Venerdì 10 nel pomeriggio arriva la segnalazione che un uomo è stato investito da un’ambulanza, alla nostra redattrice Samantha Oldani viene chiesto di recarsi in via Novara, sul luogo dell’incidente. Ci va e scopre che il pedone è suo nonno. Di seguito la cronaca, non una semplice esposizione di fatti ma le emozioni vissute da un familiare e il racconto della vita di un uomo, una vita bella e degna di essere vissuta anche a 90 anni e oltre. Con i migliori auguri al nonno, pubblichiamo l’ affettuosa lettera della nipote.
“Trovarsi sul luogo di un incidente per scriverne la cronaca, scattare le foto e poi scoprire che la persona coinvolta è un tuo famigliare. Speri che non accadrà mai, ma quel giorno potrebbe arrivare.
E’ arrivato venerdì 10 marzo 2017, un soleggiato pomeriggio quasi primaverile.
Un uomo di 89 anni, rimasto vedovo da 4 anni ormai, come ogni giorno esce per fare una passeggiata perché camminare gli piace e lo fa stare bene. Gli ricorda le lunghe passeggiate in montagna, dove è nato e cresciuto prima di trasferirsi nella giovinezza a Robecco e poi ad Abbiategrasso, dove ha lavorato in catena di montaggio presso la BCS fino alla pensione. Una vita di sacrifici e fatica per assicurarsi una vecchiaia dignitosa. Un uomo tenace, abituato agli sforzi fisici, che godeva di ottima salute nonostante avesse quasi 90 anni, era autonomo e autosufficiente. Aveva solo qualche problema di udito e per questo portava l’apparecchio acustico. Sapeva dei suoi limiti di uomo di 90 anni, come naturale che sia. Faceva gli stessi percorsi, negli stessi orari, era particolarmente attento. Ogni mattina si recava al cimitero per “salutare” la nonna, poi andava a prendere il pane dal “prestinè” in via Novara e poi alle 15 il caffè in Rinascita, vicino a casa. Nella bella stagione amava andare fino all’Allea per vedere gli altri anziani giocare “a le carte” oppure passeggiava in zona canale scolmatore. Anche quel giorno si era già preparato sul tavolo la “merenda” per quando sarebbe tornato a casa: una mela e un panino. Tutto questo, quasi certamente, non lo potrà più fare. Il suo abituale “tran tran”, che gli dava sicurezza e riempiva le giornate, è finito il 10 marzo. Mi arriva la segnalazione dai colleghi giornalisti, un uomo anziano investito in via Novara. Ho già un brutto presentimento. Arrivo verso le 17.30 sul luogo dell’incidente. Inizio a scattare foto come al solito. Gli agenti di Polizia effettuano i rilievi, dietro ci sono i Carabinieri che bloccano il traffico e un’ambulanza è ferma. Poco più in là un’altra ambulanza e nel prato tra le case popolari intravedo l’elisoccorso. Mi avvicino e scatto foto. Vedo solo gli scarponi di un uomo sulla barella, è imbracato, non distinguo il volto. Chiedo ai Vigili informazioni per scrivere l’articolo o se è meglio che chiami in comando la sera visto che sono molto affaccendati. Mi dicono di chiamare più tardi. Prima di andare, rivolgo un’altra domanda per togliermi un dubbio che mi attanaglia… Mio nonno ha circa 90 anni e spesso passeggia da queste parti. Volevo sapere se fosse lui la vittima e comunico il nome. L’agente mi dice di aspettare un attimo, si dirige dalla collega e le parla. Alzano lo sguardo verso di me e capisco. E’ lui. Ho una conferma di quello che già in cuor mio purtroppo sentivo. L’agente si avvicina e mi mostra un biglietto di cartoncino scritto in corsivo: c’erano nome, cognome, indirizzo e numero di telefono. Raggelo. La riconosco immediatamente: è la calligrafia di mia nonna che molti anni fa, sapendo che il nonno quando faceva passeggiate non portava con sé documenti forse per paura di perderli, gli aveva preparato un biglietto perché “non si sa mai cosa può succedere…”. Gli agenti avevano solo quell’indicazione, l’indirizzo di residenza e un numero di telefono fisso, al quale ovviamente non rispondeva nessuno. Stavano cercando di rintracciare i parenti tramite dei vicini di casa. Ho confermato di essere la nipote. Il nonno ora si trova in rianimazione al San Raffaele di Milano. Ha riportato fratture al femore, al piede e probabilmente contusioni anche all’altro piede e al ginocchio. Ha un trauma maxillo facciale e un trauma cranico. Ad oggi, i medici ci dicono che è ancora in coma. Non sappiamo se si sveglierà e in quali condizioni sarà in quanto non ci sono certezze su come il trauma cranico possa evolvere. Potrà parlare? Ci riconoscerà? Quali danni cerebrali ha subito? Finché è incosciente non possiamo saperlo. La vita è bella, anche quella di un uomo arrivato quasi al “capolinea” ma ancora capace di badare a sé stesso, con una memoria di ferro (ricordava moltissime date ed era appassionato di geografia, si divertiva a consultare atlanti e ricordare il numero di abitanti di molte città), capace di gioire delle prime brezze primaverili, di godere di piccole e semplici cose, come una partita di calcio (soprattutto quando vinceva la sua Inter), come un abbraccio della propria nipote, come un vassoio di dolci chiacchiere regalato dalle persone che gli vogliono bene, come il sorriso di un amico… Non è forse vero che la felicità è racchiusa nelle piccole cose? Caro nonno, molte persone ti vogliono bene e pregano perché tu possa riprenderti. La vita è bella anche a 90 anni, nonostante a volte sia difficile e ingiusta. Ogni vita merita di essere vissuta, amata e difesa, perché è un dono. Spero potrai leggere tu stesso queste parole. Ti voglio bene”. Samantha
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