“Stiamo cercando di capire quale deve essere il futuro di questo presidio e di questo punto di pronto soccorso. Io penso che l’audizione di oggi sia importante. Ho visto le tabelle che presentano una situazione, anche numerica, rispetto agli ultimi periodi di attività del P.S. di Abbiategrasso da tenere in considerazione. Probabilmente si è arrivati alla necessità di trasferire i pazienti e considerare non più sicuro il P.S. di Abbiategrasso perché, come in tanti presidi, si sono avuti dei depotenziamenti dal punto di vista strutturale e dei cali di personale, nonostante sia un ospedale in cui sono state investite importantissime risorse. Non so in quanti presidi della Regione Lombardia siano stati investiti così tanti soldi ed è uno dei motivi per cui Abbiategrasso deve aver garantito un futuro, una vocazione e un ruolo dentro la rete del servizio sanitario dell’azienda, ma anche regionale. Ribadisco che il punto principale è il futuro dell’ospedale, il suo ruolo nell’azienda, perché è un ospedale importante per il territorio e ha l’occasione di costituire un’importante rete per le risposte ai cittadini che sono anche quelle della cronicità. Non possiamo ricavare questa vocazione e questa visione dell’ospedale dal POAS. È difficilissimo leggere un POAS e capire dentro un piano organizzativo aziendale quali sono le garanzie del futuro di quel presidio. Noi stiamo parlando del P.S., ma dobbiamo parlare dell’ospedale. L’idea di fare dell’ospedale di Abbiategrasso il riferimento aziendale sulla chirurgia vascolare, pur dipendente dalla struttura complessa di Legnano, è una cosa fondamentale. Noi dobbiamo garantire il ruolo futuro e specificare la vocazione di quest’ospedale. Sul P.S., considerato che è un importante ospedale, non solo per il territorio, ma anche per la struttura e la storia, vogliamo capire le condizioni di risorse umane e tecnologiche che in teoria potrebbero essere ripristinate per ridare a quel pronto soccorso tutta la dotazione di garanzia che il DM 70 chiede. Sarà poi la Regione a dire che non ci sono i soldi. Fatto salvo tutto quello che ho detto fino adesso, se delle persone sono state trasferite negli accessi notturni ad altre strutture è perché lì mancavano delle cose. Quali sono le cose che mancavano? Sono andate perse per sempre? Si potrebbe recuperare qualche risorsa? Qualcuno parla di rianimatori e anestesisti. Abbiamo sentito molti pareri in questi mesi. Basterebbe ripristinare questa figura? Basterebbe avere quel macchinario? Dobbiamo avere chiarezza su qual è il gap tecnologico di risorse umane che oggi non ci consente di tenere aperto il pronto soccorso. Quando sappiamo qual è il gap la Regione Lombardia ci deve dire se quel gap è colmabile oppure no. Se è colmabile, il pronto soccorso può tornare ad avere il suo ruolo, soprattutto di sicurezza, e dare il servizio a quella città e a quel territorio. Se non è colmabile, dobbiamo avere chiaro qual è la vocazione e il futuro di quell’ospedale che deve avere tutte le risorse”.
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