ROBECCO S/N – Un pubblico folto e attento ha partecipato, giovedì 20 aprile, alla presentazione del libro “Questo è il giorno della vendetta, non del perdono!”, dedicato all’eccidio nazifascista del 20-21 luglio 1944 a Robecco. L’eccidio, avvenuto in rappresaglia a seguito dell’uccisione di un soldato tedesco, fu uno dei più tragici avvenuti in Lombardia e causò la morte di otto civili nonché la deportazione di molti robecchesi in Germania con la conseguente morte nei campi di prigionia di dieci di loro. L’evento, tenutosi presso la Sala Consiliare del palazzo comunale, è stato proposto dal gruppo culturale “Le nostre radici” col patrocinio dell’Amministrazione Comunale e ha visto la partecipazione dei due autori, Mario Comincini ed Anna Maria Cislaghi. Il volume presentato, edito a cura della Fondazione Abbatia Sancte Marie de Morimundo e da Italia Nostra, sezione Naviglio Grande, è di grande interesse perché si incentra sugli atti del processo intentato, alla fine della guerra, ai presunti colpevoli della strage, atti che si credevano perduti e che invece sono stati recentemente riscoperti dallo storico Comincini. Accanto a questi documenti sono esposte nel volume altre testimonianze raccolte nel tempo a Robecco. In particolare è di grande interesse il racconto pubblicato nelle prime pagine del volume fatto da una testimone diretta della tragedia, la signora Agnese Ceruti, ultracentenaria, deceduta lo scorso anno, e mamma di Anna Maria Cislaghi. La presentazione dei due autori, accompagnata da letture dei documenti fatte da giovani studentesse robecchesi, tra le quali anche due pronipoti della signora Agnese, si è snodata attraverso la ricostruzione dei fatti, la rievocazione del clima drammatico di quei momenti, le riflessioni critiche degli autori e gli interventi puntuali del pubblico. Non è mancata, accompagnata da una sottile venatura critica da parte di Comincini, la richiesta all’Amministrazione Comunale di provvedere a rendere più chiara la lapide in memoria dell’eccidio posta di recente presso la cascina Chiappana, lapide che, a detta di molti, risulta di incerta comprensione. Molti sono ancora i lati oscuri di questo episodio ed è emersa con decisione nel corso della serata la volontà sia degli autori che del pubblico in sala di continuare le ricerche per arrivare alla piena verità, perché, come è stato detto, della verità non si deve mai avere paura, anche quando getta luce sui momenti drammatici e dolorosi della nostra storia. Alessandro Grittini
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