ABBIATEGRASSO – Non è vero che l’Epifania tutte le feste le porta via. Calendario e tradizione offrono ogni mese santi da onorare ed occasioni per festeggiare. Nel gelido mese di gennaio, il 17 arriva la festa di Sant’Antonio, che chiama a riscaldarsi attorno al bagliore dei falò accesi nei campi, quando il fuoco purificatore, secondo gli antichi riti, brucerà le vecchie cose e stimolerà a lasciarsi alle spalle anche vecchie magagne e sofferenze. In città la tradizione verrà rispettata nella serata di martedì 17, quando si darà fuoco alla legna accatastata presso la sede del Gruppo “La Cappelletta” e presso l’oratorio San Giovanni Bosco, nel quartiere di San Pietro, e nel pomeriggio di domenica 22 nel rione di Castelletto, presso la parrocchia di Sant’Antonio Abate. Per tutti, grandi e piccoli, in ogni occasione, dolci frittelle annaffiate con bevande calde, the e vin brulé, e quattro chiacchiere in compagnia attorno alle fiamme scoppiettanti, come ai vecchi tempi, per scacciare i rigori dell’inverno e sollecitare l’arrivo della stagione più mite, con la speranza in cuore che nel falò, insieme alla legna e alle vecchie suppellettili, possano incenerirsi tristezze e guai che spesso ci sono compagni nel cammino dell’esistenza, che il fuoco possa ardere dunque le forze negative, mali e malattie sempre in agguato, e far emergere il positivo che si nasconde nelle varie situazioni della vita. E insieme ai falò tornano, come ogni anno, i firòn di castègn de Sant’Antoni, in bella mostra su una bancarella in piazza Marconi domenica scorsa, a ricordare un’usanza in voga in tempi lontanissimi ormai, quando dalle valli montane scendevano in pianura e si aggiravano per vie e negozi delle città alcuni montanari che portavano sulle spalle i caratteristici filoni di castagne infilate con quattro aghi dalle donne dei loro paesi. M.B.
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