ABBIATEGRASSO – Tra i tanti meriti del compianto Gianfranco Rocca ce n’è anche uno, diciamo così, artistico. Nel volume: “Il convento dell’Annunziata di Abbiategrasso”, curato da Mario Comincini nel 2006, si legge infatti un episodio poco noto della biografia di Rocca. Nel 1998 lo stesso Comincini e lo storico dell’arte Federico Cavalieri promossero una sistematica ricognizione sul vasto territorio dell’Est Ticino per realizzare il volume: “Pittura nell’Abbiatense e nel Magentino” per la Banca Agricola Mantovana. “In quella ricognizione – scrive Comincini – si considerarono anche gli edifici sacri recenti, dove potevano essere state trasferite opere antiche e quindi mi preoccupai di accertare se nella chiesa di S. Gaetano di Abbiategrasso si conservassero vecchi quadri, rivolgendomi – si era nel novembre 1998 – a Gianfranco Rocca, che conosce bene quella chiesa e l’annesso oratorio. Rocca mi segnalò che in un locale adibito alla ricreazione dei ragazzi si trovava un grande quadro, lì finito dopo un lungo peregrinare, che peraltro l’allora prevosto mons. Giovanni Cipolla, docente di storia dell’arte, aveva definito – mi riferì lo stesso Rocca – ‘una crosta’. Passarono diversi mesi, impegnati con Cavalieri nella ricognizione del territorio, durante i quali Rocca non perdeva occasione di ricordarmi di quel quadro: e ogni volta promettevo che sarei certamente andato a vederlo prima di ‘chiudere’ il libro. Nel luglio 1999 la ricognizione poteva dirsi quasi ultimata e quindi era venuto il momento di andare a vedere il quadro in S. Gaetano, che avevo lasciato per ultimo essendo il più comodo da esaminare (e anche per la sua reputazione di ‘crosta’). Vistolo, chiesi di poter parlare con don Luigi Peraboni, al quale raccomandai di trasferirlo altrove, trattandosi di un buon quadro, dal momento che era stato collocato vicino a un termosifone e ad alcuni tavolini con sopra pennelli e colori usati dai bambini. Chiesi poi di poter mostrare il quadro a Cavalieri e l’attribuzione al Cerano fu immediata e senza esitazioni; propose anche una data, poi rivelatasi esatta: 1595”. Riassumiamo il seguito: Flavio Caroli richiese il quadro per la mostra “Il Cinquecento lombardo”, inaugurata a Palazzo Reale di Milano nell’ottobre 2000: l’opera, collocata nell’ultima sala per la sua datazione, fu assicurata per 900 milioni di lire. Poi, a seguito di ricerche d’archivio condotte da Comincini, seguirono le conferme documentarie di quell’attribuzione, nel frattempo condivisa da altri storici dell’arte del livello di Rosci, Frangi e Coppa. Nel 2005 il quadro tornava a Palazzo Reale per la mostra: “Il Cerano. Protagonista del Seicento lombardo” e questa volta veniva esposto nella prima sala, essendo una delle primissime opere dell’artista, allora ventenne. L’opera, proveniente dal convento dell’Annunziata, si può quindi oggi ammirare nella chiesa di S. Maria Nuova anche per merito di Gianfranco Rocca. Enrica Galeazzi
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