ABBIATEGRASSO – Questo articolo nasce dalla reazione emotiva alle immagini della valanga di ghiaccio e sassi che ha travolto decine di escursionisti su un itinerario percorso personalmente diverso tempo fa.

Nasce anche da una sorta di senso di colpa per non aver approfondito a sufficienza finora il problema prioritario dell’emergenza climatica ormai difficilmente rimediabile, secondo quanto appreso in questi giorni durante il corso di aggiornamento per giornalisti: ‘La crisi climatica e le nuove politiche energetiche’. Corso tenuto da giornalisti e studiosi del fenomeno come i prof. Donato Speroni e Luigi di Marco, referenti ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), organizzazione che dal 2016 si occupa dei mutamenti del quadro geopolitico, degli interventi contro la crisi climatica decisi per uno sviluppo sostenibile.

Presenta un rapporto annuale, dialoga con le istituzioni, si occupa di comunicazione e formazione. L’appello anche ai giornalisti è forte, così come l’invito ad ascoltare la scienza, a consultare le fonti più autorevoli in materia come l’Agenzia IPCC dell’Onu, l’OECD e lo IEA per l’energia, oltre naturalmente ad AsviS.it e futuranetwork.eu. Si fa riferimento in particolare all’Accordo di Parigi 2015 che persegue l’obiettivo di limitare al di sotto dei 2° il riscaldamento globale e di aggiungere la neutralità climatica, anno zero di emissioni di Co2 entro il 2050. Ai giornalisti si chiede di non mettere sullo stesso piano chi dice che il clima globale sta cambiando per cicli ‘naturali’ che si susseguono da sempre, questo avviene per opera dell’uomo, per la dipendenza dell’economia dai combustibili fossili, dall’uso sconsiderato del suolo, dalla deforestazione che aumenta la concentrazione di gas serra dell’atmosfera, tutte cause che determinano il cambiamento mondiale del clima. Il principio di Transizione verde vuole un ribaltamento: l’economia al servizio dei cittadini.

A tale Transizione ha contribuito in particolare l’anno del Covid che, riducendo l’utilizzo di aerei, ogni altro tipo di mezzo di trasporto in genere e lo smart working hanno contenuto le emissioni di Co2. Non è un caso che dei 750 miliardi europei a disposizione del PNRR il 37% sia destinato a progetti dedicati alla Transizione verde e che tutte le azioni, al 100%, debbano, conditio sine qua non, non costituire una minaccia per l’ambiente.

Non c’è più tempo, o si corre con ogni mezzo ai ripari oppure gli scenari sono drammatici. Si sta galoppando verso l’estinzione del pianeta. Lo scioglimento dei ghiacci produrrà l’innalzamento delle acque che sommergeranno zone sempre più vaste costringendo popolazioni intere a spostarsi. L’aumento dei gradi climatici produrrà desertificazione soprattutto in India e in Africa, costringendo buona parte della numerosissima popolazione ad emigrare in Paesi che non saranno in grado di accoglierli. Aumenteranno guerre e violenza, serve lo sforzo di tutti per cercare di evitare un futuro sempre più drammaticamente vicino, di cui già oggi abbiamo prova.

Il caldo anomalo, la siccità, la tragedia della Marmolada sono solo un ‘assaggio’. Serve adottare strategie adeguate a una finanza sostenibile, in cui crescita non vuol dire consumare più risorse e produrre più rifiuti, ma fare attenzione a non superare i limiti fisici dell’ambiente, ricordando innanzitutto che a temperature elevate si muore e che è importante agire ovunque localmente, per cambiare globalmente. E.G.