ABBIATEGRASSO – L’ennesima scoperta dello storico per eccellenza  del nostro territorio, Mario Comincini. Prosegue la valorizzazione della quadreria dei prevosti di Santa Maria Nuova. Lunedì 7 ottobre è stato presentato il restauro dei dipinti raffiguranti don Giovanni Paolo Bellino (1578 – 1607), don Paolo Gerolamo Origone (morto nel 1621) e don Giuseppe Raimondi (1928 – 1930). Anche in occasione di questi restauri non sono mancate scoperte e la più interessante è che sotto il ritratto del prevosto Bellino, come già riscontrato per San Carlo, si cela quello di un Trivulzio. Ma dei restauri daremo conto settimana prossima. Anticipiamo intanto un’altra importante scoperta, questa volta archivistica, annunciata da Mario Comincini: la quadreria dei prevosti fu istituita nel Settecento. Già era chiaro, per evidenze stilistiche, che i ritratti più antichi non vennero realizzati di volta in volta nell’epoca in cui visse il soggetto rappresentato, perché i primi otto sembrano fatti in serie e la conferma è venuta dalla scoperta che sotto S. Carlo e Bellino si nascondevano due cardinali della famiglia Trivulzio, come hanno descritto con chiarezza e competenza le restauratrici Anna Valeria Soragna, Giovanna Colombo e Veronica Sfondrini. Adesso Comincini è riuscito a stabilire che la quadreria fu istituita nel Settecento esaminando le iscrizioni, presenti in ogni quadro, che forniscono alcuni dati biografici dei personaggi rappresentati: questi dati risultano ripresi da un elenco dei prevosti redatto, appunto alla metà del Settecento, dal prevosto Bernasconi. Questa coincidenza è stata riscontrata per tutti gli otto prevosti prima dello stesso Bernasconi e quindi è evidente che si attinse al citato elenco. Un solo esempio. Per il prevosto Gabagliati, Bernasconi scrive: “Nel dì 7 del mese di decembre dell’anno 1626 prese possesso della prepositura Ettore Gabagliati d’Abbiategrasso, oblato, Teologo di Appiano, d’indi preposto di Cesano Boscone. Sopravvisse solo circa al fine di aprile 1629”; nel quadro si legge: “Gabagliate Ettore di Abbiategrasso, oblato, già teologo di Appiano, poi prevosto di Cesano Boscone, indi nel 7 dicembre 1626 fatto prevosto di questa sua chiesa natale. Morì allo spirare dell’aprile 1629”. In realtà la data della morte di Gabagliati, come risulta da due fonti archivistiche, è il 14 luglio, quindi chi fornì il testo per il quadro non può non aver copiato da Bernasconi (copiando anche l’errore). Pertanto la quadreria non può essere anteriore al 1745, quando Bernasconi iniziò la redazione del manoscritto. Ma si può sostenere che la quadreria fu istituita dallo stesso Bernasconi anche per altre considerazioni. Comincini infatti ha fatto notare che i ritratti di Pusterla e Bernasconi (i due furono contemporanei: il secondo coadiutore del primo) sono i primi che si staccano dall’impostazione stereotipata dei precedenti otto (tipo di pavimento, calamaio sul tavolo, drappo in mano ecc.) scelta per rappresentare i prevosti precedenti; inoltre per la prima volta hanno una diversa “impaginazione” del testo, non più a epigrafe a fianco della figura del prevosto ma al piede in un cartiglio orizzontale su fondo bianco e, sempre per la prima volta, vedono impiegato il latino, scelta colta e seguita anche per il successore Oldani ma poi abbandonata per tornare alla lingua italiana: da quel momento ogni dipinto risulta autonomo dai precedenti, anche perché realizzato effettivamente nell’epoca del rappresentato. Visto quanto finora emerso, non è escluso che altre scoperte verranno fatte anche con i prossimi restauri. Ce lo auguriamo tutti. Enrica Galeazzi