ABBIATENSE – Le preoccupazioni per le sorti dell’ospedale Cantù e della riapertura notturna del Pronto Soccorso non tendono a diminuire, anzi si rafforzano. La scorsa settimana diverse persone hanno chiesto se la raccolta firme e la mobilitazione continua, perché davvero non ci si può rassegnare a “perdere anche l’ospedale in una cittadina come Abbiategrasso, condannata da una cattiva politica a diventare città dormitorio”. Il racconto di disagi causati dal depotenziamento e dall’accorpamento con l’ospedale Fornaroli di Magenta vengono costantemente confermati dalle descrizioni di esperienze simili. Ad esempio la difficoltà di raggiungere Legnano. “Vi sembra possibile – afferma una lettrice – che mia cugina per seguire il fratello, operato a Legnano invece che a Magenta dove era possibile effettuare lo stesso intervento, ha dovuto soggiornare in albergo? Capisco che lo debba fare chi viene da un’altra regione per accudire un malato ma doverlo fare perché l’ospedale di Legnano dista 50 km da Abbiategrasso e non ci sono mezzi di trasporto pubblico per raggiungerlo è un motivo più che valido per essere invece indirizzati agli ospedali milanesi, per lo meno facilmente raggiungibili. Risulta chiaro invece che l’azienda ospedaliera dei quattro ospedali di Abbiategrasso, Cuggiono, Magenta, vuole favorire solo Legnano, riversando lì la maggior parte delle risorse, a scapito di tutti, dal personale medico e infermieristico e soprattutto a scapito della popolazione dell’abbiatense. Chiediamo di essere accorpati piuttosto a un ospedale milanese!”. Disagi sono stati segnalati al P.S. di Magenta durante i mesi estivi. “Mia madre stava male, è stata seduta su una sedia tutta la notte prima che qualcuno la visitasse”, anche peggio è andata al marito della signora che dice” dalle 2 di notte, dopo una sommaria visita, è stato rivisto da un medico alle 5 del pomeriggio e più tardi è stato ricoverato, una situazione da terzo mondo, inaccettabile”. C’è chi mostra foto di buche nel pavimento e altre che mostrano una mancanza di igiene e fili elettrici poco rassicuranti al P.S. di Magenta e commenta: “Hanno chiuso di notte quello di Abbiategrasso, nuovo, pulito e all’avanguardia, dicendoci che era ‘per la nostra sicurezza’ , in realtà è esattamente il contrario, ci hanno tolto la sicurezza, condannandoci a tempi di attesa assurdi e fuorilegge”. VERREBBE DA CHIEDERSI SE IN QUESTA GRAVE SITUAZIONE NON SI RAVVISI O CONFIGURI UNA INACCETTABILE ED ILLECITA INTERRUZIONE DI UN SERVIZIO PUBBLICO DI EMERGENZA DI PRIMA NECESSITÀ. Intanto al Cantù, l’organico risulta in diminuzione, non solo per quanto riguarda i medici, un’emergenza nazionale che dovranno gestire il ministero della Salute e le Regioni che, checchè ne dica l’assessore Gallera, organizzano autonomamente i servizi, e anche la Lombardia dovrà rivedere le scelte che l’hanno portata da Regione modello per la Sanità ad avere criticità paragonabili a quelle delle regioni più arretrate, soprattutto per quanto riguarda l’emergenza-urgenza. Tagliare presidi ospedalieri come sul territorio dell’abbiatense significa tagliare servizi essenziali. Da quando i medici di base non visitano più di notte e nei giorni festivi, gli accessi al Pronto Soccorso sono aumentati anche in casi in cui non c’è una vera urgenza ma viene percepita tale dal cittadino che ha comunque bisogno di un punto di riferimento, tanto più se è un malato cronico e un anziano che si riacutizza di frequente. Un’assistenza capillare sul territorio è indispensabile, potenziare, riaprire il P.S. di notte ad Abbiategrasso significa garantire quel livello essenzia e di assistenza richiesto dal tanto citato, anche a sproposito, Decreto Ministeriale 70. E.G.
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