ABBIATEGRASSO – Anche durante le vacanze estive il lavoro del Teatro Navigli non si è fermato; ospitato nella suggestiva cornice dell’ex convento dell’Annunciata ha avuto luogo, infatti, “Il ritiro – Fluxus: la via italiana al sistema Stanislavskij”, un seminario dedicato agli attori incentrato su costruzione del personaggio, analisi del testo e scrittura drammatica. Il seminario, della durata di dieci giorni, dal 17 al 26 agosto, è stato affidato niente di meno che a Paolo Antonio Simioni, il celebre “acting coach” che nella sua carriera conta collaborazioni con Sergio Castellitto e Tom Hanks. Quattro ore di teoria e tanta pratica per i ventiquattro attori professionisti che hanno soggiornato proprio all’interno delle stanze dell’Annunciata. Il lavoro si è basato interamente sull’operato del celebre regista teatrale Stanislavskij, la cui costruzione delle scene derivava dall’analisi delle emozioni interiori di ogni protagonista. Il seminario si è concluso sabato 26 agosto con una performance finale, svoltasi sempre nel convento, dove senza una regia specifica ogni attore ha potuto muoversi e presentare il proprio personaggio in modo indipendente. Gli spezzoni portati in scena derivavano per lo più da opere di Shakespeare, a cui lo stesso Stanislavskij si ispirava principalmente, come l’Otello, Mcbeth, Amleto, lo studio del personaggio di Amleto, lo studio del personaggio di Ofelia, il Giulio Cesare. Sorprendenti le interpretazioni degli attori professionisti e semi-professionisti, che in soli dieci giorni sono riusciti a portare sul palco un nuovo metodo di lavoro e renderlo, seppur attraverso spezzoni, uno spettacolo unico ed energetico. “Sono stati dieci giorni molto intensi, ci alzavamo presto per fare le prove, che andavano avanti fino a mezzanotte perché, una volta finito di provare le nostre scene, dovevamo commentare anche le interpretazioni degli altri. Una volta finita la giornata però, Paolo ci affidava il materiale per il giorno dopo, che dovevamo studiare fino alle tre del mattino per essere preparati – ci racconta l’interprete di Ofelia – Paolo è un vero professionista: inizialmente ci siamo dedicati a delineare lo schema di ogni personaggio che dovevamo interpretare, quindi ad assimilare il suo passato, e come esso avesse influenzato a livello emotivo i personaggi; fino ad arrivare ad un climax, quindi alla massima luce del personaggio, che è il bisogno di ogni uomo e che lo rende universale mostrandolo al pubblico”. Un’occasione prestigiosa, dunque, che ha avuto luogo proprio ad Abbiategrasso, tra le stanze dell’ex Convento dell’Annunciata. I.S.