ABBIATEGRASSO – All’assemblea dei sindaci del territorio in Castello, si sono presentati il dott. Lombardo, dg dell’ASST (ex AO), e il dott. Ponciroli dell’ATS mentre non ha accolto l’invito l’ass. Gallera di Regione Lombardia. Il presidente dei sindaci del distretto dei comuni dell’Abbiatense, Daniele Del Ben di Rosate, a nome dei colleghi ha subito dichiarato con fermezza: “Siamo assolutamente contrari alla chiusura notturna del P.S. e al depotenziamento dell’ospedale di Abbiategrasso”. Ha accennato al disagio sperimentato personalmente in questi giorni in cui suo padre è stato ricoverato di notte al P.S. dell’Humanitas, si è detto provato dal tipo di approccio poco rispettoso e dei tempi di intervento. “Se da Bubbiano si dovrà arrivare a un P.S. di notte – ha ipotizzato – e l’alternativa al Cantù è Magenta, servirà almeno mezz’ora in più e non c’è un trasporto pubblico efficiente. La scelta di Regione Lombardia fatta senza confrontarsi con noi amministratori, nonostante l’occasione del recente incontro all’Annunciata, è stata comunicata solo al sindaco di Abbiategrasso con una lettera. Noi rivendichiamo il ruolo di rappresentanti dei cittadini, non solo quando ci viene chiesto di aumentare le tasse ma soprattutto quando si fanno scelte di questo tipo. Siamo molto indispettiti e chiediamo alla Regione e a tutte le parti in causa di tornare sui propri passi. Occorre aprire un tavolo serio, abbiamo qualcosa da dire”. Il sindaco Arrara ha sottolineato che “anche se la chiusura notturna del P.S. era tra gli obiettivi, non si era parlato dei tempi e gli altri comuni non hanno avuto modo di informare i cittadini che hanno il Cantù come punto di riferimento. L’area dell’abbiatense è vasta, si è chiuso il P.S. in un periodo di maggiore difficoltà stradale. Chiediamo di congelare questa decisione, per verificare un percorso sul P.S. e sul futuro dell’ospedale”. La sindaco di Zelo ha spiegato di aver aderito anche al Presidio perché “consapevole di quanto è importante il P.S. anche per le realtà intorno, come il Golgi. Per noi è un punto di riferimento essenziale e chiuderlo crea una sofferenza difficilmente sostenibile, andando per di più a gravare su strutture già provate”. L’ass. Bandecchi del comune di Morimondo ha rimarcato l’assenza “della parte politica, per giustificare questa decisione ci parlano di dati e numeri, ma sappiamo bene che dipende da come li interpreti. Manca il personale? Ricordo che si spendono 400 milioni all’anno per il personale, è così difficoltoso trovare risorse per un anestesista-rianimatore? La Sanità ha un apparato amministrativo pesantissimo, costosissimo, lì non si possono fare tagli? Non ci fermeremo qui”. Pioltini, sindaco di Albairate, ha chiesto senza mezzi termini di riaprire e ha ricordato che tutti i comuni ed i loro cittadini si erano detti contrari alla chiusura, “ora è imprescindibile che si torni alla normalità, un P.S. anche con meno accessi è comunque importante, pochi minuti possono bastare per salvare o perdere una vita. La sanità non ha prezzo, ha un valore che non dev’essere mercificato”. Villani, sindaco di Ozzero, ha sottolineato anche che “sono stati spesi oltre 30 milioni di euro, ora se ne spenderanno altri 20 per Magenta, quanto occorre per gestire un servizio importante come il P.S.di notte? Dobbiamo rinunciare per qualche migliaio di euro?” La sola voce fuori dal coro quella del sindaco di Cisliano, che non risulta tra i firmatari della mozione presentata e votata  nei Consigli comunali e che è intervenuto per sostenere le tesi della direzione, ovvero che si tratta di una scelta ‘strategica’ e provocando l’intervento del consigliere Finiguerra, in ascolto tra il pubblico, che ha chiesto con quale atto amministrativo la Regione ha deliberato la chiusura del P.S. Nel successivo intervento il dott. Ponciroli dell’ATS  ha parlato in generale di come sia cambiata la medicina, delle scelte legate ai numeri, ha ribadito che “il  P.S. del Cantù non è punto di riferimento per diverse patologie e ha ricordato i P.S. più vicini, Magenta a 10 km raggiungibile in 19 minuti, Vigevano in 15 minuti, oltre al S. Paolo e al S. Carlo, secondo uno studio di approfondimento regionale condotto dall’agenzia del 118. Nei primi 8 mesi si è riscontrato un calo di accessi al P.S. di Abbiategrasso, il 70% della popolazione va a Magenta, oltre il 95% di chi si rivolge ad Abbiategrasso è codice bianco, ovviamente i codici vengono calcolati in uscita. Non c’è nessuna politica economica ma sanitaria, chi fa poca casistica è meglio che chiuda”. Il dg dell’ASST Lombardo ha chiarito di conoscere bene il territorio e che “il confronto c’è stato, la contrarietà è stata espressa da posizioni politiche ma io ho la responsabilità tecnica e le regole dell’emergenza-urgenza dicono che non posso portare in un P.S che non può trattare infarti che nell’uomo si verificano soprattutto tra le 4 e le 5 del mattino, se il ponte di Robecco è chiuso, il 118 lo porterà invece che a Magenta al S. Paolo…” Le sue dichiarazioni come quelle del dott. Ponciroli inutile dire che hanno suscitato più di una reazione indignata tra il pubblico. Non è stata da meno l’ass. Cameroni che ha ricordato come la vicinanza del P.S. abbia salvato la vita a suo marito vittima di una feroce aggressione, ha chiesto di “rispettare le scelte dei politici, portavoce dei problemi dei cittadini”. Cittadini che hanno poi elencato una serie di criticità che nei pochi giorni o meglio durante la notte, si sono verificati dalla chiusura del P.S. e che espongono a rischi maggiori la popolazione che, una volta arrivata a Magenta, trova un P.S. sovraffollato ed è costretta a ulteriori disagi, attese o trasferimenti. L’assemblea è continuata poi ‘a porte chiuse’, i sindaci incontreranno di nuovo Lombardo giovedì in ospedale, i cittadini contano su di loro e sperano che il 22 possano brindare alla riapertura del P.S. Enrica Galeazzi