, i figli che hanno continuato “perché se facevano quello per cui hanno studiato erano tutti
disoccupati”. Ha descritto “una vita di fatica ma felice, adesso non c’è più niente, l’Italia è finita, i
soldi servono per pagare il governo. Si viveva diversamente, non so cos’è successo all’Italia…” E
così via, in un crescendo di considerazioni lucidissime tra una risatina e l’altra, risultando
irresistibile. Non da meno anche se penalizzata da uno stretto dialetto, l’intervista a Carlo Maestri
agricoltore dai mille ricordi che, citando per nome i vari protagonisti, ha ricostruito molta parte
della storia di Robecco, iniziando col dire “Al Castold che l’ha fai la Bcs bisogna fag un monument
e metel in piasa”. Un omaggio alla BCS la storica azienda di macchine agricole, rappresentata dal
Presidente ing. Fabrizio e dalla figlia Giulia. L’ing. Castoldi ha portato un articolato ricordo del
padre Luigi a cui il sig. Maestri vorrebbe fosse dedicato un monumento. E’ stata ricostruita,
accompagnata da suggestive e inedite immagini la vita del fondatore della BCS, nato nel 1906 nella
cascina di Bugo, terzo di 4 fratelli maschi, la cui madre era Adele Morosini, discendente dai nobili
Morosini di Venezia che annovera 4 Dogi e 26 Procuratori. Diversi rami della famiglia si erano
diffusi in seguito tra Pavia e Milano. Luigi Castoldi da giovane faceva il contadino, un duro lavoro
dal canto del gallo al tramonto, così raccontava ai figli, sempre a disposizione delle esigenze ed
emergenze della cascina dove non c’erano macchine, l’energia veniva dal bue e dal cavallo, c’erano
solo zappa, badile e falce. Il fratello Achille che si dedicava al canottaggio, a 18 anni cominciò a
vincere e rappresentò l’Italia alle Olimpiadi, vinse le Universiadi a Varsavia, avendo la meglio sugli
atleti di Oxford e Cambridge. Il padre come segno di riconoscimento nel 1924 gli regalò una
motocicletta, un ‘mostro’ che faceva i 70 all’ora. Luigi aveva 18 anni e interessato ai motori,
strappò al fratello il permesso di tenerla pulita, con lo scopo di poterla smontare e studiare. Mentre
Achille vinceva in 10 anni 30 medaglie d’oro e tante altre d’ argento, Luigi si dedicava alla
meccanica e costruiva, negli anni ’30, un generatore di corrente, utilizzando il salto dell’acqua dei
fossi, assicurando così la luce elettrica in cascina. Nel 1932 Achille ha 30 anni e si avvicina alla
motonautica, Luigi gli studia uno scafo che appoggia in 3 parti con 2 ‘zampe’ dietro e che lo fa
vincere. Per calcolare le altezze Luigi viene aiutato dal cugino Mario che progetta a sua volta aerei
per la Macchi. Una famiglia di genietti che porta l’ing. Luigi nel ’43 a inventare la motofalciatrice.
Fonda con alcuni soci la BCS che produce le prime 50 macchine che pubblicizza dicendo “costa
come una vacca da latte e fa il lavoro di 26 uomini”. Inizia l’era della meccanizzazione agricola che
riduce finalmente la fatica dei contadini, in 80 lavoravano per il nonno dell’ing. Fabrizio, ora per
una superficie più grande, ne bastano 2 “attrezzatissimi”. L’altro relatore, l’agricoltore dott. Pietro
Ticozzelli, ha confermato il “progresso enorme che l’industria ha trasmesso, con il suo contributo
tecnico ha stravolto tutto anche dal punto di vista economico e sociale. Le sue slide hanno ben
evidenziato la differenza del ‘come eravamo’ quando il lavoro di raccolta dell’erba era manuale,
così come il ribaltamento del fieno, la capitozzatura, la raccolta delle stoppie di mais, la
concimazione. Lavori sostituiti da trattori ultimo modello BCS che fanno ora 1.000 volte il lavoro
di un contadino e che diversi agricoltori di Robecco possiedono. Un susseguirsi di immagini di

macchine dalle incredibili potenzialità come ‘il ragno’ che lavora nell’acqua per la manutenzione
dei canali, il voltafieno che lavora decine di ettari l’ora. Condivisibili e meritevoli di attenzione tutte
le sue riflessioni su un’evoluzione che però non porta solo benefici, una criticità accennata riguarda
la burocrazia che ora richiede la rappresentazione grafica dell’azienda agricola, la
geolocalizzazione satellitare che dev’essere poi elaborata per la pratica richiesta e che sta facendo
‘impazzire’ gli agricoltori, ha lamentato il dott. Ticozzelli. Un convegno molto apprezzato di questa
106° Fiera che non dimentica ma valorizza la tradizione proiettandosi verso uno sviluppo
compatibile. E.G.