ABBIATEGRASSO – Stefano Olivares è molto conosciuto soprattutto in veste di amministratore del gruppo social AbbiategrassOnline con un seguito di oltre 10.600 persone. Com’è nata l’idea di Chocabeck? “Mi ha sempre attirato l’idea di fare qualcosa di mio, con i miei soldi e con mie strategie. Nel 2019 si è presentata l’opportunità di affittare un locale in una zona di passaggio, vista Castello, l’ho colta ed è iniziata la sfida. Fin da subito ho pensato a un prodotto, il caffè, come prodotto base. Non una torrefazione ma un negozio di nicchia con altri prodotti artigianali del territorio, quali il miele direttamente dagli apicoltori, il cioccolato di Gambolò, un’azienda che ricerca e propone the di ogni parte del mondo, marmellate e birre locali. Sono anche dipendente metalmeccanico, quindi mi sono avvalso di una collaboratrice, Daniela, che ha condiviso con me il percorso di un anno esatto, fino a settembre 2020. Da settembre a dopo Natale 2019 è stato un periodo entusiasmante e soddisfacente da ogni punto di vista, a marzo 2020 il Covid mi ha bloccato completamente. I miei progetti non consistevano solo nell’attendere il cliente in negozio ma il mio intento era far conoscere i prodotti attraverso fiere, mercati, eventi ad hoc. Avevo in mente un Angolo del Gusto in castello… Tutto questo non è stato possibile, niente più è stato possibile, sono saltati fiere ed eventi dove raccontare i prodotti, incontrare la clientela”. A cosa si deve il nome Chocabeck? “Il nome, oltre ad essere quello di un celebre Album del cantautore Zucchero Fornaciari di cui sono fan, è una parola in dialetto reggiano che ben si abbinava con la destinazione dell’attività, infatti usando le sue stesse parole, ‘Choca’ significa ‘che fa rumore’, ‘beck’ significa ‘becco’, quindi il becco che fa rumore in quanto non c’è niente in mezzo. È un’espressione, per non dire in maniera ‘brusca’ che non c’è nulla da mangiare, facendo immaginare invece tutto il contrario. Non da ultimo, il nome voleva rappresentare un particolare ‘omaggio’ al mio Nonno Zeno, uomo fondamentale nella mia vita (mancato pochi mesi prima) cui ero molto, molto affezionato… Che lo ‘legava’ proprio per l’uso del dialetto, anche se lui era milanese”. Per informare chi vuole intraprendere un’attività ad Abbiategrasso, raccontiamo quali difficoltà ha incontrato. “ Ho avuto particolare difficoltà per ottenere l’agibilità del locale da parte dell’Ufficio Tecnico”. Che cos’ha provato quando ha aperto? “Il giorno dell’apertura, durante l’inaugurazione, ho sentito la concretezza del momento, il sogno che si realizzava. La partenza di tante sfide: la ricerca della clientela, facilitata dalla mia notorietà sui social, ho parlato delle mie proposte a tante aziende che usano offrire bevande ai loro clienti. Quindi sono diventato il loro maggior fornitore con soddisfazione da entrambe le parti. I rapporti di lavoro sono presto diventati per lo più rapporti di amicizia”. Cosa l’ha resa più fiero? “Il caffè perché la richiesta era in aumento, grazie anche all’offerta di un marchio molto conosciuto, il caffè Borbone pubblicizzato da Gerry Scotti”. Com’è arrivato alla decisione, ahimè, di chiudere? “Già a settembre avevo perso la dipendente e la situazione Covid non è mai migliorata. E’ entrata in gioco la mia compagna, Carol, che è riuscita a riattivare il motore che si era inceppato, quasi spento, durante l’estate. Entrare in fascia gialla faceva ben sperare con solleciti e ordini di clienti/amici. Ma l’arrivo della zona rossa è stata una mazzata. Anche se potevo rimanere aperto mi è mancata la clientela, costretta a subire le restrizioni e a chiudere, quindi a non consumare. Già alle 17.30 con le chiusure anticipate alle 18 di bar e ristoranti, le strade sono vuote e rimanere aperti risulta del tutto inutile. Non parliamo poi della zona rossa ‘per sbaglio’, quando i dati dei contagi inviati dalla Regione hanno costretto il governo a posizionarci per la 4° volta in rosso quindi in lockdown”. Ha ricevuto ristori o aiuti di qualche tipo? “Ho avuto 1.000 euro di contributo a fondo perduto da parte del Governo che ho utilizzato per spese di gestione, ovvero per pagare il commercialista. Nulla per affitto, utenze, per le spese fisse, solo costi e ogni sforzo serviva solo per cercare di mantenere in vita qualcosa senza sapere per quanto…Non poter programmare è il vero dramma, non poter quantificare né prevedere se i sacrifici sono utili. A livello locale non ho ricevuto nessun sostegno. Ho dovuto sostenere anche la spesa di 500 euro per l’acquisto del Registratore Telematico richiesto dal governo e per cui era stato ventilato un possibile contributo, mai ricevuto, da un bando regionale. Il Natale è stato penalizzato e ancor meno proficuo del precedente e il persistere delle restrizioni mi ha portato alla scelta più drastica”. Cosa le rimane di questa esperienza? “Mi resta l’aver appurato che qualcosa poteva funzionare grazie alle tantissime persone che si sono fidate di me”. Cosa prova ora? “Provo rabbia perché l’insuccesso non è dipeso da me, da incapacità o perché rinunciatario ma da circostanze che tutti conosciamo e che ci hanno enormemente penalizzati”. Questo epilogo la blocca o ha altri sogni nel cassetto? “Momentaneamente mi blocca ma non sarà così per sempre. Senza la pandemia magari si riaccendono i fari per qualcosa di nuovo”. Auguriamo tutti quanti, di cuore, a Stefano Olivares, un grande meritato prossimo successo. Enrica Galeazzi
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