Alfano era l’unico a non averlo capito. Solo il Ministro dell’Interno non aveva capito che tra i migranti in arrivo in numeri sempre maggiori sulle nostre coste potevano esserci anche dei terroristi islamici. Non sono forse i terroristi islamici a controllare le coste libiche e a decidere chi può salire a bordo di queste navi previo compenso? Certo per 43 miliardi si può chiudere un occhio. Quello delle migrazioni è un piatto troppo ricco per essere messo da parte; a scapito di noi italiani. L’Italia è ricca di simboli della cristianità, il nostro Paese ha un patrimonio artistico e archeologico impagabile e noi non potremo fermare la distruzione portata dai terroristi, se questi dovessero iniziare ad agire sul nostro territorio. Palmira non ha resistito per anni per l’assenza di islamici sul territorio. La sua caduta è da attribuire alla scelta ideologica dei terroristi, basata su senso di potenza ottenuto dall’abbattimento delle vestigia storiche. Lo fece Maometto, e come lui, i terroristi vittoriosi distruggono quello che trovano sulla loro strada. Ci dobbiamo tenere pronti ad una vera e propria invasione. In un Paese dove dodici milioni di italiani sono poveri, secondo i dati Istat sembra assurdo utilizzare risorse per qualcuno che non sia il popolo italiano, ma è necessario creare una situazione di benessere nei Paesi dove gli islamici si trovano attualmente per evitare che la nostra cristianità venga compressa. La nostra civiltà rischia di essere demolita come Palmira. Il nostro essere non può diventare motivo di paura. L’interesse generale deve prevalere su quello privato che guida da troppo tempo i quadri più alti della nostra società. L’alternativa è aspettare che i barbari prendano la nostra società. Dobbiamo unirci, solo insieme possiamo sconfiggere il terrorismo islamico. Dobbiamo credere. Dobbiamo recuperare un rapporto col passato, il presente e il futuro. Dobbiamo tornare ad essere padri della storia. Siamo parte di una tradizione, di una storia, di una società e non può arrivare il primo terrorista e abbatterla. Andrea Pasini
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