ABBIATEGRASSO – Tra gli incontri proposti dal Rotary Club Abbiategrasso quello di martedì scorso, 5 aprile, è stato particolarmente interessante e coinvolgente perché la relatrice, Daniela Pizzagalli, scrittrice, giornalista e psicologa, ha tracciato il ritratto di una donna protagonista della storia che ci riguarda. Bianca Maria Visconti infatti, figlia di Filippo Maria Visconti duca di Milano e di Agnese del Maino, ha trascorso l’infanzia e la giovinezza nel castello abbiatense ed è rimasta legata affettivamente al suo territorio. A Daniela Pizzagalli si devono le biografie di personaggi, soprattutto ‘signore’ del periodo rinascimentale, tra queste la prima rappresentata dopo accurate ricerche è stata Bianca Maria, definita “personaggio poco conosciuto ma grandissimo, gli Sforza d’altra parte non sono stati supportati a livello letterario come ad esempio i Medici che avevano molti letterati al loro servizio. Bianca Maria fu l’ultima dei Visconti e prima degli Sforza…è per lei che sono diventata scrittrice – svela – nella cartella stampa di un convegno su Ludovico il Moro c’era una sua lettera al figlio, tenera e interessante che mi ha spinta ad approfondire cercando documenti, lettere scambiate con i grandi del suo tempo. Suo papà, Filippo Maria Visconti, l’ultimo dei 12 Visconti volle per lei la sistemazione attuale del castello di Abbiategrasso che da fortezza fu ingentilito con bifore e reso il più possibile confortevole perché doveva ospitare la figlia e l’amata Agnese del Maino, sua compagna dopo la decapitazione della moglie, accusata di adulterio. Un signore rinascimentale, dedito alle armi ma anche uomo di cultura che chiamò grandi artisti e pittori come Pisanello anche per il castello di Milano, suo nonno era stato committente di Giotto. Moglie e figlia vissero stabilmente ad Abbiategrasso, Filippo Maria ci veniva in villeggiatura soprattutto in ottobre e novembre, la stagione della caccia. Arrivava da Milano con un barcone dove era stata allestita anche la sua stanza. Il duca di Milano si preoccupava principalmente di aumentare il suo potere. Tra i condottieri al suo servizio anche il conte di Carmagnola che quando fu licenziato da Filippo Maria si fece assumere dalla nemica Venezia riportando la vittoria su Milano nella battaglia di Maclodio, poi il suo comportamento giudicato troppo tollerante con i vinti insospettì i veneziani che, per i presunti, probabili intrighi con Filippo Maria, lo condannarono a morte. Filippo Maria si rivolse quindi a un altro valoroso, Francesco Sforza, promettendogli in moglie la figlia quando aveva soli 6 anni”. A Francesco Sforza si deve principalmente, secondo l’autrice, la pace che ha permesso il rinascimento italiano. Il mecenatismo nasce dalla pace, assicurata dallo statista Francesco Sforza che favorì la ‘pace di Lodi’ e la Lega Italica. Filippo Maria Visconti fece legittimare Bianca Maria in quanto figlia naturale ma non come erede del Ducato, avendo rinunciato a chiedere la legittimazione dell’imperatore perché i sudditi, già provati dalla carestia, non dovessero pagare il tributo previsto. Il grande amore di Bianca Maria per Abbiategrasso si concretizzò quando, dopo aver sposato a 16 anni Francesco Sforza, gli chiese di risparmiare dal saccheggio la città in cui era cresciuta invece di lasciarla, come ricompensa, alla mercé dei suoi soldati. Nel 1450 Francesco Sforza e Bianca Maria divennero, per acclamazione popolare, Duchi di Milano e il loro, benché fosse un matrimonio combinato fu anche un matrimonio d’amore, a Bianca Maria il marito delegò ogni aspetto culturale e il suo gusto per il gotico prevalse a Milano. Bianca Maria si occupò molto anche dell’educazione dei figli Galeazzo Maria e Ludovico il Moro che, come testimonia un ritratto, leggeva Cicerone già a 5 anni. A Bianca Maria si deve anche il primo ospedale, la Cà Granda, ospedale Maggiore di Milano di cui il Policlinico è l’erede e ancora conta su fondi lasciati dai duchi. Molte altre notizie e curiosità, durante la serata, dallo stemma di Bianca Maria con il motto “à bon droit”, alle immagini di chiese e altre testimonianze dovute a questa donna, a lungo abbiatense, che nella sua breve vita, terminata a 43 anni, ha usato il potere con grande intelligenza e lungimiranza. Un buon modello, una donna per la quale, l’autrice di “La signora di Milano”, propone simpaticamente, nell’epoca dei social e dei gruppi, il fan club “Bianca Maria Visconti”. Enrica Galeazzi
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