GAGGIANO – Cyber bullismo, hate speech, revenge porn, tutti termini che si possono trovare sempre più di frequente nella cronaca quotidiana. Internet può essere definito, senza timore di sfiorare l’iperbole, il medium più potente che l’uomo abbia inventato. Sicuramente stiamo parlando di quello più permeante e totalizzante, oramai non distinguiamo più una vita online da quella offline, anche volendo estraniarci da questa realtà, risulterà praticamente impossibile uscire dal campo d’influenza della rete. Se invece decidiamo, scientemente o meno, di accettare questa dinamica, è nostro dovere essere consapevoli delle responsabilità che abbiamo nei confronti di chi condivide la stessa nostra sorte. L’utilizzo nocivo e irresponsabile di questo potente strumento è causa di problemi sociali non indifferenti, come il bullismo o la depressione. Il Circolo ACLI di Gaggiano ha deciso di affrontare questi temi con Stefano Pasta, pedagogista e ricercatore del CREMIT presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’incontro si è tenuto giovedì 7 aprile presso il salone parrocchiale della chiesa dello Spirito Santo. Nonostante si possa credere il contrario, le criticità causate da un utilizzo scorretto della rete, in particolare dei social network, non sono esclusiva delle fasce di popolazione più giovani, anche gli adulti adottano comportamenti impropri. La differenza tra le due generazioni sta nel fatto che i ragazzi sono ritenuti, con un altro termine diventato di uso comune, nativi digitali, mentre gli adulti no. Questa convinzione provoca, secondo diversi studiosi del settore, una condizione discriminatoria che dà per assodata la capacità di utilizzo e di comprensione, da parte dei giovani, degli strumenti tecnologici. Purtroppo, però, la realtà dimostra che c’è una grande differenza tra il saper navigare sul web ed essere coscienti di questa azione e dei suoi rischi; proprio questo analfabetismo digitale induce a comportamenti potenzialmente lesivi per sé stessi e per gli altri. Due adolescenti che praticano sexting e che si scambiano foto intime corrono il serio rischio di ritrovarsi in situazioni opprimenti o caratterizzate da bullismo nel proprio contesto sociale. La diffusione pubblica di foto compromettenti, proprie o altrui, è il risultato di un percorso di insegnamento lacunoso che non dà la giusta importanza a queste tematiche, convincendo genitori e insegnanti che la capacità di risolvere piccoli problemi logistici di uno smartphone faccia dei giovani d’oggi esperti e coscienziosi internauti. Anche gli adulti non sono esuli dalle varie nefandezze digitali: Stefano Pasta ha illustrato dei dati tratti dal sito del Corriere della Sera che mostrano, relativamente a un articolo sulla tragica morte di una bimba di etnia rom, come la stragrande maggioranza dei commenti fosse caratterizzata da odio razziale. Esultare per un avvenimento del genere dietro a uno schermo dimostra che sono le vecchie generazioni, prima di chiunque altro, a dover capire le implicazioni dell’utilizzo di questo strumento. In questo contesto diventa visibile la necessità di un rinnovamento del sistema educativo, non basta una LIM per classe per rendere la scuola moderna, insegnare ai ragazzi la comprensione globale di internet deve assumere importanza eguale a qualsiasi altra disciplina. Alessandro Gastaldi