ABBIATEGRASSO – Iniziativa Donna ha organizzato il secondo incontro culturale del mese di novembre, ricordando “La Giornata contro la violenza sulle donne”, sabato 11 alle 21 col patrocinio del Comune.
La sala consiliare del Castello Visconteo è gremita di gente che aspetta di sentire le parole di Marco Invernizzi sul tema “Donna e Cinema: un nuovo protagonismo”. Invernizzi è nato a Cisliano nel 1951 e ha vissuto a Vittuone, dove pratica l’attività di commercialista. Vive a Magenta da più di 30 anni ed è stato Sindaco di questa cittadina del territorio milanese sud-occidentale.
Francesca Berlinzani, conduttrice della serata, definisce il suo modo di pensare col motto “Commercialista per vivere, ma esperto di cinema”. Ella lavora per USI Università della Svizzera Italiana ed ha il Dottorato di Ricerca in Storia e Civiltà dei Greci. L’incontro di questo sabato sera inizia con la visione di alcune scene violente di un film di Quentin Tarantino. Considerato uno dei maestri del cinema, è capace di combinare stili diversi e di crearne uno tutto suo inconfondibile. Il suo film lascia trasparire tutta la violenza che il sentimento della vendetta può provocare. La velocità dell’azione, rappresentata nella scena del film, riproduce la cultura della velocità con la quale la società manifesta tutto il suo odio per l’umanità.
La donna è protagonista del film com’è vittima di se stessa. I problemi sociali causati da ogni tipo di violenza contro chicchessia non si risolveranno se la cosiddetta “cultura femminile” non diventerà centro di dibattiti sociali. Se codesta cultura non diverrà protagonista del mondo, la donna non potrà diventare protagonista della sua vita. La cultura femminile comincia nel periodo della maternità. Nessuno può affermare di conoscere la storia di quel periodo della vita, dal concepimento alla nascita, quanto la donna.
Tutto ciò che succede alla madre durante la gestazione è avvertito dal nascituro e, nel bene e nel male, si porterà appresso un bagaglio di ricordi pre e peri-natali. Un dialogo muto tra madre e figlio diventa un urlo silenzioso nelle emozioni di quest’ultimo. In questo silenzio è racchiuso il “nulla” dal quale dipende il futuro della persona che sarà. Il parto è un atto con il quale la donna si disimpossessa del figlio con una tale violenza da provocare effetti anche disastrosi.
Nel film di Tarantino si vede tale violenza sfociare nell’uccisione di una donna da parte di un’altra donna. In contrasto con questa cultura esiste una “cultura dell’uomo” che si incentra nel possesso fisico. Questo risveglia l’istinto di dominare il prossimo anche con la violenza. L’esigenza di essere protagonista aumenta le strategie di dominio. Qui non si vuole scaricare la responsabilità della violenza nel mondo su un genere sessuale o l’altro, ma si cerca di spiegare che ogni individuo ha il potenziale per cambiare la società. Riguardo alla relazione tra violenza e velocità, è noto a tutti che il secondo fattore uccide, mentre la lentezza porta la tenerezza e allontana la malvagità.
L’uomo si prodiga di essere veloce in tutti i campi della vita con l’unico scopo di emergere. La donna, se vuole essere protagonista, deve adeguarsi al modo di pensare del suo antagonista. La vita diventa così una corsa dal finale inaspettato. Il discorso di Invernizzi s’incanala poi verso la mitologia e la letteratura. Platone lascia il posto alla poesia. La parola esiste per dare un valore agli oggetti, alle persone e alle situazioni. Racchiusa in un verso esprime, tramite la poesia, il senso comune della vita attribuendo nel contempo un significato nuovo alle parole stesse.
Un senso di mistero s’infiltra tra le parole evidenziando ciò che non è rivelato. A questo punto si ritorna a quel dialogo muto tra madre e figlio e s’avverte l’importanza di comprendere le parole non dette, o male pronunciate. Il senso della vita e il mistero della morte sono due concetti che si rincorrono. La parola diventa la chiave per aprire tutte le porte. Laura Cittar
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