Abbiamo incontrato Andrea Pasini, giovane imprenditore di Trezzano sul Naviglio, sempre interessato al tema della politica e attualità. Andrea Pasini, cosa ne pensa della situazione attuale dell’economia italiana? “L’economia italiana è sempre stata dominata dalle PMI (Piccole e Medie Imprese, ossia quelle imprese che in generale hanno meno di 250 dipendenti e fanno meno di 50 milioni di fatturato) Per una consuetudine, purtroppo, vecchia come l’uomo, per la quale si è forti coi deboli e deboli coi forti, sono proprio i piccoli imprenditori a dover sopportare il maggior carico fiscale, questo perchè le pmi non hanno i mezzi per, usando una perifrasi estremamente cauta, pagare meno tasse possibili attraverso i trucchi di esperti tributaristi, come fanno certe grandi multinazionali. Il problema del carico fiscale non è solo nella sua distribuzione economica, quindi più peso sulle spalle dei piccoli-medi proprietari di azienda piuttosto che sulle multinazionali, ma è anche geografico. Si rimane sorpresi nel sapere che la città con la pressione fiscale più alta non è certo Bolzano, nota per il suo livello di occupazione (il più alto d’Italia) e per la sua efficienza, che quindi a rigor di logica potrebbe sopportare un pressione fiscale un pochino più alta, no di certo, la città con la pressione fiscale più alta è Reggio Calabria dove arriva alla poco onorevole quota del 73,4%. Se il problema fosse solo l’elevata pressione fiscale, la si potrebbe sopportare a condizione che lo stato fornisca una burocrazia efficiente, dei funzionari diligenti e una digitalizzazione fatta con criterio, in pratica i tutti quei servizi che uno Stato giusto dovrebbe fornire visto che impone delle tasse arrivate a livelli vessatori. In questo modo gli artigiani e gli imprenditori si sentirebbero trattati più come professionisti e meno come mucche da mungere”.
Andrea Pasini, cosa non funziona quindi?
“La descrizione ideale appena fatta è lontanissima dalla dura realtà con cui le imprese di ogni dimensione fanno i conti: burocrazia pachidermica, che richiede molto tempo (e, come sappiamo tutti, il tempo è denaro), funzionari svogliati e scortesi quando non direttamente assenteisti (non destano neanche più scalpore le notizie dei “furbetti” del cartellino che ormai ci vengono segnalate con desolante frequenza), la digitalizzazione mancante o sbagliata, del resto con un personale nella PA (pubblica amministrazione) con un’età media superiore ai 50 anni quale digitalizzazione si può sperare? Il Ministro Matteo Salvini ha sempre dimostrato di tenere a cuore le sorti del “popolo delle partite iva” e ci auguriamo che passi al più presto dalle parole ai fatti, anche se l’alleanza coi 5 stelle potrebbe richiedere di giungere a compromessi che non farebbero altro che danneggiare ulteriormente l’ecosistema delle pmi. Gli italiani, checché se ne dica, sono un popolo di lavoratori, vogliono lavoro, non la carità di stato, e il cosiddetto reddito di cittadinanza altro non è che un elemosina con un discreto marketing alle spalle. In America la carità di stato ha generato delle storture nella società che nessuno sano di mente vorrebbe vedere in casa propria: mentre una parte della popolazione è a pieno titolo un membro efficiente della società l’altra vive di assegni statali ed è considerata indolente e parassita”.
Cosa auspica, Andrea Pasini? “Si spera che il ministro degli Interni si sposti su un sentiero decisamente più amico delle pmi abbassando significativamente le tasse e riducendo e migliorando la burocrazia (perché poca burocrazia comunque inefficiente non migliorerebbe poi di molto la situazione), poiché l’unico modo di creare lavoro stabile e duraturo è permettere agli imprenditori di assumere e fare investimenti che gli permettano di rimanere sul mercato. Ad oggi, purtroppo chi fa impresa in Italia non è un imprenditore ma un benefattore, questa situazione deve cambiare: non si aggiungano alle già normali difficoltà di fare impresa quelle di uno Stato esattore e ostruzionista” conclude Andrea Pasini di Trezzano Sul Naviglio
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