ABBIATEGRASSO – L’intervento della scorsa settimana a firma di Adolfo Lazzaroni ha suscitato

un dibattito in città. Lazzaroni non è stato l’unico a “notare” le decorazioni luminose su Palazzo

Stampa nella settimana dedicata alla “luce”. Sulla questione è intervenuto anche il consigliere

comunale di Cambiamo Abbiategrasso, Domenico Finiguerra. “Ricapitolando:

1) Cambiamo Abbiategrasso ha chiesto la rimozione delle luminarie stile Luna Park da Palazzo

Stampa perché ritiene siano state installate in violazione al codice dei beni culturali;

2) Risponde l’arch. Clementi affermando:

– che quella è arte e non si giudica. E a questo punto vorremmo conoscere il nome dell’artista che ha

operato su Palazzo Stampa;

– che Finiguerra è un cittadino borghese (come fosse un insulto) accusandolo di oscurantismo e

attaccandolo oltre che personalmente anche politicamente.

3) Interviene anche l’assessore Colla che sostiene di aver letto il codice dei beni culturali e di non

aver trovato di aver agito senza rispetto del monumento.

All’arch. Clementi e all’assessore Colla rispondiamo che non basta leggere il codice ma bisogna

conoscere la prassi e la giurisprudenza oltre a vivere un po’ nel mondo reale e magari leggere i

giornali. Giornali che più volte hanno riportato di scontri tra amministrazioni locali e

soprintendenze ai beni culturali che non hanno concesso l’autorizzazione all’istallazione di

luminarie su beni di pregio storico artistico. Come accaduto a Milano, Roma e Napoli, solo per fare

degli esempi.

Peraltro sul caso Roma esiste un interessante parere rilasciato in data 21 maggio 2015 dal

Sottosegretario di Stato per i beni e delle attività culturali e del turismo (Borletti Dell’Acqua) in

risposta all'interrogazione presentata avanti il Senato della Repubblica n. 4-03204 Fascicolo n.86

che invitiamo a leggere. Capirete così che l’installazione su Palazzo Cittadini Stampa avrebbe

dovuto essere autorizzata dalla Soprintendenza e che la richiesta di Cambiamo Abbiategrasso non

ha spirito censorio o oscurantistico, né deriva da ignoranza o da incapacità di capire l’arte, ma è una

richiesta di rispetto della normativa vigente e dei cittadini che hanno versato milioni di euro per la

ristrutturazione di Palazzo Stampa, costretto ad ospitare sulla sua facciata un’installazione luminosa

non rispettosa del contesto storico paesaggistico dello stesso. Inoltre non rileviamo una

valorizzazione dal punto di vista turistico, né di Palazzo Stampa né del nostro territorio, con topolini

e palmette caraibiche messe al contrario, e rivendicando il diritto di critica di un’opera d’arte, le

riteniamo decisamente brutte.

Ma se all’assessore Colla e all'arch. Clementi piacciono così tanto, possono chiedere autorizzazione

e parere al competete Soprintendente ai Beni Architettonici e Paesaggistici. Magari li autorizza…”

conclude Finiguerra.