ABBIATEGRASSO – A molti non sarà sfuggita la notizia, riportata a giugno dalla stampa nazionale, in particolare da “Panorama”, dell’accordo firmato il 5 giugno fra il Polo logistico integrato di Mortara e lo Changijiu group, la società cinese quotata alla Borsa di Shangai per il collegamento merci ferroviario che da settembre porterà, con 2 treni settimanali, e altri sono previsti, con container di merci che percorreranno 10.800 km in meno di 20 giorni, da Chengdu passando per Varsavia e arrivo a Mortara. Una scelta effettuata dal gruppo cinese dopo il fallimento e il declino del porto di Taranto scelto nel 1998 per il traffico delle merci dall’estremo oriente e ritenuto inadeguato nel 2016 per scelte politiche dovute, secondo quanto riportato da Panorama anche alle rimostranze degli ambientalisti e sostituito dai cinesi con la rotta nel porto greco del Pireo. Ora c’è questa nuova opportunità, Cina e Unione Europea hanno sancito un accordo con il maggiore degli investimenti, un trilione di dollari per i prossimi 20 anni, un accordo confermato al presidente del consiglio italiano Gentiloni durante la visita di maggio, dal presidente cinese Jinping. Le merci partiranno da Chengdu e arriveranno a Mortara dove saranno smistate, sono previsti importanti lavori anche da Trieste e Venezia e da Genova-Savona verso Canton. Strategico per l’intero progetto è anche il tratto ferroviario da Genova alla Svizzera. La ferrovia consente tra l’altro di risparmiare 2/3 del tempo rispetto al tragitto in nave e i costi sono inferiori di ¼ rispetto al trasporto aereo. Un progetto in fase di realizzazione che può contribuire a un netto miglioramento dell’economia italiana, tra tasse portuali, pagamento dell’IVA, lavoro logistico, come ha dichiarato a suo tempo, l’ex sottosegretario ai trasporti Giachino che ritiene questo collegamento la nuova Via della seta che porterà migliaia di posti di lavoro. A questo punto una domanda è obbligatoria: come si farà a smistare e trasportare questa enorme quantità di merci da Mortara? Certo non con i droni, per lo meno non ancora. Rimangono la ferrovia e le strade. La linea Milano-Mortara, già disastrata per il trasporto passeggeri, da tempo ha cancellato il trasporto merci che se dovesse riprendere, aggiungendo altri passaggi agli attuali due treni all’ora, in mancanza di sottopassi e cavalcavia, taglierebbe definitivamente in due la città di Abbiategrasso. Molte merci inoltre viaggiano su gomma e senza una nuova strada cosa sarebbe l’attuale vigevanese? Il nuovo ponte di Vigevano in costruzione avanzata per permettere di raddoppiare i binari della ferrovia sul vecchio ponte, quando sarà ultimato dovrà ospitare oltre all’attuale traffico, ai mezzi con le merci anche i prevedibili numerosi pullman sostitutivi durante i lavori per il raddoppio dei binari, intasando all’inverosimile l’unica strada esistente se non ce ne sarà un’altra. Nessuno, penso, vuole sacrificare inutilmente altro suolo ma delle scelte di buon senso si impongono. Enrica Galeazzi
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