Caro Mouslih, mi citi e mi costringi a risponderti. Il giorno precedente il presidio mi hai telefonato
per annunciarmi la volontà del M5S di affiancare il Movimento dei diritti del Malato durante il
Presidio, compiaciuta ti ho riferito che il presidente Bessi ha ufficialmente invitato tutti a
partecipare, per unire le forze e fare il possibile perché l’ospedale Cantù non venga depotenziato
come invece dimostrano scelte e piano programmatico. Ti ho anche detto che però, come anche
scritto sul permesso (di cui si può prendere visione) rilasciato dalla Polizia Locale a Bessi, non ci
sarebbero dovuti essere bandiere e simboli politici, anche perché il Movimento del Malato voleva
evitare eventuali strumentalizzazioni politiche. Venerdì mi sono quindi sorpresa quando sei arrivato
con alcuni sostenitori del tuo partito o gruppo che dir si voglia, a chiedere ripetutamente di esporre
alcune bandiere del Movimento 5 Stelle, non ho potuto che ripeterti quanto già detto e così han fatto
gli altri membri del Direttivo di cui faccio parte. Confesso che mi ha colto di sorpresa che, non
riuscendo ad esporre le vostre bandiere, ve ne siate andati, convinta che anche per voi contasse di
più il futuro di un servizio tra i più importanti come quello erogato dall’ospedale invece di un po’ di
visibilità. Tra le 9 e le 12 sono arrivati politici appartenenti a diversi partiti e liste civiche, nessuno
con bandiere o pretese come le vostre. Non so a chi ti riferisci quando parli di infiltrati del Pirellone,
chi conosce me e gli altri del Movimento non può che sorridere di questa tua sparata. Anzi, visto
che il tuo partito ha dei rappresentanti in Regione, sollecitiamo anche il loro gradito contributo e,
devo dirti che da parte mia, avrei molto apprezzato che, invece di tutto questo can can, foste rimasti
e che ti fossi proposto magari per darmi un cambio per la raccolta firme che io, con Anna,
Giovanna, Ivano, Egidio, abbiamo effettuato per 3 ore ininterrottamente come ben sanno gli oltre
300 cittadini che si sono presentati al banchetto. Cordialmente. Enrica Galeazzi
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