MORIMONDO – Sarà allestita dal 2 al 25 aprile nella Sala dei Conversi la mostra “La figura esemplare di Carlo Tagliabue di Morimondo”, che intende valorizzare la figura del Rag. Carlo Tagliabue per le opere svolte come abitante, amministratore di Morimondo e direttore della Pia Casa di Abbiategrasso.
La mostra è divisa in varie sezioni: biografia e documenti personali; fotografie di Morimondo inizio 1900 del rag. Tagliabue; fotografie della cascina Fiorentina, gestita dal rag. Tagliabue e dalla sua famiglia, dove vengono sperimentate nuove tecniche per la coltivazione del riso; la Colonia Agricola della Pia Casa: questa esperienza si sviluppò tra gli anni trenta e quaranta del 1900 e aveva la finalità di estendere la possibilità di lavoro dei ricoverati (il lavoro era percepito dagli ospiti come elemento di autostima) e di rifornire il grande istituto di prodotti alimentari genuini e al costo di produzione; la Pia Casa (in cartolina) ai tempi del rag. Tagliabue: mostra l’istituto, dove è stato direttore, attraverso le cartoline che venivano inviate ai congiunti dalle persone ricoverate in istituto; oggetti appartenuti al rag. Tagliabue; il rag. Tagliabue riconosciuto ‘Giusto tra le Nazioni’ per aver salvato con il cappellano don Filippo Carminati 30 donne ebree nascondendole tra i ricoverati della Pia Casa di Abbiategrasso.
Carlo Tagliabue nasce il 6 dicembre del 1888 da Valentino Tagliabue ed Emilia Villani, in una famiglia di agricoltori che risiedeva presso la Cascina Fiorentina di Morimondo. Il 9 giugno 1934 sposa, a Pavia, Angela Arrigoni. Il 9 ottobre 1935 viene nominato, dal prefetto di Milano Riccardo Motta, Podestà del Comune di Morimondo. Come tale un anno dopo, il 10 agosto 1936, delibera la realizzazione della fognatura della frazione Caselle; il 14 agosto ’37 propone un contributo a favore della società Esticino per l’allacciamento elettrico del Comune di Morimondo.
La sua carriera professionale inizia dopo il diploma di ragioniere. Nel 1909 viene assunto come impiegato presso la Pia Casa degli Incurabili di Abbiategrasso che ospitava poveri, orfani, malati ed invalidi, dove percorre i vari i gradini della carriera amministrativa fino a diventare direttore nel 1923; mantiene questa carica fino al 1946. La sua direzione si caratterizza per l’impulso all’attività lavorativa dei ricoverati, con l’obiettivo di valorizzare le attitudini di ciascuno.
“Se uno non si sente utile, si lascia morire” era una delle sue massime preferite. Grazie al lavoro dei ricoverati, la Pia Casa raggiunge la pressoché totale autonomia economica. Alle occupazioni tradizionali alle quali erano addetti gli ospiti “abili al lavoro” (produzione di cartonaggi e di stuzzicadenti, tessitura, sartoria e calzoleria), si aggiungono quelle legate all’azienda agricola dell’Istituto, presso i poderi Pulice, Pellizzera e l’ortaglia dell’Annunciata.
A questo proposito si rivelano estremamente preziose le conoscenze agronomiche che Tagliabue ha acquisito durante la giovinezza trascorsa in cascina. Dall’allevamento di bovini sceltissimi si ottiene latte destinato sia al consumo interno dell’Istituto sia alla vendita. Per la prima volta in zona viene realizzato il trapianto del riso e si introduce la piscicoltura in risaia. Al nome di Tagliabue è legato anche un episodio di grande coraggio e umanità: il salvataggio di una trentina di donne ebree dalle persecuzioni derivanti dalle leggi razziali.
Egli nascose queste donne fra gli ospiti della Pia Casa durante l’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale. Per questo Carlo Tagliabue è stato riconosciuto “Giusto tra le Nazioni”: il suo nome è inserito nel Giardino di GARIWO (GArdens of the RIghteous WOrldwide) al Monte Stella di Milano. Carlo Tagliabue muore ad Abbiategrasso il 2 aprile 1961.
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