ABBIATEGRASSO – L’aspettativa di vita si allunga e capita sempre più spesso di sopravvivere ai familiari e di doversi affidare a strutture per sentirsi protetti ed essere accuditi. Occorre trovare un’altra ‘casa’, che dev’essere accogliente e deve riuscire a rispondere alle esigenze sanitarie ed esistenziali degli ospiti e rasserenare i familiari che glieli hanno affidati, a volte con senza sensi di colpa per non essere più in grado di gestire i propri cari a casa propria. La Casa di Riposo comunale di strada Cassinetta sembra in grado di raggiungere questo difficile obiettivo. Monica Negri, componente del Consiglio d’Amministrazione, spiega quali servizi offre la struttura e anticipa progetti e suggerimenti preziosi. “Faccio parte del cda della Casa di Riposo dal 2013, mi sento sempre più legata ai suoi 91 ospiti, di cui 10 in Alzheimer, in RSA a cui si aggiunge chi frequenta il Centro Diurno. Importante per le famiglie è anche il servizio Adi, ossia l’assistenza domiciliare integrata, che si attiva su segnalazione del medico di base per prestazioni sanitarie. Si tratta di prestazioni sporadiche o in continuità, dopo attenta valutazione secondo quanto richiede la patologia dell’anziano da trattare. Un altro servizio ritenuto molto importante è la cosiddetta ‘RSA aperta’ riservata ad anziani con demenza, si tratta di un servizio domiciliare grazie a un voucher ottenuto dalla famiglia che si rivolge direttamente allo ‘Sportello fragilità’ della Asl che, valutati i requisiti, mette a disposizione un’Asa, un Oss, altre figure professionali come lo psicologo, di supporto alla famiglia messa alla prova duramente e al paziente per stimolarne le funzioni cognitive. Dalle testimonianze che abbiamo raccolte dalle famiglie, risulta però difficile ottenere questo supporto, si lamenta infatti che venga erogato solo il livello base, ossia la prestazione di un’Asa che si occupa dell’igiene alla persona per 16 ore al mese, un aiuto molto apprezzato dai familiari, considerato prezioso ma insufficiente per chi deve accudire 24 ore su 24 una persona con cui diventa sempre più difficile se non impossibile comunicare e interloquire. Sollecitiamo chi è all’apice della catena organizzativa a dare più risposte e a mettere a disposizione tutte le figure professionali previste”. Il voucher viene assegnato in base al reddito? “No, il voucher non dipende dal reddito – spiega Monica Negri – ma dalla situazione sanitaria verificata. E’ importante dare sollievo ai familiari, la presenza di qualcuno che accudisce il proprio caro con demenza e ‘libera’ per qualche ora il care giver (ossia la persona che se ne occupa), è fondamentale per il benessere psico-fisico, permette un minimo di relax e recupero di energie che si traduce poi anche in una maggiore tolleranza. Sarebbe importante anche una sorta di ‘telefono amico’, perché il familiare non si senta abbandonato nei momenti più critici e dei volontari opportunamente formati per intervenire anche fisicamente e concretamente. Pensiamo sia utile anche uno Sportello, un Pronto Soccorso Alzheimer dove recarsi quando si ha un’emergenza effettiva o percepita tale. Un appello rivolto innanzitutto a una realtà strutturata come un ospedale, qual è l’istituto Golgi, da tempo orientato a trattare la demenza, con riconoscimenti e finanziamenti importanti, perché realizzi questo tipo di servizio importantissimo. I nostri dieci posti per persone affette da Alzheimer sono molto ambiti e ovviamente insufficienti a far fronte a una patologia sempre più diffusa”. Che cosa potrebbe migliorare la qualità di vita dei vostri ospiti? “Un problema è la difficoltà per i loro congiunti, se anziani e quindi non più in grado di guidare, di fare visita ai loro cari che li attendono con impazienza. In altre città ci sono i mezzi pubblici, qui è stato sospeso anche lo shopping bus che, almeno nei giorni di mercato, sopperiva a tale mancanza. Quindi, visto che siamo in periodo elettorale, è un suggerimento ai candidati sindaco, da tempo auspico una sorta di ‘taxi sociale’da utilizzare in condivisione con altri, supporterebbe le persone non automunite, negli spostamenti in città… Faccio anche un appello a chi ha tempo da dedicare, perché diventi volontario, per allietare i pomeriggi dei nostri ospiti, riempire la loro solitudine. Basta poco per far felice un anziano che, nonostante gli sforzi di tutti noi, vive una quotidianità ripetitiva. Un’uscita, un gelato, un rapporto di amicizia fanno la differenza della qualità di vita, una vita il più possibile dignitosa e serena”. Enrica Galeazzi
Nessun commento