Carissimi,
forse qualcuno ancora ricorda quando le campane di Pasqua suonavano al mattino del Sabato Santo per dare il lieto annuncio della Risurrezione di Cristo e tutti aspettavano quel suono, in modo particolare le mamme che al primo rintocco bagnavano gli occhi ai loro bambini. Il significato di quel gesto e facile da comprendere: la Risurrezione di Gesù introduce una tale novità nella storia che occorre uno sguardo nuovo. Occorrono occhi rifatti. La novità è uno dei criteri decisivi di questi nostri tempi; innovazione è una parola d’ordine che apre la strada al superamento della crisi di questi anni. L’innovazione, il rinnovamento è necessario in tutti i campi, ne sentiamo tutti il bisogno e l’abbiamo implorata, lo aspettiamo nella vita del nostro Paese, nelle sue strutture, nella nostra Città. Ne sentiamo il bisogno nella Chiesa e quanto papa Francesco ci invita a viverlo, … nelle nostre comunità parrocchiali, nelle nostre famiglie, … Gesù Risorto ci dona la forza e il coraggio di rinnovare i nostri cuori, come quelli degli apostoli che da stanchi e delusi, da tiepidi e paurosi ha reso forti e intrepidi. Solo se ci lasceremo rinnovare da Cristo Risorto, rinnoveremo le nostre vite e potremo così rinnovare, rianimare la vita del nostro Paese, delle nostre comunità delle nostre famiglie. Abbiamo bisogno di donne e uomini che hanno incontrato il Risorto e lo sanno annunciare con gioia. Abbiamo bisogno di donne e di uomini che credono nella forza della vita e dell’Amore che Gesù Risorto vuole infondere in tutti gli uomini. Abbiamo bisogno tutti di avere occhi nuovi che, alla luce del Risorto, siano capaci di vedere e di sostenere tutto il bello e il buono che è già nel mondo è già in tantissime persone di ogni età e di ogni dove. Se noi saremo nuovi, se ci lasceremo rinnovare dal Risorto, il mondo sarà nuovo.
Vorrei così formulare a tutti voi carissimi abbiatensi gli auguri di una Santa Pasqua con questa poesia di don Tonino Bello
Che la Pasqua sia per tutti una memoria
spiritualmente eversiva.
Solo allora questaallucinante vallata di tombe che è la terra,
si muterà in serbatoio di speranze.
Chi spera, cammina: non fugge.
S’incarna nella storia, non si aliena.
Costruisce il futuro, non l’attende soltanto.
Ha la grinta dellottatore, non la rassegnazione di chi disarma.
Ha la passione del veggente, non l’ariaavvilita di chi si lascia andare.
Cambia la storia, non la subisce.
Ricerca la solidarietà con gli altri viandanti, non la gloria del navigatore solitario.
Chi spera è sempre uno che “ha buoni motivi”, anche se i suoi progetti portano sempre incorporato un alto tasso di timore.
Don Innocente
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