ABBIATEGRASSO – L’incontro organizzato dal Movimento per i diritti del Malato, dopo presidi e la raccolta di 11.000 firme per scongiurare la chiusura del P.S. di notte e l’impoverimento dei servizi dell’ospedale Cantù, è servito a chiarire una volta per tutte che la decisione della chiusura è stata una scelta politica sbagliata della Regione e che si può e si deve modificarla per restituire ai cittadini il diritto alla salute con un ospedale che da 135 anni serve un vasto territorio di 207 kmq, il più vasto di tutti i distretti che comprende 15 comuni con 83.000 abitanti, prima di questa riforma regionale, ne copriva 135.000, quando erano accorpati anche i comuni di Trezzano e Corsico. Ora il Poas, il nuovo piano organizzativo, delinea un Cantù molto impoverito che risulta essere più simile ad un poliambulatorio che a un ospedale. Una scelta che si chiede di rivedere, ricordando che la legge regionale 23 che si rifà alle linee guida del decreto ministeriale 70, riprende anche nel Poas l’importanza della condivisione delle scelte con le comunità locali e i loro Sindaci che sono i primi responsabili della salute dei cittadini. Questo però non è avvenuto e le decisioni sono state calate dall’alto. Non a caso quindi l’incontro è stato condiviso con i sindaci del territorio, il loro presidente, DANIELE DEL BEN, sindaco di Rosate e referente in Città Metropolitana, ha ricordato che il P.S. dalle 20 alle 8 è stato chiuso il 12 dicembre scorso, a pochi giorni dall’affermazione dell’ass. Gallera (FI) che aveva fatto sperare in un ripensamento. I sindaci gli hanno chiesto un incontro, l’ha fissato ma non si è presentato. I sindaci hanno fatto richieste precise, per lo più contenute nella mozione, approvata dai consigli comunali, chiedendo conto tra l’altro dei 30 milioni di euro spesi recentemente per rifare l’ospedale, ora avviato al depotenziamento. Del Ben ha comunicato l’assenza di Fabio Altitonante, il consigliere regionale di FI che ha il merito di aver presentato, a sua volta, una mozione che ha riaperto la discussione sul Cantù. “Non sta bene… si dice così”, ha ironizzato con garbo, in molti erano già al corrente in realtà delle pressioni e condizionamenti nel partito da parte degli amici abbiatensi di Gallera e Lombardo che invece insiste per la chiusura. Di parere opposto il sen. MARIO MANTOVANI (FI) presente come il cons. Borghetti (Pd) a spiegare perché in consiglio regionale hanno difeso P.S. e ospedale. Mario Mantovani, che ha inaugurato a più riprese i vari lotti e le sale operatorie del nostro ospedale, ha detto chiaramente che “al di là di quel che viene fatto a Roma, si decide in Regione Lombardia”. Un’approfondita conoscenza dei P.S. quand’era nel Parlamento europeo lo ha portato al ruolo di assessore alla Sanità in Regione dove non ha condiviso del tutto la nuova riforma sanitaria ed ora “ho sentito il dovere – ha detto – di intervenire per Abbiategrasso. La chiusura qui l’ha decisa Lombardo, non è colpa di Gallera, certo se fossi stato io l’assessore non l’avrei chiuso, è stata una scelta improvvida e improvvisa..Dei 18 miliardi per i 198 ospedali regionali, l’ASST Ovest-Mi dispone di 700 milioni di euro, per 300/400mila euro non si può mettere in difficoltà una città intera…Per salvare anche una sola persona val la pena spenderli. Il valore della vita è inestimabile. Sono stato dopo l’una di notte al P.S. di Magenta, quando ho visto le condizioni, ho disposto oltre 4milioni di euro per farlo nuovo. Abbiategrasso deve avere il P.S. i sindaci devono far valere le loro ragioni in commissione, e si faccia valere il candidato che vincerà le elezioni. Se si chiude Abbiategrasso si devono chiudere almeno 15 P.S. in Lombardia, l’ospedale Cantù è da salvaguardare, io ci sono”. Altrettanto chiaro e determinato il cons. CARLO BORGHETTI che ha usato una metafora appropriata: “quando a una margherita togli un petalo, poi un altro e ancora, non riconosci più la margherita. Non è più un fiore e questo è quello che sta succedendo all’ospedale Cantù. In Consiglio ho invitato a guardare il dito P.S. ma anche alla luna ospedale che rischia di diventare un POT, un presidio senza P.S. e che perde servizi. Da 20 anni la politica sanitaria lombarda sostiene più il privato che il pubblico. L’ultima delibera di Gallera prevede l’ente gestore e non più il medico, si spostano servizi per far tornare i conti ma occorre che ovunque si usino pesi e misure uguali, Abbiategrasso ha i numeri perché l’ospedale rimanga tale. Bisogna battere i pugni in Regione, questa riforma ha punti negativi, l’azienda reinvesta su questo ospedale, c’è già il Golgi, non c’è bisogno di un altro cronicario, ma di mettere in sinergia le due strutture”. GIAMPIERO MONTECCHIO, che rappresenta i medici dell’Abbiatense, ha portato alcuni esempi e riferito della percezione negativa che si è creata parlando di mancanza di sicurezza, che spinge i cittadini ad aspettare e rinunciare ad andare altrove di notte, con conseguenze anche tragiche che non verranno messe in relazione alla soppressione del servizio notturno, indispensabile soprattutto per i cronici che si riacutizzano più facilmente e più spesso: “Serve un Ps che funzioni di giorno e di notte, che consenta ai medici di lavorare in sicurezza”. Del Ben ha quindi chiesto ai 7 aspiranti sindaci di dire in 2 minuti se intendono impegnarsi o no per la riapertura del P.S. e rilanciare l’ospedale. NAI (5 liste del centrodestra) ha detto che lo ritiene un dovere e che “occorre metterlo in condizione di sicurezza”. GRANZIERO (Pd e lista Energie) pensa di portare avanti la battaglia “con i nostri referenti, con il cons. Borghetti e fare in modo che il P.S. sia sicuro”. DE ANGELI (M5S) ha puntato il dito contro FI “Mantovani dice il contrario di Gallera, uno dei 2 mente, non prendeteci in giro”. FLORIO (Rif.Comunista) ritiene che l’ospedale sia “un patrimonio comune, non può deciderne le sorti un burocrate, è una scelta politica, se chiudi l’ospedale non lo riapri più, per questo dobbiamo opporci”. TARANTOLA ( Ricominciamo) ritiene sia “ovvio che tutti diciamo di tenerlo aperto, se chiude il P.S. l’ospedale non ha più clienti”. FINIGUERRA (Cambiamo Abbiategrasso e A.B.C) ha detto che se sarà sindaco farà 3 cose per il Cantù: si rivolgerà al Ministro per riferire di non essere in grado di assicurare la salute in città, segnalerà alla Corte dei Conti che sono stati spesi 30 milioni di euro per sapere chi ha sbagliato la scelta, se prima o se adesso. Promuoverà una manifestazione popolare di protesta in Regione come aveva proposto al sindaco Arrara che invece non ha fatto nulla così come Albetti, presidente della Consulta sanità. PIROLA (Zyme) chiede che il P.S. diventi “efficiente ed efficace sempre, tanto più che Magenta non è collegata con un servizio pubblico decente. Il Cantù non deve diventare un cronicario”. Pur volendo dare voce alle domande dei molti presenti, l’ora tarda ha richiesto che venissero fatte domande sintetiche senza preamboli. Questo ha scatenato una bagarre tra chi invece avrebbe voluto avere più tempo a disposizione, il moderatore ha però evitato comizi e troncato ogni polemica. Sia Borghetti che Mantovani hanno risposto ad ogni quesito, Borghetti ha infine comunicato “chiederò che la mozione venga messa all’o.d.g. e calendarizzata prima delle elezioni, si dovrà sapere chi vota a favore dell’apertura e chi no”. Mantovani ha ribadito che per un bacino di 470.000 abitanti e 4 ospedali non ci possono essere solo 2 P.S., ha ammesso che nel suo partito come in altri ci sono anche posizioni diverse e che comunque le decisioni e le leggi si possono cambiare, anche la 23 quindi si può modificare. Infine Gianni Pioltini, sindaco di Albairate, a nome dei colleghi ha lamentato che le istanze presentate non sono state prese in considerazione dal direttore generale Lombardo e ha invitato a proseguire tutti insieme la battaglia per riavere P.S. e servizi migliori. E.G.
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