ABBIATEGRASSO – Domenica sera, 17 gennaio, anche alla “Cappelletta”, nel prato di via Stignani, è stato acceso il tradizionale falò dedicato a Sant’Antonio Abate, nel rispetto della tradizione pagana del fuoco purificatore e fecondatore. Antonio eremita egiziano, il “santo dei falò”, ricordato anche come Sant’Antonio il Grande o Sant’Antonio del Fuoco o del Deserto, nasce a Qumans nel 251 circa e pare sia morto all’età di 105 anni, egli è considerato il fondatore del monachesimo cristiano e il suo nome è legato anche ad una malattia l’herpes zoster (ovvero il “fuoco di S. Antonio”) curato, presso il villaggio dove si trovava la chiesa ove erano conservate le sue reliquie, con il grasso del maiale. Il santo è protagonista di una leggenda popolare che narra di un viaggio di Sant’Antonio all’inferno, per contendere l’anima di alcuni morti al diavolo nel corso del quale utilizza il suo maialino per creare scompiglio fra i demoni, riuscendo così ad accendere con il fuoco infernale il suo bastone a ‘T’, per donare il fuoco all’umanità accendendo una catasta di legna. Tornando alla festa di domenica sera, è stata la banda Filarmonica ad allietare i presenti con diversi brani sia prima che mentre le fiamme lambivano il falò. Ascoltando il mini concerto della brava banda, gli infaticabili volontari del Gruppo La Cappelletta hanno distribuito ai presenti le ben 300 frittelle preparate e circa 30 litri di vin brulé e cinque litri di tè.“Quest’anno in accordo con il sindaco – spiega Giancarlo Porrati, presidente del Gruppo – abbiamo preparato una catasta non molto alta ma sicuramente ecologica, era composta solo da legna vergine e ramaglia, come abbiamo assicurato al Comune nella richiesta del permesso. Visti i recenti problemi di inquinamento, abbiamo cercato di mantenere la tradizione con un occhio all’ecologia”. L’intero incasso derivante dalla serata verrà devoluto all’Anffas e precisamente al progetto “Dopo di noi, con noi”, progetto di ampio respiro che sta cercando di portare a termine e far funzionare nel tempo un luogo dove persone disabili adulte possano avere una vita autonoma e indipendente al di fuori del nucleo famigliare. Cristina Brambilla