ABBIATEGRASSO – Sabato 30 settembre si è svolta nella Sala Consiliare del Castello Visconteo la presentazione del libro “Cunfidens de Sacubigiu” dello scrittore abbiatense Giuseppe “Peppino” Cislaghi, classe 1945. Sala colma di pubblico, con amici e rappresentanti del mondo dell’arte e della letteratura di Abbiategrasso. L’introduzione e presentazione del libro è stata curata dallo scrittore e storico cileno Julio Araya Toro che ha fatto una brillante sintesi biografica e bibliografica di “Peppino” Cislaghi. Poi lo storico Araya e l’autore Cislaghi hanno dato vita ad un simpatico colloquio in “salotto” con domande e risposte alternate con le poesie in dialetto “meneghino abbiatense” e italiano di Cislaghi. Araya nel suo intervento ha proclamato “Peppino” come uno dei quattro grandi poeti dialettali abbiatensi insieme a Guido Ranzani, Lucio Da Col ed Enrica Moroni “Calicantus”. Uno dei momenti più importanti dell’evento è stato il racconto della storia di questo famoso personaggio popolare: racconti, storie e poesie satiriche in dialetto di “Sacubigiu”, all’anagrafe Luigi Sacchi, nato e morto ad Abbiategrasso a metà dell’800 e all’inizio del ‘900, ispiratore del libro di Cislaghi. Un altro momento dell’evento è stata la sorpresa finale: “Peppino” Cislaghi e il suo amico Bruno Rivolta alla chitarra hanno interpretato in forma magistrale la “Canzone di Sacubigiu”, accolta con grande entusiasmo dal pubblico. In sala consiliare c’erano: Lucio Da Col ed Enrica Moroni “Calicantus”; grandi poeti dialettali locali; Danilo Radice, pittore e socio di “Amici dell’Arte e della Cultura” e della “Società degli Scrittori Latinoamericani ed Europei” (Selae); Guseppe La Barbera, Filippo Amato, Erica Regalin e Marcela Rodriguez Valdivieso. Tutti soci del “Gruppo Abbiatense Lettori e Autori” (Gala 108) e della “Società degli Scrittori Latinoamericani ed Europei” (Selae). E’ stato un pomeriggio pieno di ricordi di una Abbiategrasso che non che più. Questo evento è stato patrocinato dal Comune di Abbiategrasso e dall’Associazione Porto Alegre. Foto di Erica Regalin