ABBIATEGRASSO – Al 31 dicembre 2017 erano in carico 146 persone (98 donne – 48 uomini; 54 italiani – 92 stranieri). I nuovi soggetti presi in carico nel 2017 sono stati 71 ( 49 donne – 22 uomini; 26 italiani – 45 stranieri). Tra i nuovi casi del 2017 gli stranieri provenivano prevalentemente da:  Albania, Ucraina, Perù, Romania.  I rimanenti appartenevano a 18 nazionalità diverse. Durante l’anno sono stati effettuati 1219 colloqui e distribuite 879 borse viveri.

Si è inoltre, tra l’altro, provveduto al pagamento di un centinaio di bollette luce e/o gas al fine di evitare l’interruzione dell’erogazione di energia.

La mancanza di una sufficiente disponibilità economica, strettamente collegata al bisogno di lavorare, costituisce certamente il problema  primario della maggior parte dei nostri utenti, le cui peculiarità li rende uno diverso dall’altro.

Trovarsi improvvisamente senza un’occupazione, arrangiarsi prestandosi in lavori saltuari o doversi accontentare di un compenso inadeguato, mortifica le persone e le induce a  sentirsi inutili e poco realizzate, impedisce loro e ai propri famigliari di  far fronte alle spese gravose che la vita quotidiana impone e di condurre un’esistenza magari modesta, ma dignitosa. Chi si trova in questa condizione di disagio viene assalito da ansia e preoccupazione; l’esigenza di far fronte ai debiti che si accumulano toglie la serenità e talvolta anche la speranza di vedere una via d’uscita; i rapporti umani spesso si incrinano, la salute stessa, fisica o psicologica, a lungo andare può risentirne.

La consegna di una borsa viveri, il pagamento di una bolletta o di un ticket sanitario   rappresentano allora un aiuto prezioso che soddisfa un bisogno materiale immediato, ma ancora più validi si rivelano l’accoglienza e la condivisione delle vicende che l’utente porta con sé, il rapporto umano che a poco a poco si crea, i suggerimenti forniti ( talvolta anche qualche richiamo), tutto ciò che può concorrere ad aiutarlo ad uscire dallo stato di precarietà e povertà in cui si trova.

La situazione diventa però più complessa nei numerosi casi, e sono i più cronici, in cui gli utenti non riescono a mantenere un posto di lavoro oppure manifestano un’incapacità di amministrare i loro guadagni. La richiesta di cibo o di un aiuto concreto il più delle volte nasconde  vicende famigliari intricate, storie di persone con fragilità mentali o segnate dalla mancanza di affetti, che hanno vissuto esperienze negative dalle quali hanno imparato solo a vivere di espedienti e non hanno, o non riescono a trovare,  gli  strumenti adeguati per uscire da quelle dinamiche sbagliate che spesso affondano le radici nelle generazioni che le hanno precedute. Nella speranza di trovare conforto, non di rado diventano vittime dell’alcool o del gioco fino a diventarne patologicamente dipendenti sperperando ogni piccolo avere, incapaci di distinguere le priorità dal superfluo. Intervenire in questi contesti diventa più difficoltoso: l’ascolto, il dialogo, il consiglio sono i mezzi che gli operatori maggiormente utilizzano per mostrare a queste  persone bisognose che con un po’ di speranza, di coraggio e buona volontà si può sempre cambiare.

Maggiore prudenza e un atteggiamento più fermo viene riservato a coloro che, fortunatamente una minoranza, ostentano il loro stato di indigenza per ottenere il massimo degli aiuti appellandosi ai doveri altrui ma dimenticandosi delle proprie risorse. Per questo diventa di fondamentale importanza uno scambio di informazioni con il Comune e le Associazioni che agiscono sul territorio.

L’impegno e la professionalità degli operatori dei Servizi Sociali  deve far fronte ad un numero elevato e in continua crescita di richieste di aiuto, ma l’urgenza di alcuni bisogni primari si scontra palesemente con i tempi biblici degli iter burocratici necessari ad ottenerle; in queste circostanze  il supporto dato dal Centro d’Ascolto si rivela provvidenziale per la persona disagiata. Tuttavia questo doversi sostituire alle Istituzioni, come talvolta accade, non giova alla loro immagine, in quanto può creare malcontento e indebolire la fiducia in chi vi opera ostacolando quella collaborazione necessaria che ha sempre come unico scopo la salvaguardia della persona umana in tutti i suoi aspetti.

E’ pur vero che c’è stata una lieve ripresa nell’economia, ma le persone che sono precipitate nell’indigenza non sono ancora riuscite a risollevarsi e continuano ad avere bisogno di un aiuto concreto per far fronte alle incombenze quotidiane e ritrovare la serenità necessaria per cercare una via di uscita e non commettere ulteriori errori.

Le Istituzioni devono riconoscere i diritti dei deboli come responsabilità propria.