CASSINETTA DI LUGAGNANO – Due formatori e un’opera d’arte per scoprire quel che ancora non sappiamo di noi. Detto così suona strano ma sabato pomeriggio, nel cortile dello studio della pittrice Valentina Canale, la presentazione del progetto che prevede l’insolito incontro di Formazione e Arte, da parte degli ideatori, i formatori Cristiana Clementi e Luca B. Fornaroli, ha affascinato e coinvolto gli intervenuti. Cristiana Clementi formatore emotivo-relazionale e Luca B.Fornaroli consulente di organizzazione aziendale unendo le loro diverse ma convergenti esperienze sono giunti alla conclusione che non è più possibile intendere la formazione come docenza e che occorre offrire a tutti un supporto per intraprendere un percorso di crescita in cui ciascuno esprima il più possibile le potenzialità ancora inespresse. Ognuno di noi può raggiungere uno stato di maggiore benessere lavorando sull’intelligenza emotiva che non ha niente a che fare con quella cognitiva, misurabile con il Q.I. Cosa c’entra l’arte? In questo progetto l’arte viene concepita come uno strumento per capire gli input che ci vengono dalle nostre emozioni, uno specchio per conoscere meglio noi stessi. Ci rispecchiamo in quello che vediamo e ci colpisce ciò che già ci appartiene. Nell’opera d’arte non è importante in tal caso capire cosa volesse dire l’artista, come e perché ha realizzato l’opera ma il focus sono le reazioni del fruitore e la consapevolezza che ne trae. Non serve competenza artistica, serve piuttosto abbandonare ogni filtro e assorbire le sensazioni che l’opera che abbiamo davanti ci comunica, l’arte astratta di Valentina che non propone soggetti ben definiti che possono condizionare chi guarda, favorisce l’affiorare di parti che ci appartengono, siano esse vissute come positive o negative. Molte le citazioni e gli esempi portati da Fornaroli per spiegare come l’arte si riveli utile nel processo di ri-formazione dell’individuo, un mezzo per vedere la realtà esterna ed interna, ovvero per riconoscere ciò che abbiamo dentro: bisogni, sogni, e il formatore si pone come un sensale tra l’artista e il fruitore o consumatore che dir si voglia, per favorire e aiutare ad interpretare la relazione, il dialogo tra le due parti. “Le emozioni – come ha ben sottolineato in un passaggio chiave Cristiana Clementi – non ce le mette dentro nessuno, siamo noi che le tiriamo fuori davanti a un individuo, a una situazione, così come davanti a un quadro. Quando diciamo a qualcuno che ci fa star bene o male, è un fraintendimento, quello che gli altri fanno o dicono è un fatto oggettivo, ma siamo noi gli artefici delle nostre emozioni. Conoscerci meglio serve a gestire la nostra quotidianità nelle relazioni come nelle mansioni lavorative”. Un lavoro che sarà possibile fare partecipando a un’esperienza formativa, una giornata di corso in cui si lavora su di sé ma anche confrontandosi con altri in piccoli gruppi, comunicando emozioni anche quelle che non ci piacciono per niente e scoprire che sono parti di noi che non volendo riconoscere come nostre abbiamo tentato di rimuovere. Un percorso per arrivare invece ad accoglierle, per poterle gestire e trasformarle in un punto di forza. Un percorso affascinante che ciascuno, nessuno escluso, può intraprendere. E.G.
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