ABBIATEGRASSO – La XII disposizione finale della Costituzione della Repubblica Italiana vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto Partito Fascista. La legge 20 giugno 1952 n° 645 “legge Scelba” sanziona chiunque “persegue le finalità di riorganizzazione del partito fascista e chiunque pubblicamente esalta esponenti, princìpi fatti e metodi del fascismo e le sue finalità antidemocratiche”. L’art. 1 della legge Scelba recita che “quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista” è punibile con sanzioni detentive per i colpevoli del reato di apologia. Lo ha ricordato anche nel discorso del 25 aprile il presidente dell’Anpi di Abbiategrasso che questa norma è completamente disattesa da tutti, chiunque può postare sui social l’esaltazione dei simboli fascisti e nazisti impunemente senza paura d’essere perseguito.
Ma perché militanti di Lealtà Azione, gruppo di estrema destra, possono nella nostra città addirittura essere presenti nei giorni di mercato con un loro banchetto?
Chi ha affisso la scorsa settimana manifesti abusivi a firma “I camerati” con vistosa croce celtica che comunicavano della manifestazione del 29 aprile a Milano in ricordo di Ramelli?
Sappiamo che questi manifesti erano affissi in molte città della zona e quindi non basta la condanna degli antifascisti ma un’azione più concreta da parte di chi deve fare rispettare le leggi. I manifesti fascisti apparsi il giorno dopo dalla festa della Liberazione sono un duro schiaffo a chi nell’abbiatense ha sempre lottato per gli ideali della Resistenza. Molte polemiche sono uscite dopo che una cittadina ha dichiarato di aver strappato i manifesti. “Un gesto violento e antidemocratico, bisogna ricordare tutti i morti”, questi sono alcuni commenti alla foto dello strappo del manifesto. I morti, come ha ricordato il presidente Anpi Gianmarco Garbi, e lo stesso Presidente della Repubblica Mattarella, non sono tutti uguali. Chi ha combattuto per la libertà non può e non deve essere paragonato a chi ha combattuto per la sua distruzione. Eliminare un manifesto abusivo è segno di legalità, non di violenza o anti democrazia. Altre azioni si erano verificate anche in passato, croci celtiche alla Cooperativa Rinascita, la bandiera italiana al monumento del XXV Aprile bruciata, scritte fasciste e xenofobe sui muri della città. Ramelli è morto a 18 anni; è stato ammazzato brutalmente e un assassinio non può essere mai giustificato, ma la strumentalizzazione della sua morte è legna al fuoco del sentimento fascista che sta riaffiorando. Abbiategrasso non è fascista e ripudia questi gesti ignobili, codardi e soprattutto illegali. Naomi Contiero